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Il paratesto in alcuni romanzi barocchi italiani e nelle loro traduzioni polacche

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Academic year: 2022

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IL PARATESTO IN ALCUNI ROMANZI BAROCCHI ITALIANI E NELLE LORO TRADUZIONI POLACCHE

11 problema cui vogliamo dedicare spazio in questo articolo riguarda le interazioni che si verificano tra diversi tipi di testo secondo la distinzione offerta daGenette (cf.

1982: 7-16). A noi intéressa in modo particolare il rapporta tra I’ipotesto e l’ipertesto nel casodi quel genere di „trasposizione seria” che è latraduzione (ibidem'. 291-92) e specificatamente la funzione del paratesto nell’opera originale e nella sua versione tradotta. Le nostre osservazioni riguarderanno una certa situazione particolare e cioè quella delie traduzioni stampate e/o manoscritte di quello che fu il più popolare e

„fortunata” genere letterario del Seicento ossia il romanzo inprosa. Il corpus di testi da noi utilizzatoècostituitodaalcuni romanzi italiani secenteschi che ebberola fortuna di essere tradotti in polacco nello stesso secolo o nel secolo successivo . 11 termine

«traduzione» danoi è concepito insensolargo e racchiude anche dei rifacimenti a volte assai liberi con il passaggio dalla forma prosastica a quella rimata.

Nel nostro studio vogliamo esaminare certi elementi del paratesto che in modo evidente hanno una primaria importanza per ogni tipo di testo (autore, titolo, dati editoriali) nonché quelli evidenziati in modo particolare dal libro barocco (titofo lungo completato dasottotitolo, elementi ornamentali del frontespizio, antiporta ecc.) .

Tra le edizioni esaminate dei romanzi italiani colpisce l’edizione dellaDianea del 1638, che supera per la ricchezza del suo peritesto le altre. Infatti ¡I frontespizio tipográfico munito di stemma riporta ¡I titolo in lettere maiuscole, il nome dell’autore con la sua qualifica (nobile veneto), il nome del dedicatario con titoli e qualifiche (illustr.mo e Eccelent.mo cavalier e Ambasciatore del Regno di Candia), luogo dell’edizione e il nome del tipógrafo, la data della pubblicazione e la formula „con licenzadei superiori epri vi legi”che significava1’approvazionedella censura e il diritto della pubblicazione concesso dalle autorità politiche. Ma il peritesto non si limita soltanto al frontespizio. Seguono due şeritti allografi e cioè la dedica deH’editore/stampatore Giacomo Sarzina al dedicatario menzionato sul frontespizio, BenedettoQuerini e laletteradello stampatore, „A chi legge”. Questa scritto ricorda il successo delle precedenti edizioni dell’opera, assicura che la nuova edizione è stata

Dianea e Adamo di Giovan Francesco Loredano. Cretideo di Giovan Battista Manzini, il Calloandro fedele di Govan Ambrogio Marini, e con certa riserva Ormondo di Francesco Pona.

Per il carattcre specilico del peritesto nel libro italiano del Seicento (frontespizio, antiporta) cf.

Barbcri ( 1990).

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riveduta e corretta dalI’autore e munita d¡ un indice. Ma esso serve anche da annuncio editoriale, perchéaccenna alia ¡inminente pubblicazione di altre due opere di Loredano cioé Le bizzarrie accademiche e Vita d’Adamo, costituendo con questo un loro epitesto. Agli interventi del tipógrafo segue l’indice preparato dall’autore stesso che enumerando in ordine alfabético i piú importanti personaggi, presenta in modo sintético le loro vicende. Alia fine del libro viene aggiunto un terzo scritto allografo formato da due componimenti poetici scritti da Pietro Michiele: Epístola di Hidraspe a Dianea e Dianea ad Hidraspe, Risposta, preceduti da un breve Argomento.

Icomponimenti fanno da completamente e parafrasi delle vicende preséntate da Loredano nel libro terzo del romanzo. Per concludere la descrizione del testo bisogna aggiungere che ognuno dei quattro libri del romanzo é introdotto da un ornamento inciso nonché dal titolo e dal nome dell’autore. Questa descrizione dettagliata dell’edizione del la Dianea ci permettedi trarre alcuneconclusioni. II peritesto informa con ampiezza sulla fortuna del Loredano presso il pubblico (lo scritto di Michiele, l’annuncio editoriale delle nuove pubblicazioni). La riccaveste ornaméntale, malgrado

¡I carattere medio-basso del genere romanzesco, é caratteristica per le pubblicazioni barocche, mal’apparente curadell’editore non eliminacomunqueerroritipograficiche troveremo al[’internodel libro.

Non tutte le edizioni che vogliamo esaminare presentano una tale ricchezza del peritesto, ma meritano attenzione due versioni, una italiana e l’altra latina, deWOrmondo di Francesco Pona. La versione italiana, oltre all’elegante frontespizio con la vignetta etutti i dati che abbiamo visto nel frontespizio della Dianea,riportauna letteradedicatoria questa voita firmata dall’artista edue poesie allografein latino e in italiano che lodano l’opera di Pona nell’ambito del genere romanzesco; alia fine del libro é allegata l’errata. La versione latina possiede un bellissimo frontespizio inciso, con lo stemma e il nome del dedicatario, dovedominala figura del protagonista, edove si leggono il nome dell’autore, il titolo, il luogo e la datadella pubblicazione. Pernon altérame la composizione gli altri dati, cioé il nome del tipógrafo e la formula (completa) deH’imprimatur, si trovano nell’ultima pagina. II libro riporta anche la lettera dedicatoria dell’autore. La formamolto curata del testo é legata forse alia lingua in cui é scritto: l’uso del latino ci rimanda ad un pubblico piú dotto e peregrino.

Nell’edizione del 1650 dell’Adamo di Loredano appare invece un elemento in piú:

accanto a un frontespizio interamente tipográfico con un modesto ornamento, spicca l’antiporta incisa raffigurante Adamo chedá consigli ad un uomo, conin piCi il titolo e il solo cognome dell’autore. Anche in questa edizione appare una lettera dedicatoria allografa che innanzitutto loda l’artedello scrittore veneziano.

Pub suscitare un certo interesse l’annotazione che troviamo nel frontespizio dell’edizione del 1676 del Calloandro fedele di Giovan Ambrogio Marini che si é avuto l’opportunitá di consultare direttamente. 11 suddetto frontespizio ci dice che il libro ,,é stato finora intutte l’altre impressioni per piú conti manchevolee difettoso, ora in questa nuova di moltissimi errori purgato, si nello stile e dicitura, come negli avvenimenti rabellito, accresciuto e notabilmente migliorato dallo stesso Autore".

Questa annotazionesi ricollegaalia storiaeditoriale del romanzodi Marini . II libro fu

Per la storia editoriale del Calloandro cf. Conrieri, II „ Calloandro fedele pp. 260-91.

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pubblicato primasotto uno pseudónimoe conil titolo Calloandro, ma raggiunsemolto presto una grande fama dopo le prime edizioni. Questo permise allô scrittore, nobile genovese ed ecclesiastico, di rivelare in seguito il suo vero nome. Le correzioni eseguitenella trama del romanzo fanno si che nelle successive edizioni il titolo diventi Calloandro fedele. Gli errori e i difetti di cui si parla erano spesso conseguenza di un arbitrario trattamento di questo lunghissimo testo (circa 600 pagine) da parte degli editori, che addirittura lo avevano diviso in due parti da pubblicare separatamente.

L’autorestesso sene lamenta nell’introduzione auna del leedizioni.

Si vorrebbe inflne accennare ad un altro elemento del peritesto, frequente nelle edizioni italiane, che risulta di estrema importanza e cioè aile introduzioni dell’autore.

II Cretideo di Giovan Battista Manzini, uno dei romanzi che ci intéressa, è munito dair autore di un’introduzione che verra poi ristampatanelle edizioni successive, non senza un motivo. Si tratta infatti di uno scritto che porta un importante contributo alla poética del genere romanzesco. Non bisogna dimenticare che il romanzo barocco non puó vantareuna poética complessiva e completa.Dopo lo scritto di Giraldi Cinzio che teorizzava nel Cinquecento il romanzo in versi (Giraldi Cinzio 1554) dobbiamo aspettare il Traité de l'originedes romans di Huet che viene pubblicato soltanto nel 1670 e descrivea posteriori il fenómenodel romanzo inprosa. Perció moite riflessioni teoriche riguardanti il genereromanzesco e provenienti dalla 1 meta del secolo sono da ricercare proprio nelle introduzioni. Ne è un esempio l’introduzione al Cretideo, alia Vitadi Sant' Eustachio dello stessoautore, l’introduzione al Calloandro dell’anno 1653 etante altre.

I romanzi italiani che abbiamo preso in considerazione, tutti tra i più grandi

„bestsellers” dell’epoca possono vantare anche un ricco epitesto cioè diversi scritti e commenti riguardanti le opere sia autoriali che allografi: basti ricordare la giá citata introduzione del Manzini al Sant'Eustachio che si ricollega alia stesura del Cretideo o la nota corrispondenza tra Loredano e Ferrante Pallavicino riguardante la pubblicazione dell'Adamo che ci fornisce moite informazioni sul contesto político veneziano in cui nasce il romanzo sacro del Loredano (cf.Antonini 1990: 29-85).

Considerando le diverse forme del paratesto delle edizioni italiane dei suddetti romanzi vorremmoora vedere quali elementidel paratesto italiano si mantengano nelle traduzioni polacche, se appaianoelementi nuovi e come funzioni il paratesto nel nuovo contesto. A questo punto bisogna anche fare una distinzione preliminare tra le pubblicazioniin stampa e le copiemanoscritte dei testi polacchi.

E’evidente che alcuni frammenti del peritesto italiano debbanoesser spariti o stati sostituiti da altri. Si tratta di elementi che hannouna loro attualità soltanto nella realtà italiana; tranne ovvi dati editoriali queste sonodediche e introduzioni. Trattandosi di poche traduzioni pubblicate a stampa possiamo fare un confronto dettagliato tra il peritestodelleedizioni italiane e delle loro traduzioni polacche. L'Adamo di Loredano pubblicato a Venezia nel 1650 riporta, come si è detto, l’antiporta col titolo e il cognome dell’autore e nel frontespizio possiamo leggere titolo, autorecon la qualifica (nobile veneto), formula „con licenza dei superiori e privilegio”, luogo e data della pubblicazione, tipógrafo; segue la lettera dedicatoria allografa. Alia pagina successiva che giá riporta il testo del romanzo, appare un ornamento, il titolo e l’autore. II peritesto della versione polacca (1651), di dimensioni più o meno uguali a que!lo

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italiano, risulta piü ricco. II frontespizio ci riporta il titolo, il nome dell’autore, il fatto che il libro é tradotto dall’italiano in polacco, il nome del traduttore, la sua qualifica (Wojski województwa brzeskiego- impiegato di voivodatodi Brześć), 1’anno, il luogo e il nome del tipógrafo con qualifica (tipógraforeale), dichiarando al tempostesso che la pubblicazione avviene per il bene pubblico. Questa formula svolge il ruolo che aveva nellapubblicazione italiana l’antiporta che alludeva allegoricamente al carattere didattico e moralizzante del libro. Le pagine seguenti riportano due motti in latino, presi dai Padri della Chiesa, che sottolineano il carattere solenne deila pubblicazione;

segue la formula dell’ „approbatio” e l’introduzione del traduttore (Tłumacz czytelnikowi - II traduttore a chi legge). La prima pagina del testo che presenta un modesto ornamento, ripete il titolo, il nome dell’autore e del traduttore. Un elemento assente nella versione origínale é costituito dagli „argomenti”, messi in margine alia pagina che riassumono in poche parole il contenuto dellapagina stessa. Le differenze esistenti tra i due peritesti sono fácilmente interpretabili. L’analisi del testo stesso dinostra infatti che il traduttore aveva coito soprattutto l’aspetto didattico e moralizzante dell’opera di Loredano, ignorando certe allusioni di carattere irónico o leggermente libertino. Questa interpretazione dell’opera viene sottolineata dai due motti e dalla presentazione messa nel frontespizio. Gli argomenti in margine hanno probabilmente come fine la faciiitazione della lettura; infatti il libro é dedicato nella convinzione del traduttore a un pubblico vasto e non necessariamente molto coito.

L’introduzione invece compie in parte una funzione simile alie cítate introduzioni italiane, ma non riguarda gli aspetti teorici del romanzo, ma piuttosto quelli della traduzione e il problema sociológico (diremmo oggi) del pubblico del romanzo.

I probierni teorici della traduzione interessano il traduttore, Krzysztof Piekarski che ce neparla anchenelle introduzioniadaltre opere dalui tradotte .

L’altro romanzo italiano che ebbe una traduzione stampata in Polonia é II Calloandrodi Marini. Le edizioni furono probabilmente tre (Miszalska 1995: 145-58), ma noi disponiamo soltanto di quelle che verosímilmente furono la secondae la terza.

II frontespizio della seconda edizione (ch é la prima ad essere conservata) é molto avaro di informazioni. Manca infatti non soltanto il nome del traduttore, luogo e data della pubblicazione, maaddirittura ¡I nome dell’autore italiano. Incompensoci ofifre un titolo piü ampio, baroccamente ricco, che occupa tutta la prima pagina: „Kolloander wierny Leonildzie przyjaźni dotrzymujący przy różnych nienawiści wojennych awanturach i przypadkach z okazji niedotrzymaniasłowa między Poliartem cesarzem konstantynopolitańskim Encaledona synem i między Tygryndą Królową trabizońską Tygranora córką, albo historya polityczna kawalerskie ich dzielności i skrytą miłość przez Hymeneusz dożywotniej przyjaźni między niemi zakończone opisująca”'. L’ultima frase del frontespizio indica al pubblico: „dla rozrywki i zabawy politykom

La traduzione dcl Capitano Spavento di Giovanni Andreini, pubblicata in Polonia in due parli Bohatyr straszny ( 1652) c Suplement bohatyra strasznego ( 1665).

“Calloandro fedele a Leonilda che lc mantiene fede in diverse avventure c casi di guerra, caúsala dalla mancanza di Parola tra Poliartc, impcratore di Costantinopoli, llglio di Encaledonc e Tigrinda, Regina di Trabisona, ílglia di Tigranorc ovvero la storia política che le loro bravurc cavallercsche c amori segrcti poi da Imcneo di amicizia eterna sigillate, descrive...”

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przyjaciołom życzliwym do druku podana” . Questa edizione racchiude anche una lettera al lettore, in cui si accenna al contenuto del romanzo, típico del genere, che rispecchia l’alternarsi delle vicende umane e gli umori della fortuna. L’autore della lettera (il traduttore?) si rende conto del carattere umile e futile del componimento, confrontándolo con le opere di Ovidio. La consapevolezza del carattere basso e puramente giocoso del romanzo si rispecchia appunto nel frontespizio, citato sopra.

L’opera non appare suficientemente seria per annoiare il lettore con gli inutili nomi dell’autore e del traduttore nonché i dati editoriali. Al traduttore sembra molto piü importante presentare nel lungo titolo la trama e il carattere dell’opera. Del resto la successiva edizione non colma queste lacune tranne che per il luogo e la data della pubblicazione. Riproduce il titolo della prima edizione e nellaseconda pagina insieme altitolo abbreviato HistoriaKolloandra z Leonildą indicaerróneamenteche iltesto era stato tradotto dal francese. 11 peritesto della traduzione polacca del Calloartdro crea quindi, come si vede, tutta una serie di probierni. La mancanza dell’autore avrebbe potuto rendere difficile l’identificazione deH’origine del testo. Per fortuna ¡I libro di Marini godette di una tale fortuna all’epoca, che ¡I titolo basta perché possa essere fácilmente riconosciuto. L’anonimato della traduzione non permette fino ad oggi di risalire con certezza all’identitádel suo autore. Certi frammentidell’epitesto dell’opera danno alcuni suggerimenti, ma nessuna certezza in materia. Inflne soltanto la analisi del testo stesso e il confronto con le due traduzioni francesi hanno permesso di costatare la falsitá dell’informazione sulla mediazione francese nella traduzione polacca. Un altro mistero é costituito da una copiadella seconda edizione, conservata nellaBibliotecaSlesiana di Katowice, in cui invece del mancante frontespizio stampato ne era stato allegato uno manoscritto con un titolo molto pió conciso; Kolloander i Leonildą czyli historia opisująca wojnę pomiędzy cesarzem konstantynopolitańskim i Tygryndą królową Trahizonty, e riportante i seguenti datieditoriali: Varsavia, presso i Padri Gesuiti, 1755. Finora non si é potuto verificare la veridicitá di questa annotazione. Un’ultima costatazione che scaturisce dall’analisi del peritesto del Calloandro polacco, é il cambiamento del nome del protagonista che tra 1’altro costituisce parte integrante del titolo. II „Calloandro” italiano diventa infatti nella versione polacca „Kolloander”. L’errónea riproduzione del nome del protagonista che in molti romanzi barocchi costituiva anche il titolo eponimico puó privarci di alcune informazionisul contenuto dell’opera. Infatti la maggior parte deinomidei protagonisti nei romanzi dell’epoca non sono semánticamente neutri: „Calloandro”dal greco kallos (bello); „Leonildą” dall’italiano leonessa (coraggiosa); „Cretideo” dal nome dell’isola di Creta (principe cretense);„Rosaclara” (rosa chiara) allude alia bellezza, ecc. Questi nomi che hanno un signiflcato evidente per un lettore italiano, per quello polacco possono invece costituire un problema. Sono piü facili da capire se provengono dal latino, meno comprensibili,se derivano dal greco. Da cióprovengono le deformazioni come quelladiCalloandro in Kolloander chein questocaso interessa ancheil titolodel libro e lo privadi una parte della sua funzione .

„Data alia stampa per divertimento dei politici e degli amici".

7 Sulle funzioni del titolo cf. Danek (1980: 76-77, 104-106).

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Dalle analisi riportate sopra risulta che la pubblicazione a stampa di un’opera non garantisce in nessun modo la veridicità delle informazioni offerte dal peritesto. Nelle versioni manoscritte, e qui ci riferiamo aile sette copie manoscritte dello stesso Calloandro, alla traduzione rimata del Cretideo, alie quattro diverse traduzioni della Dianea, di cui dueversifícate, e aile due copie della presunta traduzione deWOrmondo, la situazione appare ancor più complicata. Di regolasparisce il nome dell’autore, non sostituitoneanche daquello del traduttore. L’identificazionedegliautori di due versioni della Dianea (Paweł Załuski e Barbara Rdziwiłłowa) è stato possibile solo grazie all’epitesto. E intéressante notare corne i titoli delleopere subiscano più alterazioni che non nelle versioni pubblicate, il che a volte rende difficile l’identificazionedell’opera.

Oltreai titoli fedelmente riprodotti (PięknaDianea, Kalloanderwierny) e quelli tipici che conformemente alla tradizione polacca amplificano il titolo originale aggiungendo la parola„historia” (Historia o dziejachi chwalebnych akcyach Koloandra wiernego, Historia Kolloandra wiernego stylem polskim opisana, Historia Kretydona i Rozeklary królewny kreteńskiej, Historia wielkiej potrzebująca refleksji o pięknej królewnie cypryjskiej Dianei), ne appaiono altri più alterati, come Zwierciadło prawdziwego sukcesu Horydei z Nigropontu, Dianei z Cypru ecc., Przygody Oleandra króla marokańskiego (Dianea),Romanso Tygryndziekrólewnie trapizuńskiej(Callandro).

II titolo del manoscritto puo costituire pero a volte un troppo facile indizio per alcuni studiosi, come era accaduto nel caso delle due copie manoscritte, praticamente identiche di un testo intitolato, Historia Ormunda królewicza numudyjskiego z Libeiną cesarzówną jerozolimską z pięknymi i ciekawymi awanturami. Esse sono state considerate come la traduzione della versione latina (?!) dzWOrmondo di Francesco Pona. Soltanto l’analisi di ambedue i testi ha dimostrato che la versione polaccanon ha niente in comune con il romanzo di Pona, tranne il nome del protagonista. Historia Ormunda o è un’opera originale di un autore anónimo polacco, o è la traduzione di un romanzo finora non identificato.

Come si vede, i probierni legati al paratesto delle traduzioni manoscritte dei romanzi italiani ruotano intorno alla questione dell’identificazione del testo, del suo autore o del suo traduttore.Quest’ultimoè un compito assai difficile, dal momento che alcuni dei manoscritti sono completamente privi di qualsiasi frontespizio corne il manoscritto del Calloandrodella Biblioteca di Płocko si limitano a riportare un titolo nella maggior parte dei casi impreciso o aiterato. Comunque un’analisi attenta, oltre che del testo stesso, anche dell’esiguo peritesto, puô portare a dei risultati interessanti.

E cosi l’esame dei manoscritti della traduzione del Calloandro, di cui uno datato nel 1746, (p.e. analisi della suddivisione in capitoli), ha aiutato ad avanzare Hipótesi dell’esistenza di una terza edizione non conservata (cronológicamente prima). La conferiría di taie ipotesi è stata ritrovata negli scritti che costituiscono l’epitesto di questeopere e cioè certi commenti degli autori dell’epoca(Sinko 1968: 55-92).

Malgrado la modestia del peritesto che accompagna i manoscritti riusciamo a scoprire certi dettagli interessanti. La versione versificata della Dianea (Zwierciadło), il cui autore è stato identificato in KazimierzOgiński (Rudnicka 1964) oltre all’elegante stemma della famiglia Branicki (della cui biblioteca il manoscritto faceva parte), riporta tre motti versificad, una dedica e una introduzione. L’introduzione presenta i motivi per cui il traduttore intraprende la sua opera; parla in modo genérico del

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romanzo, genere che descrive le alternanze della fortuna nonché rende omaggio al dedicatario. Due versioni prosastiche della Dianea, e la traduzione del Cretideo riportano in margine „argomenti”, correzioni,spiegazione delle parole difïicili e nomi dei personaggi in azione.Questi interventi sembrano volerfacilitare la lettura dei testi, che presentano una forte complicazione della trama. Essi ci aiutano a identificare il pubblico a cui è dedicato il testo, un pubblico medio-basso di cerchia familiäre o amicale.Nel caso del Cretideo leannotazioni in margine potranno, si spera, fornire una qualche notizia sull’identità del traduttore. Questo averrà, quando si sarà effettuato il confronto con altri interventi simili in altri testi manoscritti insieme ai quali il romanzo era stato rilegato verso la fine del Seicento.

Corne si è già accennato, nello studio delle traduzioni che si sta effettuando, ha una sua importanza anche tutto cio che puô costituire il loro epitesto. Della fortuna di alcuni romanzi secenteschi europei nella Polonia del Seicento e del Settecento ci partano infatti molti autori dell’epoca come Io spesso citato Stanisław Herakliusz Lubomirski nel romanzo Rozmowy Artaksesa i Ewandra, gli autori dell’Illuminismo polacco, Krasicki o Węgierski,alcuni uomini di cultura nelle loro lettere o annotazioni in margine ai cataloghi delle loro biblioteche come Jędrzej Załuski. E’ certo che ulteriori studi potranno portare ancora alla luce dei fatti interessantissimi (cf. Sinko 1968 ; Lewański 1974: 21-22).

Ma se volessimo limitare! soltanto alio studio del peritesto delle opere preséntate (che, come si èvisto, risulta spesso incompleto sia nelleopere stampate che, ancor piii, in quelle manoscritte), siamo sicuri che esso puo fornirciancora informazioni sui fatti che accompagnarono la loronascita: autore, luogo,tempo. Questo tipo di analisici puô anche dare un certo quadro del pubblico a cui erano indirizzate e della situazione socio-culturale in cui interagirono. Nelle versioni stampate, la noncuranza per la complessità dei dati editoriali e, la frettolosità della stampa (molti furono gli errori tipografici), in quelle manoscritte il fattostesso chenon furono date ai torchi malgrado la numerosità delle copie o delle traduzioni (Dianea), testimoniano della situazione di questo tipo di letteratura e del suo pubblico. Non fu una letteratura che godeva di grande considerazione, ma fu una letteratura di svago che sottoscrivere con il proprio nome avrebbe potuto portare non tanto fama quanto piuttosto vergogna. Fu una letteratura creata spesso da dilettanti, anche donne, e indirizzata a un pubblico che abbisognava di spiegazioni in margine per capire meglio, pubblicomedio-basso, ávido di facile divertimento, un pubblico di„massa”.

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REFERENZE BIBLI0GRAF1CHE

F. Antoninę «La polemica sui romanzi religiosi: una lettera da Parigi di Ferrante Pallavicino» in Studi Secenteschi, 1990, pp. 29-85.

F. Barberi, // libro del Seicento. a cura di R. Baldacchini, Roma, i 990.

D. Conrieri, «11 „Calloandro fedele" di Gio. Ambrogio Marini» in: Giornale storico della letteratura italiana, pp. 260-91.

D. Danek, Dzieło literackie jako książka, Warszawa 1980.

G. Genette, Palimpsestes, Paris. 1982.

G. GlRALDI ClNZlO, Discorso intorno ai comporre dei romanzi, Venezia, 1554.

J. LewaŃSKI, Polskie przekłady Jana Baptysty Marina, Wrocław, 1974.

J. Miszalska, «„Koloander wierny Leonildzie" przekład ogłoszony drukiem i jego ręczne odpisy» in Pamiętnik literacki I (1995), pp. 145-58.

J. RUDNICKA, Bibliografia powieści polskiej 1601-1800, Wrocław, 1964.

Z. S1NKO, Powieść zachodnioeuropejska w kulturze literackiej polskiego Oświecenia, Wroclaw, 1968.

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