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R O C Z N IK I F IL O Z O F IC Z N E T o m X L V II, zesz y t 2 - 1999

V I T T O R I O P O S S E N T I W e n e c j a , W ł o c h y

LA QUESTIONE DEL REALISMO

Nel n o s tr o te m p o n e s s u n o si f e rm a alT es se re, m a p a s s a oltre.

Se tutta la filosofia e in primo luogo conoscenza delTessere e non critica del linguaggio, non sussistono motivi per revocare in d u bbio che il p ro b le m a del realismo accompagni come un'o m bra inseparabile la ricerca del filosofo. N on si da sapere filosofico ne scienza senza una ąualche forma di realismo, essendo entrambi guidati d a lfin te n to di conoscere cio che e, la realta: essi pertanto risultano almeno in linea di principio alleati. Su ą u e sta tesi ca rdinale il RC e la filosofia delTessere concordano, segnando cosi un cam po di lotta nei con- fronti delle tendenze antirealistiche circolanti diffusamente nella filosofia ana- litica, nelTermeneutica, nel neopositivismo, nelle teorie delTazione com unicati- va, nello strumentalismo, nelle etiche del consenso. Esse rischiano di condurre aH'irrilevanza la filosofia c o ntem poranea com e am bito au to n o m o e specifico di conoscenza. La filosofia infatti come conoscenza ultima delle cose che sono e come sono e indisgiungibile dal realismo, e d u n ą u e anche dal valore che si assegna alla conoscenza teoretica com e con o sc en za g u idata dal senso della verita e non da utilita e/o desideri. M entre Cartesio parte dal pensiero e S p ino­ za da Dio, i realisti dalie cose: si puo sostenere che tutto il problem a del reali­ smo consista nelTelaborare il significato e Timplicazione del „partire dalie c o ­ se” . In proposito Taccordo col RC finisce presto: esso e re alista in ą u a n to ritiene le cose indipendenti dal pensiero, asserendo la non-id en tita di esse e percip i, ma il suo realism o e solo incoativo, perche non si riscontra in esso una adeguata analisi del rapporto pensiero-oggetto. Per intendere che co s a sia la realta, il RC rinvia non ai filosofi, ma ai fisici, agli astrofisici, ai genetisti, ai biologi, ecc. Se esso si ispira ad un realismo, si tratta (come vedremo meglio fra poco) di „realismo scientifico congetturale” , una tesi peraltro genuinamente filosofica.

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238 YITTO RIO POSSENTI

RC e realism o classico condividono l'idea che il desiderio non puó essere il p adre del pensiero; che n ella co noscenza pura il pensiero non si pone al servizio della volonta. Nella prospettiva classica questo elemento si concretava nel co ncetto di inteletto speculativo, in cui unico scopo e conoscere e che lo re a liz z a n ell'atteggiam ento teoretico. Nel RC si sottolinea la n ec cesita di una teoria della conoscenza non legata soltanto a scopi tecnici, ma anche di rischia-ram ento e di sapere: „N ella p rospettiva del criticismo razionale l'utilizzazione d ella scienza p er scopo illum inistico e alm eno altrettanto im portante [che la sua utilizz ab ilita tecn ic a]” 1. L a filosofia critica adotta i risultati della ricerca scientifica in senso conoscitivo e non solo di sapere rivolto al dom inio e al rendimento, onde rivedere le concezioni dominant! e correggere l'orientamento generale del mondo. Tuttavia il retaggio deH'empirismo, ąuelli del razionalismo e del metodo trascendentale kantiano e un discreto positivism o, mescolandosi variam ente conducono il RC verso una concezione attivistica e funzionalistica della co n o sc e n z a com e m omento della prassi umana. La determ inazione forsę piu ca ratteristica che esso assum e sta nel rifiuto della distinzione tra ragione

o '

speculativa e ragion pratica . In linea di principio sembra che non possa esiste-re un sapeesiste-re p ura m e nte speculativo, volto a conosceesiste-re ció che e, e sganciato da scopi pratici. Tutto e ricondotto al trascendentale della p ra ssi um ana, intesa come sforzo per risolvere probierni, una delle cui formę e la prassi conoscitiva: la sua m etodologia generale sara costituita da un'euristica razionale quale atti-vita v o lta a esa m in a re alternative, obiezioni e valutazioni per decisioni da assumere, m a sempre alla luce delfidea che tutte le soluzioni dei probierni sono

! H. A l b e r t , S c ie n z a e ra g io n e c ritic a , G u id a , N ap o li 1982, p. 49.

- Cfr. H. A l b e r t , P e r un ra z io n a lis m o c r itic o , II M u lin o , B o l o g n a 1973, p. 71. „Al p osto dell a eisio n e sensi bile o intelle ttu ale, su b en tra la c o s truzione e 1'esperimento, cioe \'attivi- la u m a n a , c h e a r tic o la i p ro d o tti d e H 'im m a g in a z io n e in c o s tr u z io n i s im b o lic h e , ch e so tto p o n e alla p r o v a m e d i a n te esperim en ti mentali e reali, vale a dire m ed ia n te interventi attivi, al fine di p o tern e v alu tare la cap a cita di im piego e la con ferm a relativa. La co n o s c en z a si m u o v e pertanto fra la c o s t r u z i o n e e la critica; e s s a e u n a p arte d e lla p r a s s i u m an a , in cui d e v o n o esse re di c o n ti n u o o p e rate delle d e c is io n i” (ib id e m ). Nel R C non e sc io lta 1'ambiguita se il co n o scere sia un r a p p o rt a r s i a ą u a l c o s a o un c o s t r u ir e , m e n t r e a p p a r e p o l im o r f o ed e q u iv o c o il c o n c e tto di pr assi, e di c o n s e g u e n z a e v a n e s c e n t e la d i f f e r e n z a tra r a g io n e sc ien tific a e r a g io n prati ca , per cui il vasto am b ito dell a prassi viene ripo rtato sotto la p rim a zia delle scienze. R a g io n e scientifi­ ca e r a g io n p r a tic a s v o l g o n o tu tta v ia c o m p iti assai div ers i, p e r c h e la p rim a c o n c e r n e realta (eventi e leggi fisiche) che non po ss ono essere diverse da com e sono, m entre la se c o n d a si volge a c o s e (atti u m a n i ) c h e p o s s o n o e s s e re d i v e r s e d a c o m e sono.

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LA Q U ESTIO N E DEL REALISM O 2 3 9

ipotetiche e necessitanti revisione, e perció sboccano in un mero sapere conget-O

turale (ko n jek tu ra le s W issen) .

Secondo la Seinsphilosophie 1'intelligenza e i sensi si riferiscono originaria- mente alle cose, alTessere. II pensiero e pensiero del reale, di una realta che sussiste indipendente dal pensare stesso, e su cui ci inform ano 1'esperienza di vita, il senso com une, le scienze, ecc. E siste perció un rapporto stretto fra realismo e senso comune, poiche nella filosofia si ritrovano in forma piu elabo- rata le sue certezze fondamentali4. La riflessione filosofica non va dal pensiero alle cose, come vorrebbe 1'idealismo che sostiene a nosse a d esse valet conse- qu.en.tia, ma procede in senso contrario ab esse a d no sse. L a p o sizio n e del realismo dice: scio a lią u id esse; m entre 1'idealismo: co gito, erg o res sunt. E idealista ogni dottrina che fa del conoscere la condizione d e lfe ssere . II cogito, ergo sum e un'evidenza indiscutibile: tutto dipende se la filosofia debba costru- irsi su di essa, rendendola l'evidenza prim a e fondam entale. U na volta entrati nelfidea, intrascendibile, che la co n o sc en za e c o n o sc e n z a d e l f e s s e r e e/o del reale, si sviluppa il problem a conoscitivo o gnoseologico, ossia la ąuestione di quale valore dobbiam o riconoscere a ll'apprensione d e lfo g g e tto e al giudizio, quale luogo della verita. II realism o si pre senta perció, da q u e sto punto di vista, com e realism o critico, dove critica re significa g iu d ica re sec o n d o le esigenze d e lfo g g e tto (anche il RC parła a piu riprese di k ritisch er R e a lism u s; vedremo peró piu avanti in che senso e eon quale distanza dalia nostra posizio­ ne).

II realismo del RC e deciso n e lfa ffe rm a z io n e m a alquanto incerto nella elaborazione. P opper lo presenta com e un'ipotesi sensata o una congettura, a cui non e stata opposta un'alternativa ragionevole: „La discussione razionale, cioe 1'argomentazione critica allo scopo di a w i c in a r s i alla verita, sarebbe im- motivata senza una realta oggettiva [...] L'idealismo metafisico e falso, il

reali-1 II concetlo di sapere congetturale e svilupp ato da A lbert c o m e so lu z io n e m ig lio re di ą u ella c lass ic a d ell a c o n o s c e n z a p u ra a f o n d a z i o n e a sso lu ta. Cfr. K r itik d e r r e in e n E r k e n n tn is le h r e , M ohr, Tii bingen 1987, p. 39 s.

4 P o n e n d o s i in alm eno parziale co n ti n u ita eon la B ritis h t r a d itio n , P o p p e r u n i s c e 1'accogli- mento del senso c o m u n e eon u n a su a in te rp retazio n e a lq u an to singo lare: „ M e n tr e s ono d is p o s to a so s te n e re fino alT ultimo la s o s ta n z ia le v e rita del r e a lis m o del s e n s o c o m u n e , c o n s i d e r o la teoria d e lla c o n o s c e n z a del senso c o m u n e un g ro ss o la n o erro re so g g e tti v istic o ” . P e r tale teo ria egli in te nde 1'idea „che noi acquist iam o co n o s c en z a in to rno al m o n d o a p ren d o gli occhi e guar- d a n d o lo ” . S econdo il pensa to re au stria co noi non c o n o s c ia m o cosi, m a solo e la b o r a n d o conget- ture, teorie e le loro c o f u ta z io n i, cfr. C o n o sc e n za o g g e ttiv a . Un p u n to d i v ista e v o lu z io n is tic o , A rm and o, R o m a 1975, p. 18 e, p. 59. Sul senso c o m u n e e la filo sof ia im plici ta c h e e sso veicola cfr. i due studi di A. Livi: F ilo so fia d e l se n so co m u n e. L o g ic a d e lla scietiza e d e lla fe d e , Ares, M ilan o 1990; II se n so c o m u n e tra ra z io n a lis m o e s c e ttic is m o , M a s s im o , M i l a n o 1992.

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smo m etafisico e vero [...] So che il nostro mondo e un mondo che non ho mai creato”5. Se egli tuttavia rimane un realista parziale, solo di intenzione e in fin dei conti un em p irista scettico che lotta eon dubbio successo per liberarsi d eire m p irism o e dello scetticismo, e perche ritiene la dom anda „come conosco ció che conosco?” sbagliata e mai posta. LAiomo infatti per il RC non conosce, perche se conoscesse, occorrebbe ritenere valida 1'induzione, che consente il passa g g io d a un insieme di casi particolari all'universale (cfr. p. 109). E ben noto ą u a n to la p o p p e ria n a filosofia della scienza dipenda dalia critica delfinduzione. Ció significa che secondo Popper non ci sono essenze universali o, se ci sono, risultano inconoscibili, per cui fin te llig e n z a non puó mai cono- scere alcunche di universale, ma solo o enumerare casi in mondo mai esaustivo (critica d e lfin d u z io n e ) o form ulare teorie che, valendo quali „scatole nere” scarsam ente portatrici di intelligibilita, vanno solo m esse alla prova em pirica falsificante. Sul prim o aspetto il RC e rim asto fortem ente dipendente d a lfe m p ir is m o e dal suo antiplatonism o, nel senso ad es. che per esso non si puó stabilire la validita a priori di alcun principio sintetico. In sostanza si direb b e che sulle origini del RC gettino il loro influsso 1'empirismo e il nomi- nalism o (ma non solo loro), secondo cui solo gli individui hanno realta, e gli universali sono solo invenzioni della mente. In ąuesti assunti, in cui si solidifi- ca il p o in t de depart del RC, e da ra w is a re il suo equivoco iniziale, che condi- ziona lo sviluppo successivo delfa rg o m en taz io n e .

Piu avanti osserveremo che il RC non si applica a conoscere la conoscenza: questa sua decisiva omissione appartiene ale basi stesse del sistema, nel senso che, ritenendo la d o m an d a sul conoscere mai posta, esso non la riform ula ma tende ad abbandonarla. U na rigorosa nec essita lega nel RC il rifiuto di porre il problem a della conoscenza nella sua ampiezza, la mancata analisi del proces- so c o n osc itivo dello spirito um ano, il nessun rilievo assegnato alle essenze e ai concetti, per cui nel RC si esprim e uno spiccato antiessenzialismo e anticon- cettualismo. Di conseguenza le ragioni della m ancanza di una adeguata gnoseo- logia sono nel RC piu profonde di quanto appaia a prim a vista. Dieiamo, pe- sando bene le parole, che il RC non assume la conoscenza scientificci come un fatto, di cui poi spiegare la possibilita al mondo ad es. del metodo trascenden- tale kantiano. Esso semplicemente nega che la conoscenza scientifica si presen- ti com e co noscenza stabile. N on e conoscenza di tal genere, ma congettura piu

5 P o s c r itto a lla L o g ic a d e lla sc o p e rta s c ie n tific a , vol. I, II r e a lis m o e lo sc o p o d e lla s c ie ­ n za , II S a g g i a t o r e , M i l a n o 1984, p. 104 ss. E anch e n o tev o le ch e P o p p e r c o n s id eri s o lip sism o e id e a l is m o alla stre g u a di u n a m ala ttia (cfr. m , p. 107).

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LA Q U ESTIO N E DEL REA LISM O 2 4 1

o meno fondata, che in un lungo e mai finito processo puó forsę asintoticam en- te a w ic in a r s i al vero; ne e possibile rinvenire altre fonti di c o n o sc e n z a oltre la scienza. C o nseguentem ente 1'idea di verita da determ in a n tę d iv ien e solo regolativa, la fusione di verita e certezza tipica del razionalismo classico viene abbandonata, e l'uomo, originariam ente inclinato piu a lfe r r o r e che al vero, si trova accerchiato da pregiudizi, che peró possono venire corretti in un continuo processo di trial a n d error. Solo questo aspetto perm ette, se non di far convi- vere arm oniosam ente, alm eno di non far scadere nel contra d d itto rio 1'attribuzione alle scienze di un compito generale di correzione delle visioni del mondo e 1'assunto d e lfin trin se c a p r o w i s o r i e t a delle loro concezioni.

Secondo A lbert due tendenze sono a lfo p e ra a partire dagli anni '60 per quanto riguarda 1'importanza e il valore della co n o sc en za scientifica-. la prima, che si richiama a versioni del pensiero analitico e d e lfe rm e n e u tic a , dissolve la p roblem atica della co nosc enza e dichiara superata la d iscu ssio n e su q u e lla teoretica. La seconda, adottando al seguito di K ant 1'idea di un a dottrin a pura della conoscenza, ritiene che essa debba rim anere non toccata dai risultati delle scienze. II RC, distaccandosi da queste correnti, adotta una versione di „reali- sm o critic o ” , che risulta da un a svolta o flessione ( W endung) re a listic a del kantismo. In questo campo gli autori di riferim ento p er A lb ert sono costituiti da Oswald Kulpę, Karl P opper e K o n ra d Lorenz. N on trasc u ran d o i risultati delle scienze, esso si volge contro le tendenze antirealistiche, re la tivistiche e scettiche del pensiero m oderno, scaturite dal crollo del razio n alism o classico, nonche contro 1'idea che 1'illuminismo sia giunto al term ine. Un tale „realism o critico” tiene tuttavia in conto la possibilita di errore della ragione um ana, pur insistendo sul fatto che lo sviluppo delle scienze ha riv o lu zio n ato la nostra immagine del mondo. Esso rimane attaccato a lf i d e a che le differenti form ę della conoscenza e della fede um ana non possano essere tra loro incom m ensu- rabili e immuni dall'obiezione critica: in tal m odo il RC si m ostra c ontra rio al „mito dei paradigmi” , alla loro insuperabile eterogeneita che rendebbe recipro- camente estranei i vari settori della cultura, e che sembra invece affermata oggi da molti sulla scorta delle ricerche di Kuhn. Piuttosto che al pensiero analitico ed erm eneutico il RC si sente affine al trasc edentalism o kantiano, m odificato nel senso di una dottrina „non pura” (ossia non autonom a ne indipendente dalia conoscenza scientifica): in tal m odo il RC si tiene strettam en te co llega to al p rogresso nelle scienze e rifiuta com e foriera di sterilita filo so fic a ogni netta delim itazione tra queste e la filosofia.

Nel termine di realismo critico, come inteso dal RC, 1'accento cade piuttosto sull'aggettivo. M a com e va inteso? Non nel senso di giudicare secondo le

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esi-2 4 esi-2 YITTORIO POSSENT1

genze d e lfo g g e tto , il che p resupporrebbe che nel RC vi sia spazio per un'apprensione delfim m ediato, che esso invece rifiuta categoricamente. M a nel senso per cui „ c ritic o” equivale a „razionale” . „L'esame critico delle filosofie e il com pito centrale della filosofia in quanto disciplina, e la sua raison d ’etre [...] dob b iam o adottare di nuovo un atteggiamento razionale, cioe un atteggia- m ento critico [...] critico e il m iglior sinonim o di 'ra z io n a le ’ [...] Le azioni (o 1'inazione) sono 'razionali’ se vengono compiute d'a ccordo eon lo stato, preva- lente in un determ inato tempo, della discussione scientifica”6. La filosofia vale com e un a m etac ritic a che esercita una co noscenza di secondo sguardo, dal m om ento che il suo compito non e di conoscere 1'essere, ma d'esaminare criti- cam ente la filosofia. Che il com pito della critica richieda un m etro in base a cui essa possa venire compiuta, forsę non sfugge al RC: 1'orizzonte non sog- getto al dubbio sara solo la logica? II „razionalism o critico ” e, ci si passi il bisticcio, un „razionalism o ra zionale” che assegna un im m enso rilievo al la conoscenza scientifica e contem poraneam ente nessun rilievo al momento ante- predicativo delfim m ediato. Tale razionalismo e rimasto profondam ente kantia- no per 1'idea che il com pito d ella filosofia sia di istituire un tribunale della ragione, dinanzi al quale sono condotte scienze, discipline e credenze, affinche la ragione-giudice limiti le loro pretese e ammetta solo quanto puó venir fonda- to (che nel RC si riduce ormai a nulla, perche nessuna conoscenza e certa, ma ipotetica).

Nel giudicare secondo le esigenze d e lfo g g e tto e im plicato un m ovimento p o s itivo-afferm ativo del conoscere verso il reale, nel senso che il soggetto conoscente si volge alfesistenza e la afferma, aderendo ad essa nella conoscen­ za. A nostro a w i s o il RC com pie il suo prim o passo falso erigendo un movi- m ento secondo, quale e q uello in cui la ragione si erge a giudice di teorie e ipotesi, in un m ovim ento prim o, che di per se tendera piu a n ega re che ad affermare, piu a rimanere entro 1'obiezione scettica che a costruire. In ció con- siste la diffe renz a fondamentale tra il realism o e la specifica form a di critici- smo del RC. L a sua im postazione n eoka ntia na ed epistemologica lo allontana da un rapporto diretto eon le cose e lo induce alfesercizio di una ragione criti­ ca, che a w i c i n a il reale solo attraverso la m ediazione delle scienze.

N e lfin d a g in e per accettare il valore della conoscenza teo retica e la portata del rea lism o si incontra ben presto la questione della v e r ita , e questi tre con- cetti sono tra loro legati in modo indissolubile, costituendo il pilastro tripartito che sostiene la filosofia, la scienza e ogni altra tensione alla conoscenza reale.

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LA Q U ESTIO N E DEL REA LISM O 2 4 3

Sul co n c etto stesso di verita si gioca il destino di ogni pensare. Qui il RC si colloca tutto sommato dal lato del senso comune e del realism o classico, i qua- li d ifen d o n o 1'idea intrascendibile di verita com e a d a e ą u a tio , e contro le ten- denze che intenderebbero dissolvere quel concetto nelFaccordo intersoggettivo o porlo come risultato di una prassi efficace. Sulla base di tale assunto il dialo- go teoretico col RC risulta aperto in linea di principio, sebbene del concetto di verita da esso intesa com e corrispondenza ai fatti (e eon cio se ne introduce una sottile delim itazione em piristica), non vi siano criteri definitivi di accerta- mento. L'idea di verita non sembra includere un criterio o un metodo per stabi- lire se una data afferm azione sia vera o meno: diventa percio un'idea regolati- va, che alla corrispondenza ai fatti sostituisce 1'approssimazione di teorie ad essi, ed alla verita la verosimiglianza. Interpretata solo entro il q uadro d ella conoscenza scientifica, la torsione realistica del trasc en d en talism o kantiano operata dal RC conduce necessariam ente non al vero, m a al verosim ile quale sua approssimazione asintoticamente sempre migliore. Viene com unque evitato 1'antirealismo delfidealism o radicale, p er il quale esse est p e r c ip i oppure esse est concipi; nel senso che 1'essere viene identificato al percepito o al c o nc epito (pensato). Sul concetto di verita la p olem ica di A lbert si rivolge contro 1'etica com unicativa e il prassim o di Apel e di Habermas, a cui im puta di averlo dis- solto, riportandolo al consenso intersoggettivo: „C om e accade del resto anche in altri filosofi contem poranei, l'idea d ella verita viene e lim in a ta in questa concezione, in quan to essa viene ridotta al concetto di consenso - cioe di un consenso possibile o di un consenso conseguibile in determ in a te condizioni ideali - il che e un'assurda conseguenza del fatto che gli autori non hanno chiari neppure i probierni elem entari della lin g u a ” . S eco n d o A lbert essi si schierano contro ogni conoscenza teoretica, tendendo a sostituire la volonta di certezza di un soggetto singolo o collettivo, esprim entesi nel conse nso, all'impegno conoscitivo volto al vero.

Soffermandoci sulle questioni del realismo e della dottrina della c o n o s c e n ­ za, cercheremo di sostenere argomentativamente due posizioni: 1) le principali aporie e limiti del RC sembrano provenire dal fatto che esso non ha mai esami- nato a fondo il terreno della co noscenza (sp e cialm en te di q uella che va oltre o e diversa dalia conoscenza scientifica), ne considerate degne d ’esame le p o si­ zioni del realism o classico, ne indagati i modi tipicamente diversi eon cui nel sapere speculativo 1'intelligenza raggiunge 1'oggetto; 2) ai fini del ritrovam ento di un pieno realismo 1'epistemologia del RC risulta di ben scarso aiuto, perche

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non riesce a dare seguito al suo intento realistico di partenza. In questo esito pesa anche il fatto che il RC, tessendo una fitta spola di paragoni fra razionali­ smo, em pirism o e trascendentalism o, sem bra rim anere irretito entro l'imposta- zione m oderna del tem a gnoseologico. Poiche spesso la semplice impostazione del problem a contiene in nuce anche la soluzione, un m aggior coraggio critico avrebbe richiesto o consigliato di reim postare alla radice la ąuestione gnoseo- logica. N on sono perció secondari gli esiti di nichilismo teoretico in cui il RC puó sboccare.

Z A G A D N I E N I E R E A L I Z M U

S t r e s z c z e n i e

A u t o r z w r a c a u w a g ę na a n ty r e a lis ty c z n e t e n d e n c j e w y s tę p u ją c e w filozofii w s p ó łc z esn e j: anality cznej, h e r m e n e u t y c z n e j, n e o p o zy ty w is ty cz n e j i w etyce. Fi lozo fia ta m a charakte r idea li­ sty czn y . W y w o d z i się z k a r te z ja ń s k ie j z a s a d y „ co g ito , e rg o s u m ” i p ro w a d zi do elim in acji ( k o n c e p c ji ) p ra w d y . F a ł s z y w i e sta w ia p r o b l e m re aliz m u . W ła ś c iw y r ealiz m k ry ty cz n y (k las y ­ c zn y ) u z n a j e f u n d a m e n t a l n ą z a s a d ę e g z y s te n c ja ln e j n i e z a le ż n o ś c i rzeczy o d m y ślen ia, nietoż- s a m o ś c i e sse i p e r c ip i; sądz i w e d ł u g p r z e d m io tu .

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