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La questione dell'Alta Slesia e l'Italia

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E L’IT A L IA |

Tip. Ul p i a n o - V ia Ulpiano, 31-33 - Roma.

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S L'h'bS'c

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Y 7 3 j i

(4)

I bacilli m inerari dell’A lta Slesia liautio così alto valore economico, che per il loro possesso e il loro sfruttam ento si è accesa una lotta sociale e nazionale tra polacchi e tedeschi, che im plica pure grandissim i interessi economici internazionali

P e r l’E uropa si tra tta , oltre che di una questione di giustizia, di assicurare la continuità, la stabilità, e la mag­

giore produzione di quei tesori m inerari. In altri term ini il problem a dell’equa distribuzione del carbone non deve urtare / '

contro le ragioni e gl’ interessi sociali e nazionali delle po­

polazioni che rappresentano il fattore di produzione.

^Nonostante tu tte le apparenze di indole tecnica, che sta­

rebbero a favore della Germ ania, la guerra ha così profon­

dam ente m utato le con lizioui di produzione e dì lavoro, e, in particolar modo in A lta Slesia, sono interv en uti tan ti nuovi fattori, che la situazione è oggi del tu tto capovolta come illu­

strerem o in seguito. r

II plebiscito ormai prossimo, dai quale dipende se FA Ita Slesia ap p a rterrà alla G erm ania o alla P olonia, è dunque questione che non interessa solo i due popoli che si stanno preparando alla lotta, bensì tu tti gli S tati europei, che da quel grande bacino carbonifero attendono un sollievo alle an­

gustie in cui si dibattono per la m ancanza del prezioso mi­

nerale.

È perciò che, m entre da una parte e dall’altra le d a ­ zioni direttam ente interessate al possesso di quel territo rio prospettano sotto una luce a ciascuna più favorevole il com­

plesso problema, crediam o opportuno illustrarlo il più breve­

m ente possibile nei suoi vari aspetti.

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__ 4 —

©ome si presenta il problema nazionale n e ll’ Hlta S le sia

L 'A lta Slesia, insieme con la Posnania, oggi riconosciuta come ap partenente alla Polonia, è la sede più antica della popolazione polacca, possono anzi dirsi quei territo ri la culla della nazioue, chò proprio in essi nel secolo x il nascente popolo iniziò la sua secolare lotta contro le genti germ aniche

confinanti ad occidente. l

Nel 1335, sotto Oasimiro il G rande, la Slesia passò a Giovanni re di Boemia, e, quando la Boemia passò agli Absburgo, anche la Slesia fu trasferita sotto la dominazione austrìaca. Brano, come si vede, passaggi dinastici comuni nel medioevo ed anche nell’evo moderno, i quali tu tta v ia non m u ­ tavano per nulla il c a rattere nazionale degli abitanti.

Solam ente nel secolo x v m Federico il G rande riuscì a strappare ali’A u stria la parte più preziosa della Slesia, che viene denom inata A lta Slesia, m entre i territo ri m eridionali rim asti allora all’A ustria, ed oggi passati alla Ozecoslovacchia, vanno sotto il nome di Slesia di Teschen.

Ben presto, caduta F A lta Slesia sotto il dominio p ru s­

siano, fu iniziata l’opera germ anizzatrice. T uttavia, nonostante due secoli di oppressione, le masse del popolo slesiano ri­

mangono polacche, onde la G erm ania stessa dubita assai di un risultato favorevole del plebiscito.

Precisando, giova rilevare a questo proposito i dati di fatto, dai quali risulta che la grandissima maggioranza della popolazione, ohe abita V A lta Slesia è polacca.

T u tti i m anuali scolastici, le enciclopedie e le statistich e ufficiali tedesche sono a testim oniarlo. D a questo lato la que­

stione non offre campo a discussione. 1 tedeschi per m asche­

rare la loro m inoranza, e te n ta re di dim inuire la schiacciante maggioranza polacca, hanno creato una distinzione di una terza nazionalità, apparentem ente am orfa, che essi denom i­

nano bilingue, poiché parla così il polacco come il tedesco.

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ìfon vi è alcun dubbio ohe questa categoria di ab itan ti det- FA lta Slesia è da annoverarsi era i polacchi ; in caso con­

trario le statistich e ufficiali l’avrebbero annoverata tra i tedeschi.

Secondo le statistiche tedesche del 1910, non certo fa­

vorevoli ai polacchi, nell’A lta Slesia (Reggenza di Oppeln), i polacchi risultavano 1.258.186, di fronte ad 884.045 tedeschi.

T u ttavia, prendendo a base la statistica meno ufficiale, ma sem pre tedesca, cioè quella scolastica, si hanno le se­

guenti cifre :

Polacchi 1.548.500 — Tedeschi 588.000.

Il fatto poi più saliente e decisivo per la questione delle nazionalità è nelle elezioni comunali del novem bre 1919. Mal­

grado ohe .queste elezioni avessero avuto luogo con l’ antica am m inistrazione tedesca, il 60 per cento dei consiglieri co­

munali riuscirono polacchi, e il 40 per cento tedeschi.

Nel territorio carbonifero della regione dell’A lta Slesia, territorio a cui appartengono i d istretti di B euthen città, B euthen campagna, Gleiwitz città, K atow itz città e Kafco*

Witz campagna, K oenigshutte, Pless, Tarnowitz, Tost-Gleiwitz Kybnik, Zabrze, la popolazione polacca costituisce il 65 per cento sul totale di 1.366.264.

15 quindi chiaro che tra la popolazione operaia Spec’al' m ente i polacchi prevalgono, e in realtà in questo ceto essi raggiungono 1’ 85 per cento. Il resto degli operai rappresenta un elemento fluttuante.

In stridente contrasto con tali dati statistici è la distri^

buzione della proprietà fondiaria, delle m iniere e delle fon^

derie. B asterà dire che 7 proprietari tedeschi posseggono 286.697 ettari. In o ltre 258 proprietari tedeschi possedevano nel 1909 com plessivam ente 589.904 ettari, cioè il 55 per cento di tu tta la superficie di 15 d istretti polacchi rurali dell’A lta Slesia.

Così si vede da un lato un manipolo di grandi proprie*

tari tedeschi, dall’altro una m oltitudine di lavoratori rurali e m inatori polacchi.

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In generale la maggioranza pola'òca possiede un terzo delle terre e la m inoranza tedesca due terzi.

Peggiore ancora si presenta per ì Polacchi la situazione nelle industrie e nelle miniere. In fatti tu tte le m iniere si tro ­ vano riuuite sotto la proprietà di sole 22 persone.

Se si aggiunga che la, situazione m ateriale dell’ operaio polacco è di gran lunga peggiore di quella degli operai della Germ ania occidentale, e che esso fu sem pre in condizioni di inferiorità nei riguardi del salario, constaterem o che il pro­

blema dell’A lta Slesia, oltre ad essere economico è nazionale è anche per eccellenza un problema sociale.

T utto questo sistem a feudale, inviso alla popolaziono po­

lacca, era sostenuto artificialm ente dall’ am m inistrazione sta ­ tale tedesca, in tu tti i rami, m ediante i funzionari tedeschi fatti venire dalla G erm ania, ed anche dalle am m inistrazioni delle m iniere e dai grandi proprietari tedeschi, nonché dal clero tedesco.

I l popolo autoctono polacco veniva considerato come uno strumento di lavoro e di sfruttam ento. Non è quindi me­

raviglia che esso oggi si rivolti e faccia appello ai popoli oc­

cidentali in questa lotta per la sua lingua, per la sua fede ed esistenza m ateriale e che confidi che l’A lta Slesia non verrà consegnata alla G erm ania, perpetuando una condizione di cose contraria ai principi di nazionalità e di giustizia po­

litica e sociale, poiché se si considera da molti come neces­

saria la ricostruzione economica della Germ ania, certam ente non si deve desiderare che essa, avvenga sulla base di una ingiustizia, la quale, in luogo di rafforzare finirebbe per e s ­ sere, come apparirà in seguito, un elem ento di' turbolenze per la Germ ania.

B asterebbe la granitica resistenza della coscienza nazio­

nale dei m inatori e dei contadini slesiani, per renderli degni dell’appoggio morale di tu tti coloro, che della libertà e d ella indipendenza dei popoli, al di sopra di ogni ragione d’ in t e ­ resse si sono fatti un ideale ed un culto.

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_ t -

© rganizzazioni ted esch e e polacche

Noi primo progetto del trattato di Versailles l’A lta Slesia veniva aggiudicata alla Polonia. Soltanto in seguito alle in ­ fluenze dell’alta finanza internazionale e all’opposizione p er­

sonale di Lloyd George si addivenne ad una transazione, per la quale fu stabilito di sottoporre il territorio a votazione plebiscitaria.

In base al tra tta to di Versailles la « Commissione I n ­ teralleata di governo e di plebiscito » nel febbraio del 1920 si insediò nell’A lta Slesia. Solam ente i più alti funzionari tedeschi furono allontanati, per gli altri la Commissione si riservò la facoltà di rim uoverli, come anche di sciogliere le organizzazioni di polizia tedesche. In fa tti accadde che la fa*

rnosa Sicherheitsw ehr fu disciolta soltanto nell’agosto dell’anno seoi-so, dopo i gravi incìdenti di K atow ite.

Tanto il governo tedesco quanto quello polacco sono ra p ­ p resen tati presso la Commissione dai loro agenti diplomatici e consoli generali.

O ltre a questi rappresentanti del governo tedesco e pò-*

lacco, funzionano i Com itati plebiscitari delle due nazioni sotto il controllo della Commisione interalleata ; questi Co­

m itati h anno per iscopo la propaganda. I n questo campo i polacchi si trovarono subito in condizioni di m anifesta infe­

rio rità , poiché, m entre i tedeschi disponevano già di organiz­

zazioni governative preesistenti all’insediam ento della Com*

missione, i polacchi invece erano in grado di iniziare i loro lavori liberam ente soltanto dopo l’arrivo della Commissione stessa.

T u tta l’organizzazione polacca è su una base sindacalista, che ha una storia di persecuzioni da parte del govèrno prus^

siano.

Le due organizzazioni più im portanti, quella cattolica e quella socialista, contano com plessivam ente circa 230.000 in ­ scritti. A ccanto alle associazioni professionali e politiche i

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A

|x>ìaccìii contano num erose altre associazioni sportive e in ­ te llettu ali.

T ra queste ultime sono da ricordare SO società corali

con 20.000 soci. ^

Le organizzazioni polacche, dunque, poggiano sulle fo rze popolari, quelle tedesche invece si basano sulle tradizioni statali e m ilitari. In fa tti nelle organizzazioni tedesche sono stati in­

quadrati moltissimi elem enti del disciolto esercito, con l'e v i­

dente scopo di im padronirsi dell’A lta Slesia alla prim a occasione.

Il Comitato plebiscitario polacco ha raccolto e presentato in un memoriale alla C onferenza degli Am basciatori i d o cu ­ m enti che provano, come i tedeschi avessero preparato nel momento in cui i bolscevichi avanzavano su V arsavia, un piano di invasione m ilitare dell1 A lta Slesia perfettam ente organizzato.

L’organizzazione centrale che dirige tutto questo movi^

mento in Germ ania, è chiam ata la « Sprea. » Il quartier generale è a Berlino e gli uffici che ne dipendono sono di­

slocati a B reslavia per l’A lta Slesia, a S tettino per la P russia O rientale, ad H annover per lo Sleswig, a Francoforte e Co­

lonia per i paesi occupati ecc.

Scopo della « Sprea » è di tener pronto, colatam ente, ma ben fornito di arm i e di munizioni un esercito di volon­

tari, per una guerra di rivendicazione.

In quanto all’A lta Slesia i volontari vengono inviati o confusi a scopo di propaganda nelle masse operaie dei mina tori in grande maggioranza polacchi:

L ’am m inistrazione civile e le direzioni delle miniere, r i ­ maste ancora tn mani tedesche facilitano la venuta di costoro cercando ogni pretesto per licenziare e fare em igrare i mina­

tori polacchi.

Gli ordini in v iati dalla « S p rea » rivelano chiaram ente gli scopi che essa si prefìggeva. Si trattav a , nel momento del l’avanzata bolscevica in Polonia, di operare un colpo di

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mano da parte della G erm ania sull’A lta Slesia ed uno degli ordini concludeva :

« S arà cosi fornita un’occasioue alle truppe della Reiclis- wehr per difendere e occupare PAlta Slesia e stab ilire ev en­

tualm ente un contatto con Farinata rossa. »

La citazione ha anche un sapore di attu alità, ove si consideri l’insistenza con cui le varie Agenzie di Berlino ripetono oggi che una nuova offensiva bolscevica contro la Polonia sta per scatenarsi proprio nel periodo del prossimo plebiscito dell’A lta Slesia.

Giova ricordare a questo proposito che il 17 agosto F A genzia W olf spargeva la notizia della caduta di Varsavia in mano dei bolscevichi. P iù intensa divenne in quei giorni Fazione della « S p re a » che lanciava ordini di saccheggio nel territorio slesiano, raccomandando di far ciò iu modo da fo r­

nire un pretesto e una provocazione alle truppe polacche per occupare alcune località. Ciò non avvenne : il disastro po­

lacco si mutò in una grande vittoria.

In conseguenza la « Sprea » con un ordine del giorno del 29 agosto dispose per la cessazione dei torbidi e per la sospensione dei preparativi di una m arcia della R eichsw ehr.

Il primo tentativo era fallito, e non solam ente per gÙ avvenim enti bellici, ma anche per la resistenza morale che le masse operaie dei m inatori polacchi avevano opposto a l­

l’audace propaganda.

Ma non solo nelle organizzazioni m ilitari direttam ente dipendenti dalla << Sprea » i tedeschi facevano affidamento.

Vi era in A lta Slesia, come negli altri te rrito ri plebiscitari una organizzazione creata dal momento dell’evacuazione, or­

ganizzazione che aveva apparentem ente scopi di polizia, ma che in realtà era m ilitare e politica, cioè la « Sichereitspo- lizei » (polizia di sicurezza). A d essa, che dipendeva dal Mi­

nistero delF Interuo. di Berlino, appartenevano tu tti gli, ele­

m enti più provati nella guerra e che nutrivano sentim enti ultranazionalisti.

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La Commissióne in teralleata, dopo qualche témpò, edotta della vera n atu ra di questa organizzazione, ladisciolse, e così venne a m ancare un ’a ltra base del movimento d iretto a im­

padronirsi dell’A lta Slesia con un colpo di inano.

Il Trattato di V ersailles

e il voto agli emigrati dal territorio plebiscitario

La G erm ania vedendo delusi i suoi sforzi, sia per a ttra rre a sè la popolazione, sia per im padrouirsi dell’ A tta Slesia con la violenza, pone oggi tu tte le sue speranze nel voto accordato agli em igrati dal territorio.

H paragrafo 88 del T ra tta to di Versailles dispone, per i r territorio delP A lta Slesia, che il d iritto di voto sia dato- agli abitanti di quei d istretti. Ugualm ente il paragrafo 5 del- P annesso dice : « La Commissione deve proporre la linea di frontiera conform em ente al voto, prendente tu tta v ia in co n ­ siderazione la volontà degli abitanti di questi territo ri ».

D unque non si parla che di abitanti. Ma lo stesso a r ti­

colo del T rattato , parlando delle condizioni per cui sarà con­

concesso il d iritto di voto, d ice: « Il diritto di voto sarà ac­

cordato ad ogni persona senza distinzione di sesso, che risponda alte seguenti condizioni : 1) A ver 20 anni compiuti al primo gennaio dell7 anno in cui ha luogo il plebiscito ; 2) E s s e r i nati nel territo rio plebiscitario, oppure abitarvi senza in te r­

ruzione da un periodo di tem po che fisserà la Commissione.

E ‘ chiaro dunque che P a rtic e lo vuol dire che tra gli abitanti delPA lta Slesia non solo hanno d iritto al voto quelli che vi sono nati, ma anche quelli che- da Inngo tem po vi di?

morano.

A confortare questa interpretazione venne qualche mese dopo il T rattato di Versailles, il testo del T ra tta to di Saint Qermìtnity, il quale per il plebiscito di K la fg e n fu r t chiaramente escluse dal diritto di voto gli emigranti dal territorio.

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T u tta v ia i tedeschi son riusciti per L’A lta Slesia a fare

•accettare la loro interpretazione più tata, cosicché i polacchi„

si. trovano nella condizione di veder partecipare al plebiscito 300 mila em igrati tedeschi, di cui molti nati per caso in Alt»

Slesia da famiglie di im piegati o da gente di passaggio;, ma che con l’A lta Slesia non hanno nessun vincolo d’ in tere sse . A l contrario i polacchi dispongono solam ente dei voti delle masse rurali ed operaie, che hanno colà fissa dimora, e se vi sono m inatori em igrati, questi si trovano in altri bacini ca r­

boniferi della G erm ania, e ad essi sarà im pedito con ogni mezzo dal governo tedesco di torn are in p atria per votare, m entre molti tedeschi, anche con certificati di polacchi non recapitati ai veri destinatari,, potranno liberam ente en tra re a far parte del plebiscito.

Nè questa è una ipotesi, poiché il medesimo metodo di broglio elettorale si è constatato nella P russia, orientale ed occidentale in occasione di quei plebisciti riusciti sfavorevoli alla Polonia.

Può la Germania tener fronte agli impegni del Trattato di V ersailles sen za l’ftlta S le s ia .

P rim a ancora che gli avvenim enti sulle fron tiere o rien ­ tali della Polonia avessero offerto alla G erm ania 1’ occasione di m aturare il progetto di occupazione m ilitare dell’A lta Slesia, i tedeschi avevano iniziato un’ azione energica ed abile nel campo diplomatico per far sì che i governi delle potenze alleate divenissero propensi, nel proprio interesse ed una so^

luzione della questione favorevole alla G erm ania.

A Spa la questione della fo rn itu ra dei carboue ai popoli vincitori era, stata abilm ente collegata con la questione del- l’A lta Slesia e della sua appartenenza alla G erm ania. 1 tede­

schi affermarono, e in molti circoli economici d’ E uropa si erede tu tt’ ora, che PA lta Slesia sia indispensabile al r is o r-

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— l à -

gimenì» dell’ economia tedesca, e che il distacco di quei te r­

ritori produrrebbe una tale scossa in Germ ania, da renderle impossibile di m antenere i snoi impegni e di pagare le inden­

n ità impostele dal tra tta to di pace.

Chiunque si sia recato in G erm ania, e abbia conosciuta l’ industria tedesca prim a della guerra, deve confessare clìe in G erm ania, sotto questo riguardo, ben poco è m utato. Dap pert.ut.to ferve il lavoro, la vita economica, nel campo della produzione è sulla via di tornare allo stato norm ale ; le sco­

perte, le invenzioni, l ’esperienza acquistata nella guerra hanno triplicato l’ attiv ità di tu tto il popolo tedesco. Cose che cer­

tam ente onorano ima razza che non è stata fiaccata dalla sconfitta, m entre altri popoli sem brano fiaccati dalla vittoria.

La G erm ania intanto ama esaltare la sua condizione di vittim a, e afferma che il suo disastro economico è tale, che essa si troverebbe nell7 im possibilità di corrispondere alle sanzioni intem azionali, qualora le venisse tolta l’AIta Slesia.

Nè si lim ita ad un7 azione di propaganda a parole, ma de­

prezza la sua valuta em ettendo sem pre nuova m oneta ca rta­

cea, nè, fa alcuna pressione sni contribuenti per il pagam ento delle tasse.

Il deplorevole stato del bilancio tedesco deve servire a persuadere l7 In tesa che la G erm ania si trova in condizioni tali da non poter pagare le inden nità delle quali quindi è necessario dim inuire la somma.

P e r 1^ stessa ragione il Governo tedesco non pubblica oggi la statìstica commerciale. Non sarebbe prudente provare con cifre all’ In tesa la già considerevole esportazione tedesca e la v iv a ripresa di produzione in tutti gli stabilim enti, m i­

niere e altiforni.

P e r controbilanciare la perd ita delle m iniere di ferro della Lorena e ii consecutivo rialzo di prezzo delle m aterie prime, l7 industria, tedesca ha costituito grandi consorzi, per mezzo dei quali ha cercato di ottenere — ed ha o tte n u to —1 la riduzione dei prezzi di produzione. S op ratutto in W est/alia

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e nei paesi Benani numerosi sono questi consorzi pronti a sostenere la concorrenza sul m ercato mondiale non appena lo p erm etterà la definitiva sistem azione delle indennità di guerra.

I grandi stabilim enti chimici (come B ayer e Eberfeld) e gli stabilim enti di anilina si sono riuniti per costituire una grande fabbrica di azoto col capitale di 2 miliardi di marchi.

Gli stole di merce sono così grandi che i depositi sono colmi. L a necessità di esportazione si impone da se stessa, ma il governo, per seguire sempre la sua tattica di disastro in ­ terno di fro n te a ll’Intesa, soltanto di tempo in tempo liberà

una piccola parte di merce per l’esportazione.

Prim a della guerra l’ esportazione tedesca am m ontava a circa 12 m iliardi di marchi in oro. I territori che la Germ ania ha perduto col T ra tta to di V ersailles avevano soltanto piccola parte in questa somma ed oggi tale perdita è sta ta riguada­

gnata dallo sviluppo di num erosi stabilim enti in ogni ramo industriale form atisi d u rante la guerra.

D u rante la guerra non v’è stato in G erm ania stab ili­

mento che non abbia alla rg a ta ed aum entata la sua attività.

Ino ltre lo sforzo bellico ha provocato una serie di scoperte in ogni campo e di conseguenza ha facilitato la produzione a buon mercato.

Se la G erm ania volesse riprendere pienam ente il suo lavo­

ro sarebbe capace di produrre in un anno una esportazione per il valore di 12 miliardi in oro, come prim a della guerra, ma poiché la merce sul mercato mondiale oggi è cresciuta enor­

m em ente di prezzo, così si può calcolare che l’esportazione at­

tuale in Germania potrebbe raggiungere la somma di 20 miliardi.

Si è facili profeti se si afferma che appena la questione delle indennità sarà chiarita e definitivam ente stabilita, im ­ m ediatam ente l’indu stria e l’esportazione tedesca subiranno una forte spinta e si avvicineranno a g ra n passi al completo sviluppo in modo che non solo condurranno alla ricostruzione della G erm ania ma si faranno sentire nelle altre nazioni d’ Europa.

In questo quadro economico tedesco l’A lta Slesia costi­

tuisce solo una piccola parte.

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La produzione e il fabbisogno del barbone in Germania

P rim a della guerra il carbone d e ll’A lta Slesia costituiva per il fabbisogno della G erm ania un fattore quasi trasc u ra- bile : o veniva consum ato sul posto od era. esportato in Po­

lonia russa, in P osnania o in Galizia.

Prendiam o le statistiche ufficiali tedesche del 1913 ; esse danno come quan tità di carbone necessaria a tu tto l’im pero la cifra di tonnellate 155.435.078. In tale cifra è compreso naturalm ente il consumo nei territo ri che la G erm ania ha perduto col T rattato di Versailles. A ttualm ente se è dim i­

nuita la produzione è dim inuito anche il fabbisogno. Tale diminuzione è calcolata in 25.526.000 tonnellate. La so p p re s­

sione delle industrie belliche e il minore consumo^ della ma­

rin a da guerra daranno un’altra diminuzione di 3 milioni di tonnellate. P erdendo l’A lta Slesia il fabbisogno tedesco di m inuirebbe ancora di 14,012.000 tonnellate.

In totale una diminuzione di 42.538.000 tonnellate, somma che tolta al fabbisogno della G erm ania nel 1913, dà per ri­

sultato la cifra di tonnellate 112.897.078 di carbone, q u an tità necessaria oggi alla G erm ania nei suoi confini nel caso della perdita d ell’A lta Slesia.

O ltre a tu tto ciò bisogna anche tener conto della lignite che la G erm ania produce in abbondanza e che è valutata in tonnellate 27.191.788.

Definitivo totale dunque delle tonnellate di carbone n e ­ cessarie alla G erm ania attualm ente è la cifra di 140.088.866.

Cerchiamo ora di valutare la produzione per poi confron­

tarla col consumo.

Nel 1913 le statistiche ufficiali danno in G erm ania una produzione di carbone di tonnellate 190.109.440

Togliendo da tale cifra !a produzione delle miniere p e r­

dute col T ra tta to di V ersailles, di tonnellate 16.040.000 e la produzione d ell’A lta Slesia di tonnellate 43.170.000 si ha come produzione attuale tedesca la cifra di tonn. 130.899.440.

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Bisogna ora osservare che l’attu ale produzione germanio a del carbone è solo il 78 per cento della produzione di prima guerra, quindi data la proporzione, la cifra di 130.899,440 si riduce a tonnellate 102.100.000. In com penso però ha subito un fortissim o aum ento la produzione della lignite che oggi è di 30 milioni di tonnellate. Se a queste si aggiungono 12 mi­

lioni di tonnellate che la Commissione delle Riparazioni in tu tti i casi, anche se dovesse perdere il territorio plebiscitario, h a autorizzato la G erm ania a prendere dall’A lta Slesia, a- vrem o una cifra di 144.000.000 di tonnellate.

La C onferenza di Spa ha obbligato la G erm ania a pa.

gare agli alleati 24 milioni di tonnellate di carbone annue : dunque 120 milioni le rim angono per i bisogni del paese e cioè F86 per cento del fabbisogno generale.

La Commissione In teralleata per i carboni ha stabilito che il soddisfacim ento dei bisogni dell’intiera Europa non arrivi neppure al 70 per cento del fabbisogno dell’anteguerra, percentuale che fu a stento raggiunta da pochissimi paesi -e attrav erso moltissime difficoltà. Ciò non ostante la Germ ania ha potuto finora coprire con l’attuale disponibile circa il 99 per cento del fabbisogno delle sue ferrovie, l’80 per cento delle sue industrie e il 51 per cento del suo fabbisogno do.

mestico, ed esportare nello stesso tempo rilevanti quantità di carbone verso l’O landa e la Svizzera. Se la produzione in G erm ania to rn erà ad essere quella di prim a della guerra

— e questo sarà certam ente — i tedeschi si troveranno in possésso di una produzione annua carbonifera di 172.899.000 tonnellate con le quali non solo potranno soddisfare tu tti i loro bisogni ma pagheranno i 24 milioni di tonnellate annue agli A lleati e rim arranno ancora in possesso di oltre 6 milioni di tonnellate da esportare.

L ’argomento dunque che la Germania ha opposto agli A lleati alla Conferenza di Spa non ha nessun fondam ento di realtà e cade facilmente dinanzi alla logica indiscutibile delle cifre.

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La S le sia in fatto di ferro e di approvvigionamenti dipende dalla Polonia

La produzione del ferro in A lta Slesia e assai scarsa e, va sem pre più dim inuendo tanto che nel 1913 la produzione era un sesto di quella avuta nel 1890. Ciò dipende dal fatto cke gli strati di ferro, non incito abbondanti, sono quasi esauriti.

D unque l’industria m etallurgica (officine, altiforni) d el­

l’A lta Slesia deve rifornirsi all’estero. P rim a e d u ran te la guerra il rifornim ento veniva sopratutto dalla Svezia e N o r­

vegia. La G erm ania dava solo il 25 per cento. Oggi con la p erd ita dell’A lsazia e Lorena, la G erm ania si tro v erà n el­

l’im possibilità di fornire a ll’A lta Slesia anche questa piccola percentuale di m inerale e inoltre i cambi altissimi con la Svezia© Norvegia im pediranno per lungo tempo l’im portazione da quei paesi. T utto ciò a prescindere dalle gravi difficoltà che procurerebbe anche la m ancanza di tonnellaggio.

La Polonia invece possiede abbondanti m iniere di ferro e a ltri m inerali nei territo ri adiacenti all'A lta Slesia alla, quale, nel caso di una unione, potrebbe fornire circa 300 mi­

lioni di tonnellate.

Prim a della g u erra lo sviluppo dell’estrazione dei m ine­

rali abbondante so pratutto in Polonia R ussia, era im pedito dal Governo russo che proibiva l’esportazione all’estero per via di terra.

Ciò m algrado negli ultimi quattro anni questa produzione si è triplicata.

Dunque l’unico paese che possa dare in abbondanza e con comodità minerale agli altiforni slesiani è la Polonia.

Innanzi tutto la stessa posizione geografica deli’ A lta Slesia dim ostra come essa dipenda più dalla Polonia che dalla Germ ania.

S tre tta fra l’antica Galizia e l’ ex Polonia russa essa é sem pre stata costretta a far percorrere alle pròprie merci più di cento chilom etri per farle pervenire ai m ercati tedeschi.

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- ìf -

Oggi con l’appartenenza della P osnania alla Polonia, la posizione dell’A ita Slesia, nel caso che dovesse rim anere alla Germ ania, diventerebbe ancora peggiore.

U n fatto dim ostra che il naturale m ercato dell’ industria slesiana è la Polonia : un gran numero di officine m etallur­

giche dell’Alfca Slesia aprirono nella P olonia russa filiali s tr e t­

tam ente unite alle fabbriche m adri.

Ma sulla necessità im lustrialè di ricongiungere l’ A lta Slesia alla Polonia vi sono, infine, testim oni insospettabili poiché sono gli stessi tedeschi e i migliori conoscitori della questione, cioè i grandi m etallurgici e gli industriali riuniti nel potente << Obenschlenscher Berg und Hìittenmaennischer Verein ».

Il 6 dicembre 1917, nel momento in cui in G erm ania si era in dubbio se congiungere alla G erm ania tu tte le terre polacche o no, una U nione dei M inatori di queste terre in una segreta pubblicazione inviata alle autorità, cercò di d i­

m ostrare che tra la Polònia e l’A lta Slesia non vi devono essere frontiere se si vuole che l’A lta Slesia raggiunga il suo pieno sviluppo, concludendo con tali parole :

« P e r nessuna parte della G erm ania I’ unione politica ed economica con la Polonia ha un significato così im portante quanto per il territorio industriale d ek ’A lta Slesia. Se l’A lta Slesia fu fino ad oggi soffocata nel suo sviluppo è di ciò ca­

gione la sua posizione geografica. Le m iniere dell’A lta Slesia hanno la loro coutinuazione nel territorio polacco. Il confine tra l’A lta Slesia e la Polonia non deve più esistere in avve­

nire poiché la Polonia ha un’ infinita im portanza per Io svi­

luppo dell’ A lta Slesia ».

I territori polacchi che, come la Posnania, appartenevano alla G erm ania e che, in esecuzione del T ra tta to di Versailles, sono passati alla Polonia, sono em inentem ente agricoli. L’esi­

stenza di quei paesi è fondata a tal punto sull’agricoltura, che anche le industrie principali dipendono da essa (distillerie, fab­

briche di amido, zuccherifici, fabbriche di concimi chim ici ecc.).

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A l contrario l’A lta Slesia è un bacino em inentem ente industriale per le m iniere che possiede, e per gli approvvigio­

nam enti dipende appunto dai confinanti territo ri agricoli che sono oggi polacchi.

E ’ chiaro dunque che se l’A lta Slesia sarà ricongiunta alla Polonia, essa to rnerà alle sue naturali basi di rifo rn i­

mento, ciò che produrrà un ribasso nel prezzo della mano d'opera' e di conseguenza sul prezzo di produzione.

Il Governo polacco per non tu rb are le condizioni di v ita

*3 di sviluppo economico nell’A lta Slesia e per assicurare la continuità della produzione presentò il 15 luglio scorso un progetto di autonom ia per quel territorio. Il progetto stab i­

lisce che tu tti gli ab itan ti dell’A lta Slesia di verranno cittadini polacchi e saranno quindi partecipi di una piena eguaglianza di diritti. Le funzioni legislative dell’A lta Slesia apparterrann o però ad una D ieta slesiana eletta a suffragio universale. La politica estera, la politica doganale e la difesa nazionale sa ­ ranno riservati alla D ieta di V arsavia. L ’istruzione pubblica, i lavori pubblici, l’organizzazione della gendarm eria e della polizia, il bilancio ecc. saranno nelle competenze della D ieta slesiana.

È manifesto, adunque, che una simile e così am pia avi- tono mi a, è la m iglior risposta all’argom ento avanzato dai te­

deschi, che in caso d’annessione del bacino carbonifero sle- siano, il centralism o e la burocrazia polacca disorganizzereb-

•bero e dim inuirebbero l’attuale produzione delle m iniere e degli altiforni.

L’JUta S lésià e l’in teresse dell*Italia

L’opinione pubblica italiana segue con interesse le sorti del plebiscito dell’A lta Slesia. I giornali hanno pubblicato pa­

recchie corrispondenze dei loro inviati speciali in quel t e r r i ­ torio e gli am bienti commerciali ed economici danno grande

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h)

im portanza alla lotta di preparazione che si svolge colà. Da tutte le voci, però, e da tu tte le opinioni che si m anifestano intorno al problem a slesiano, si scorge che se pure è grande l’attesa, a ltre tta n ta è la riservatezza nel pronunziare un giu­

dizio favorevole all’una o all’altra delie p arti contendenti : si cerca di evitare di influire sulla situazione che si è creata.

L ’Italia è certam ente interessata a ricevere il carbone dall’estero alle condizioni più vantaggiose, ma rim ane per­

plessa nel fare apprezzam enti sul modo in cui il plebiscito dell’A lta Slesia si deve svolgere ed anche sui benefici del suo risultato definitivo.

Che cosa affermano le parti contendenti 1

I polacchi asseriscono che se avranno l’A lta Slesia sa- ìan n o in condizióne di fornire il carbone all’Italia a condi­

zioni buone.

I tedeschi dicono che se saranno privati di quei bacini non potranno più fornire il quantitativo di carbone per il quale si sono im pegnati.

A ppare pertanto evidente che per l’Italia è indifferente dal punto di vista del rifornim ento del carbone che l ’Alta Slesia appartenga alla Polonia piuttosto che alla Germ ania.

T u ttavia per FItalia la questione si presenta anche sotto un altro aspetto : quale dei due paesi assicurerà il migliore sfruttam ento e la maggiore produzione dei bacini e quale dei due paesi ha maggiore l’interesse e può meglio garantire il rifornim ento del carbone a ll'Ita lia !

P rim a della guerra la questione del maggiore rendim ento dipendeva esclusivam ente d all’organizzazione tecnica, od è evidente che la G erm ania in questo campo dava il m igliore affidamento. La Polonia, che si trova nelle condizioni di un nuovo Stato risorto dalla servitù appare sotto questo riguardo in condizioni di inferiorità.

Oggi però è noto che l’organizzazione tecnica con lo aggravarsi dei problemi sociali si riconnette strettam en te con essi.

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ìfe l caso dell’A lta Slesia la questione sociale unita a quella nazionale viene a risolversi a danno della G erm ania e a favore della, P olonia a tal punto che la situazione dopo la guerra si può considerare come affatto capovolta.

L ’A lta Slesia era un paese agricolo e industriale, le cui masse operaie e rurali di nazionalità polacca si trovavano sottoposte ai grandi proprietari di terre, al capitale e alle direzioni tecniche tedesche; l’alto clero a com inciare dal v e ­ scovo di B reslavia, approfittando del sentim ento religioso cattolico delle masse, le teneva in cieca obbedienza al C entro tedesco e all’impero. Il sentim ento nazionale polacco delle popolazioni dell’A lta Slesia, m algrado venisse soffocato col fare apparire impossìbile per sem pre la resurrezione della Polonia, s'e ra tanto accresciuto che negli ultimi anni i p o ­ lacchi di quel territorio non avevano più votato per i c a n ­ didati del Centro, tua m andavano i propri deputali tanto alla D ieta prussiana, quanto al P arlam ento dell’im pero. E ra il risveglio della coscienza popolare che si ribellava alla duplice oppressione nazionale e capitalista ; erano i prodrom i del risorgim ento.

La guerra e il crollo dell’im pero G erm anico affrettarono questo risorgim ento ed è chiaro che sarebbe oggi impossibile di governare questo paese senza la volontà consenziente della popolazione operaia la quale dal momento del riconoscim ento dell’indipendenza della Polonia si trova in uno stato di effer­

vescenza che la rende sem pre più avversa al dominio tedesco.

I l ritorno del dominio tedesco nell’A lta Slesia, esacerberebbe questo stato d’animo e creerebbe in quei territo ri un continuo fomite di moti insurrezionali, a tu tto danno della produzione.

Le due insurrezioni polacche nello scorcio di un anno e mezzo ne sono la prova.

È chiaro dunque che la produzione delle miniere dipende solamente dalla tranquillità delle masse dei m inatori, tran-

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(futilità che, a sua volta, può essere assicurata soltanto dalla appartenenza d i quei territori alla Polonia.

Se non che oltre al fenomeno sociale vi sono altri m o­

tivi, per i quali l’appartenenza dell’A lta Slesia alla G erm ania piuttosto che alla Polonia non può essere indifferente per 1; Italia.

La Polonia, che è un paese esportatore di m aterie prim e, difetta di officine m etallurgiche e di cantieri, p er i cui pro­

dotti, è co stretta a ricorrere all’ estero. L ’ Italia, al contrario, ha bisogno di m aterie prime per m antenere lo sviluppo delle sue officine; abbisi gna quindi di carbone che potrebbe ve­

nirle dall’A lta Slesia egualm ente se sia essa tedesca oppure polacca.

Ma qui interviene 1’ elem ento fondam entale economico e finanziario, che fa sì che Italia e Polonia siano due paesi che si com pletano a vicenda.

M entre la Polonia rapp resenta un m ercato assai vantag­

gioso per P Italia in fatto di macchine agricole, trattrici, mo­

tori, autom obili, ecc. viceversa si trova in condizioni di espo r­

tare grano, legname, petrolio e carbone. Le navi avviate dai porti italiani a D anzica con prodotti metallurgici, torn ereb­

bero cariche di m aterie prim e polacche, e innanzi tu tto del carbone di cui ha bisogno l’ in d u stria italiana.

Vi sono dunque tra l’ Italia e la Polonia evidenti tu tti gli elem enti di uno scambio, che mancano con gli a ltri paesi, e innanzi tu tto con la G erm ania, che ha bisogno di esportare quei medesimi prodotti che esporta l’ Ita lia . Quindi, m entre l’ invio del carbone da p arte della G erm ania sarebbe fondato sopra un interesse unilaterale, cioè di puro smercio a condi­

zioni più vantaggiose, con la Polonia sorgerebbe da una r e ­ ciproca integrazione il maggiore interesse di fornire il carbone all’ Italia, per avere da essa i prodotti lavorati : Si tra tta i n ­

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somma del fatto clie nella questione dell’esportazione del car­

bone e dei prodotti metallurgici la Polonia e l’ Ita lia sono i soli due paesi che si trovano nella condizione di non essere concorrenti.

Già esistono in via di esecuzione delle iniziative, che dim ostrano come un tal fatto si sia imposto nel ceto in du ­ striale ; bisogna oggi che gli am bienti industriali interessati favoriscano sem pre più questa naturale corrente e le diano un maggiore impulso.

Il capitale e l’iniziativa stran iera troveranno nell’ A lta Slesia un largo campo d 'a z io n e , e nel Governo polacco un valido appoggio e le maggiori facilitazioni. I circoli dirigenti polacchi si rendono ben conto che la questione dell’A lta Slesia tocca direttam ente gl’interessi economici dell’ Europa, e non può essere ris tre tta nell’am bito utilitario di un solo S tato.

Gli avversari affermano che le condizioni del m ercato e della Valuta sono oggi in Polonia incerte e che quindi biso­

gna diffidare da ogni iniziativa di indole commerciale. Ma è chiaro che queste sono voci tendenziose per nuocere tan to all’ Italia quanto alla Polonia. B asterebbe ricordare le enorm i ricchezze n atu rali di cui dispone il territorio polacco per com­

prendere che si tra tta di un fenomeno transitorio e artificiale e che in breve tempo la Polonia, uscita adesso dalla g uerra, dovrà necessariam ente ritrovare il suo equilibrio economico e diventare il ponte naturale di passaggio per il commercio verso la Russia e 1’ Oriente.

(Conclusione

Siamo venuti fin qui esponendo in una rapida sintesi, nei diversi aspetti, le reali condizioni in cui si presenta la questione delP A Ita Slesia, e i molteplici dati di fatto che favoriscono l’uno o l’altro risultato della votazione plebisci­

taria.

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Abbiam o anche detto all’inizio di questo opuscolo come il problem a consista nel conciliare le ragioni economiche e d’interesse europeo, con le ragioni di giustizia che rispondono ai principi nazionali e sociali.

Noi, in verità, non sappiam o vedere come, tu tti questi principi di utilità, di d iritto e di m orale politica potrebbero trovare una base comune, qualora la regione c o n testa ta do­

vesse tornare sotto il dominio germanico, nè sappiam o im ­ m aginare che l’appoggio dato alla Polonia da una qualunque delle Potenze A lleate, possa in un’altra, per in d irette ragioni di politica internazionale, velare l ’obbiettiva ed equa cousi- derazione del problem a slesiano.

Questo certam ente non può avvenire in Italia, dove le immortali dottrin e di Giuseppe Mazzini sono div enu te nella coscienza di tu tti una vera religione.

L’Italia, che con perfetto spirito di equilibrio ha saputo in ogni sua vicenda storica, contem perare in una perfetta arm onia l’ideale della giustizia con l’interesse nazion ale; l ’I ­ talia che ha conosciuto come la Polonia, nel lungo calvario delle sue rivendicazioni tu tte le o stilità palesi ed occulte che si sono frapposte ai suoi giusti fini, non può, per la luuga esperienza avuta, non riconoscere nell’A lta Slesia, una que­

stione simile a tan te altre per le quali ha dovuto con costanza e con fede lottare per il raggiungim ento della sua piena in­

dipendenza.

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