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Orazio nella letteratura polacca

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Academic year: 2022

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1 S T 1 T U T O D I S T U D 1 R O M A N I

L E O N S T E R N B A C H

O R A Z I O NE L L A L E T T E R A T U R A P O L A C C A

E S T R A T T O D A :

“ O R A Z I O N E L L A L E T T E R A T U R A M O N D I A L E ”

R O M A - M C M X X X V 1 - X I V

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I S T l T U T O D I S T U D I R O M A N I

LEON S T E R N B A C H

O R A Z I O N E L L A L E T T E R A T U R A P O L A C C A

E S T R A T T O D A :

" O R A Z I O N E L L A L E T T E R A T U R A M O N D I A L E "

R O M A - M C M X X X V I - X I V

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a c o s ,

M J M L J

Ro m a - Ti p. d e l l e Te r m ę, Vi a Pi e t r o St e r b i n i, 6

"jsąsmm s a n k

Bar Phłf. Sterabadm 4 L J w

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L a popolaritä di Orazio in Polonia si allaccia strettam ente allo sviluppo della corrente um anistica che si liberava dai lacci della Scola- stica medioevale. L ’U niversitä di Cracovia fondata dal grande Ca- simiro nel 1364 e rinnovata nel 1400 da Ladislao Jagellone preparö un terreno adatto alle nuove correnti. Gli adoratori della cultura antica, la conoscenza della quäle dall’Italia si diffuse per l’Europa, trionfarono nel 1449 per il fatto che la « Collegiatura in o ra to ria )) cominciö a prendere in considerazione oltre i prosatori medioevali anche le lezioni di retorica di Cicerone e la « Collegiatura in p o esia)) anche l’esegesi di V irgilio, Ovidio, Orazio, Terenzio, Stazio, M ar- ziale, Tibullo e Properzio.

L ’interpretazione degli scrittori antichi ancor piu restrinse la lettura dei manuali e degli autori medioevali nelle riform e dell'an­

no 1475 e dell’anno 1490. II Liber diligentiarum della facolta delle a rti che arriva indietro fino all’anno 1487 nota la prim a lezione sulla poesia venosina nell’anno 1488 nel quäle Jacopo da Gostynin com- m entó le Odi (nel semestre estivo) e Adam o da Vilna i poemi di Orazio (nel semestre invernale).

Probabilmente queste lezioni non si allontanavano molto dalla esegesi allegorica dei poeti antichi usata nel medio evo. M a nello stes- so tempo (cioe fra il 1488 e il 1490) Cracovia ebbe la possibilitä di ospitare un um anista che conosceva bene Orazio e che si sforzava egli stesso di emularlo nell’o p e ra : Odarmn libri quattuor cum Epodo et saeculari carmine (Strasburgo, 1531). Questo um anista fu il te- desco Corrado Celtis (Pickel), poeta coronato nel 1487 dall’impera- tore Federico I II . Forse solo una volta lesse nell’U niversitä di C ra­

covia, ma ebbe grande influenza sulla fondazione della cosi detta

«Societas Vistulanay) (1489) che diede impulso allo scrivere in Po-

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4 LEON STERNBACH

lonia versi latini. 11 capo della nuova scuola poetica al principio del X V I secolo fu Paolo da Crosno (m. 1517), collcyiatus minor nella Universitä. La sua mediocre poesia segue principalmente Virgilio, ma non mancano anche alcune reminiscenze di Orazio. Egli stesso, Paolo da Crosno, fra il 1507 e il 1516 commenta nell’U niversitä Claudiano, Lucano, Ovidio, Persio, Virgilio, ma si deve sottolineare che dal 1496 al 1518 il Liber diligentiarum nom ina 16 volte le lezioni su Orazio durante le quali furono interpretati i Carmi, i Serm oni e le Epistole. Ancor piu si interessó di Orazio l’allievo dell’U niversitä di Cracovia e di Paolo da Crosno, il poeta svizzero R udolfus A gri- cola itmior, il quäle, come professore straordinario di poetica, com- mentö in maniera umanistica i Serm oni di Orazio nel semestre estivo 1520.

Le successive vicende della somma scuola polacca non furono favorevoli agli ideali umanistici. Secondo alcuni circoli influenti, soltanto il ritorno alla Scolastica poteva ostacolare il diffondersi del- Teresia e del protestantism o, le lotte fra la nobilta e la borghesia, la martcanza di disciplina presso la gioventu e la troppo esuberante in- dividualitä dei professori che, provenendo spesso dalie sfere plebee, si lagnavano continuamente della loro condizione inferiore e dei ma- gri stipendi.

P er questo, press’a poco d a l!anno 1430 in poi, si pud osservare che la gioventu nobile disdegna l’U niversitä di Cracovia e per la piu gran parte va a studiare nelle U niversitä straniere, sia nelle prote­

stant! in Germania, sia, secondo l’antica usanza, nelle U niversitä italiane, dalle quali ritornava imbevuta di cultura umanistica e degli usi di societä.

II piu bei risultato di questa corrente che portava i giovani a cercare la luce della scienza in Italia fu la carriera letteraria del piu grandę poeta polacco e del piu illustre cultore d’Orazio nel X V I se­

colo, Giovanni Kochanowski.

Giovanni Kochanowski, nato nel 1530, mori nel 1584. Si iscrisse all’U niversitä di Cracovia nel semestre estivo del 1544 in etä di 14 anni e qui rimase fino alla m orte del padre che avvenne nel 1547. In questo periodo il Liber diligentiarum annota una lezione sulle Satire di Orazio, tre sulle Epistole e una speciale sulla Lettera ai Pisoni. Dopo aver compiuto ulteriori studi in Germania, il Kocha­

nowski si reco nel 1552 all’U niversitä di Padova, da lungo tempo frequentata dai Polacchi che desideravano acquistare una istruzione

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O RAZIO n ę l l a l ę t t ę r a t u r a p o l a c c a 5

superiora in Italia. All’U niversitä di Padova si perfeziono negli studi filologici sotto 1'influsso di Francesco Robertello.

In Polonia ritornó dopo 1’anno 1557 e da Padova riportö non solo un eccellente approfondim ento della scienza filologica, ma anche dei poemetti latini basati sui migliori esempi artistici della poesia antica, e una serie di elegie latine ardenti d’amore principalmente ispiratesi sulle canzoni properziane per Cintia. II verso, che per Lidia canta la M usa latina e la nuova Musa slava {Bl., I, 6, 27 : ((huic Latia ßtque recens Slavica M usa.'canit») dim ostra che il poeta anche nella lingua m aterna compose a Padova poesie erotiche. II futuro creatore della poesia nazionale deve percio essersi interessato delle dispute letterarie sull’uso dell’italiano invece che del latino che ebbe durante il suo soggiorno a Padova Sperone Speroni (1500-1584); anche per questo non si deve rilevare troppo fortemente l’influsso del Ronsard sul program m a letterario del Kochanowski. Nel viaggio di ritorno veso la patria, il nostro poeta compi per via di mare una gita a Pa- rigi ma restö ivi per poco e come turista, e non arrivö ad avere rap- porto diretto col capo della P leiade: « hic illum patrio modulantem carmina plectro... Ronsardum v i d i », dice chiaram ente il K ocha­

nowski {Bl., I II , 8, 21).

Quindi ben presto il Kochanowski si avviö per quel cammino che lo condusse alle vette del Parnasso. I versi latini, secondo le idee d’allora, consentivano ai poeti di acquistarsi dei protettori potenti e la possibilitä di far c a rrie ra : per il Kochanowski essi furono nello stesso tempo la scuola della helia lingua e dello Stile poetico nonche deH’arm onia fra il contenuto e la form a delle creazioni. Gli esercizi lunghi e faticosi su queste basi della buona poesia gli facilitarono il passaggio alla lingua polacca, ma il nostro poeta ebbe un compito assai piti difficile di quello che abbia avuto per esempio in Francia il Ronsard, il quäle, colla cooperazione della Pleiade e coH’aiuto dell’arte educata sugli esempi antichi, perfeziono soltanto gli elementi pristini della poesia francese. II Kochanowski non trovö invece questa tradi- zione. Nella poesia polacca sia profana che sacra trovö soltanto versi abbastanza rozzi che avevano prim a di tutto uno scopo pratico e lasciö dietro a se una poesia feconda e ricca, che puö paragonarsi alla contemporanea poesia francese.

Come guida sulla strada verso la gloria il Kochanowski scelse Orazio cui si sentiva simile per natura e le cui poesie gli erano, se­

condo le sue parole {M use, 387), ((piu care dell’oro ».

Poco dopo il ritorno in patria, egli stampö (nell’anno 1558) la

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6 LEON STERNBACH

Cansone sul Diluvio, imitazione della seconda ode del I libro di O ra z io : « Jam satis terris nivis atque d ira e)). II Kochanowski sosti- tui allo straripam ento del Tevere quello della Vistola, e invece del mito di Deucalione usö il racconto biblico del diluvio dei tempi di Noe. Siccome le cronache contemporanee non tram andano notizie di qualche grande straripam ento della Vistola, si deve supporre che Kochanowski abbia im portato da Padova la fnizione poetica — e che poco gli interessasse descrivere un avvenimento reale, lo insegna la redazione posteriore ( Canzoni, II, 1), nella quäle per ovviare alla rim a zoppicante (( W isla-w yszla » (la Vistola straripö) — cambiö il testo in (( W ilna-silna » (V ilna-forte), mettendo il fiume lituano Vilna al posto di quello polacco Vistola.

Del resto, il nostro poeta usö sotto questo aspetto il metodo del suo modello, poiche anche nella stro fe di Orazio (v. 13 e segg.) (\ vidim us flavum Tiberim retortis — litore Btrusco 7/iolenter undis

— ire deiectum m onum enta regis — templaque V e sta e )), dobbiamo attribuire un valore estensivo al vocabolo v id im u s : la nostra gene- razione ha visto.

A me sembra che, scegliendo appunto questa poesia, che dopo l’ode d ’introduzione (1, 1: ((Maecenas atavis edite regibus y>) apre la prima raccolta di canzoni di Orazio, il Kochanowski abbia voluto sottolineare che il suo ideale era di m isurarsi nella lingua polacca col lirico venosino. Egli continuö pertanto questo lavoro fino alla morte, correggendo pazientemente e con scrupolosa esattezza il testo dei lavori. Soltanto nel 1585 uscirono due libri di Canzoni compren- denti insieme 49 (25 -f- 24) poemi, e nei Vram m enti editi nel 1590 troviam o nove altre canzoni.

Non e stato fatto finora attenzione a questo particolare che il totale e di 58 poesie, cioe quante sono contenute nei primi due libri di O razio ( 3 8 + 2 0 ) . Non divido perö l’opinione che con le nove can­

zoni pubblicate nei Fram m enti il Kochanowski tendesse a creare un complesso di quattro libri sull’esempio del poeta romano. Q uesta ipotesi deve tener conto della mancanza di 45 canzoni contenute nei libri I I I e IV di Orazio.

II Kochanowski finisce il secondo libro delle Canzoni colla pa­

ra f rasi della poesia oraziana ( Citrin., II, 20) a N o n usitata nec tenui ferary>, che chiude il libro I I del Venosino. II posto di Mece- nate e preso dal vescovo Pietro M yszkowski, per m erito della cui protezione ed amicizia il Kochanowski ebbe assicurata l’esistenza materiale e l ’accesso alla Corte reale. I versi 17-20 dell’originale:

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ORAZ CO NĘLLA L I T E R A T U R A POLnCCA 7

((M e Colchus et qwi dissimulat m etum — M arsae cohortis Dacus et ultim i — noscent Geloni, m e peritus — discet H iber Rhodanique p o to r )>, nel ri facimento polacco suo n an o : « D i me saprä Mosca e sapranno i T artari, e gli Inglesi abitanti del mondo diverso, mi co- nosceranno il Tedesco e il valoroso Spagnuolo e mi conosceranno colom che bevono dal profondo fiume Tevere ».

Deve colpire la mancanza di allpsione ai Francesi, tanto pin che Orazio non dimentica i Galii ( Rhodanique potor).

Non regge l’osservazione che pei Francesi fortuitam ente non c’era p o sto ; m ettere la parola « F ra n c e se » (Francur) invece di « T e­

desco » (N iem iec) non avrebbe provocato nessuna particolare diffi- coltä m etrica e per di pin 1’influenza del pensiero tedesco ai tempi del Kochanowski non presentava in Polonia un m aggior valore di quella francese. Io da questo fatto traggo invece la conclusione che la can- zone sia stata composta dopo il 1574 nel quäle anno il re Fnrico di Valois nascostamente fuggi dalia P o lo n ia ; certo 1’orgoglio nazionale del Kochanowski fu molto offeso da questo aw enim ento specie dopo 1’apparizione del maligno libello del poeta Filippo Desportes A dieu ä la Pologne, che provocö un’aspra replica in tito la ta : Galio crocitanti.

Con questa tesi si accorda anche il Salterio dedicato allo stesso M yszkowski, cioe la traduzione poetica dei Salmi di Davide nella edizione del 1575.

Ai tempi padovani risalgono a mio parere anche tre canzoni (I, 7; II, 21, e fr. 32) basate su m otivi del Petrarca. Evidentemente ram m irazione per il P etrarca istillatagli dalio Speroni, dovette spin- gere il Kochanowski a servirsi poetando della lingua nazionale e il pellegrinaggio alla tomba del poeta ad A rquä costituisce un chiaro segno di omaggio per il cantore di Laura.

N on e peró escluso che, non essendo rim asto il Kochanowski impressionato troppo del sentimentalismo del poeta italiano, il P e­

trarca lo abbia invece rafforzato nel suo culto per O razio attraverso l’entusiastica lode del Y enosino: A d H oratium Placcum, lyricum poetam, che e la decima del X X V libro delle Familiäres. Dal settimo verso di essa il Kochanowski scrisse il suo m o tto : ((te nunc dulce se q u i». F che il poeta italiano gli fosse noto lo deduco anche dal verso 137: « sic m e grata łyrae fila trahunt tu a e )), che ha riscontro nel verso col quäle il Kochanowski nel poema M use defini 1’ingegno lirico di O ra z io : (( fattore dei fili latini dolcemente echeggianti», verso che non trova un parallelo convincente nei versi di Orazio

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8 LEON STEENBACH

(Bpistulae, libro II, 1, 224 segg.) «.cum lamentannir non adparere labores — nostros et tenui deducta poemata ß o »,

All’imitazione oraziana tese il Kochanowski con diligente lavoro di perfezionamento linguistico e stilistico. Considerö che col fare nello stesso tempo della poesia latina ispirata ai motivi di Orazio egli poteva sollevare il valore artistico delle creazioni polacche. Com- pletö egli quindi i suoi m ateriali padovani con nuove elegie ed epi- grammi, che trovarono posto nell’edizione completa intitolata Ble- giarum Ubri I V . Foricoenia sivi Bpigram m atum libellus dell’anno 1584. Come nel prim o e nel secondo libro, le elegie d’amore per Lidia si svolgevano a Padova sul modello di Properzio, cosi i poemi erotici del libro terzo su Pasiüla, cioe su D orotea Podlodowska, che egli conobbe soltanto dopo il ritorno in patria e poi sposö, portano chia- ramente gli inüussi di Orazio (cfr. I II , 1, 9, 10, 11, 15).

A ncora piu apertam ente Kochanowski im ita i Carmi di Orazio nelle dodici odi stampate nel 1580, in tito la te : Byricorum libellus, dove il modello prim itive di sei canzoni politiche e costituito dalle cosi dette Odi romane del Venosino ( C a r m III , 1-6). Questo sforzo artistico conscio dello scopo rafforza i fondamenti della sua lirica polacca modellantesi principalmente sul Venosino.

T u tta la creazione letteraria del Kochanowski nella veste polacca m ostra numerose reminiscenze di Orazio, ma specialmente la raccolta delle Canzoni ci m ostra l’essenziale campo di lavoro del piu grande lirico polacco dei suoi tempi, al quäle m aestro e guida fu Orazio.

Troviam o in questo campo alcuni esempi di rifacim enti liberi e para- frasi, m a anche una serie di creazioni originali tessute sul canovac- cio dei motivi oraziani. Come presso il poeta romano, vi troviamo accanto a 24 canzoni erotiche, canzoni patriottiche, religiöse, medi­

tative, poi canzoni di societä e sulla natura.

Gia nel 1562 la gloria del Kichanowski presso i suoi connazio- naii era aff er m ata e col passare degli anni aumentö continuamente.

Sotto questo aspetto l’Oraziano polacco fu piu fortunato di Orazio, che ebbe in vita il riconoscimento soltanto di alcune sfere non nu­

merose della cerchia culturale di Roma. Ciö potrebbe sembrare strano se ricordiamo che la prim a edizione delle Canzoni apparve nella stampa un anno dopo la m orte dell’autore ei i Bram m enti e il poema M use soltanto nel 1590. II Kochanowski non si decideva facilmente a stam pare i suoi lavori, continuamente li rivedeva e snelliva, ma inviava le copie agli amici e conoscenti e in seguito a questo era costretto talora, contrariam ente alla sua volontä, a scrivere anche

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ORAZIO NELLA LKT-TERATU RA POLACCA 9

poesie d’occasionc per incarico di qualcuno, poesie che egli stesso di- sprezzava, non ascrivendo loro il valore dei fru tti nati dall’ispira- zione poetica.

A ttraverso le poesie di cui dicevamo piü sopra pervenne a cono- scere divers i poemi del Kochanowski il suo contemporaneo, per quanto piü giovane di lui, Nicolo Sep Szarzynski, nato intorno al- 1’anno 1550, e che nel 1581 era gia morto. Le sue poesie, pubblicate nel 1601 dim ostrano che nel sedicesimo anno di vita egli si diede a d im itare la lirica di Orazio eon un poema sul valoroso cavaliere Federico H erburt, caduto nel 1519 nella lotta coi T a rta ri (n. 18 Sinko). Con questo stesso spirito scrisse anche alcune piü ampie canzoni patriottiche basate su motivi di Orazio in onore dell’onestä (n. 17), in onore di Stanislao Struś, m orto nel 1571 (n. 1571) e del re Stefano Batory (n. 20). Dal Kochanowski lo differenziano la lapidarietä e il conciso stile che a lui mancano, e nella dizione, piu del predecessore lo Szarzynski dimostra la sua tendenza ad imitare O razio nell’abbondanza di epiteti, ma l’epigono si distingue per la mancanza di classica chiarezza, semplicita ed armonia.

Lo Szarzynski e gia il precursore del Barocco che ha dato una im pronta caratteristica alla poesia polacca del diciassettesimo secolo.

Al principio di questo secolo diede un grandę impulso agli studi ora- ziani in Polonia 1’opera H oratius Placem tradotto fra i dolori del carcere di Mosca, per lenirli (Cracovia, 1609). L ’autore era Seba­

stiano Petrycy, nato nel 1554 che nell’anno 1590 consegui la laurea in medicina a Padova ed ebbe una posizione elevata non solo come dotto medico ma anche come filosofo e pedagogo. A lui la letteratura polacca deve essere grata della prim a versione di alcune opere di Ari- sto tile; la prima traduzione delle Odi e degli Bpodi di Orazio sorse nella solitudine del carcere nel quäle per ragioni politiche era stato rinchiuso come compagno di viaggio di Giorgio Mniszech, il quäle era andatd nel 1606 a Mosca per il m atrim onio di sua figlia M arina collo zar Demetrio Samozwaniec. II Petrycy fra gli affanni di un anno e mezzo di carcere trovö sollievo nella traduzione di Orazio.

Evidentemente aveva presso di se le Canzoni e i Fram m enti del Kochanowski, poiche non tradusse in polacco le poesie gia tradotte dal predecessore.

II Petrycy non da delle traduzioni letterali, m a piuttosto delle parafrasi oraziane, perche molto piu liberamente che nel Kocha­

nowski il testo deH’esemplare si perde nelle considerazioni cristiane

•e nell’accenno ad aw enim enti contemporanei. Egli stesso sentiva di

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1 0 LEON STERNBACH

non avere un talento poetico sufficiente all’impresa, m a la sua opera trovö numerosi lettori e spinse alla diligente lettura della lirica oraziana.

Piü fedelmente sl studio di rendere 1’originale Giovanni Libicki, segretario del re Ladislao IV (1647), ma il nuovo traduttore si servi di una edizione latina, dalla quäle erano stati tolti i passi e le odi troppo volgari e immorali. In questo periodo la scuola era nelle mani dei Gesuiti fatti venire dall’H osius in Polonia nel 1565. I Ge­

suiti si occupavano diligentemente di togliere dai libri pagani tutto ciö che non fosse in arm onia coll’etica cristiana. N onostante queste tendenze la scuola gesuitica non fu di ostacolo allo studio degli auto- ri classici, anzi si deve sottolineare che i Gesuiti nella loro lotta per la Ri form a si servirono abilmente dell'arm a dell’Umanesimo contro i nemici della Chiesa cattolica.

Pbiche i protestant! alla fine del X V I secolo in divers! paesi vo- lentieri componevano poesie di carattere oraziano in veste latina, i Gesuiti si sforzarono di opporvi poesie di simile carattere conformi allo spirito cattolico e dobbiamo ringraziare questo sistema, se il popolo polacco ha dato il piü grandę di tutti gli oraziani che scrissero in latino, e cioe il gesuita M atteo Casimiro Sarbiewski

(1595-1640).

II Kochanowski aveva dato un m isurato indirizzo cristiano al- l’Umanesimo, benche nella raccolta Lyricorum libellus, e specialmen­

te nell’ode seconda egli contrapponga esplicitamente ai falsi dei pa­

gani l’unico Dio cristiano; lo stesso si puö dire di Simone Szymo- nowicz (Sim on Simonides, 1558-1629), che diede prova del contatto piü stretto della lirica venosina nell’opera Flagellum livoris, continens omnia fere m etrorum genera, quibus usus est H oratius (1588).

I precetti della dottrina gesuitica furono esposti soltanto alla fine del X V I secolo in un ciclo anonimo di sette odi religiöse, can- tanti la vita di Cristo. II titolo Septem* sidera fece1 si che il prim o edi- tore Giovanni Brozek (Joannes Broscius, 1585-1652) considerasse il grande Nicolö Copernico (1473-1543) corne autore delle canzoni piene di reminiscenze di Orazio. Oggi, dopo le esaurienti ricerche del mio scolaro Giorgio K rokow ski riassunte nel lavoro D e septem sideribus, quae Nicolao Copernico vulgo tribuuntur (Cracovia, 1926), non c’e nessun dubbio che abiamo da fare con un frutto della poesia ispirata dalla scuola gesuitica.

L ’esponente classico di questä scuola letteraria fu il Sarbiewski, il quäle ha voluto mettersi in gara con Orazio, come pare, special-

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OEAZIO N EL LA LETTERATURA POLACCA 11

mente per prendere nelle scuole il posto del poeta pagano e apposta chiuse la raccolta della sua lirica eon quattro libri di odi e una di epodi. I contemporanei in patria e all’ester o lessero eon entusiasmo le sue canzoni: U go Grotius disse di l u i : « non solum; aeqnavit, sed interdum superavit Plaecum x>. A ll’occhio della critica questa lode deve essere assai lim itata; la lingua del Sarbiewski e talora priva dell’eleganza del modello, la fraseologia e spesso oscurata da una fan- tasia troppo ardita, ma nonostante questi difetti 1’autore nel com- plesso m erita di essere chiamato H oratius sarmaticiis, come lo dębni 1’ammirazione di molte generazioni. Non lo eguagliarono per talento poetico i numerosi im itatori che la Polonia diede nel X V II secolo, non lo eguagliarono nemmeno i pin noti oraziani stranieri come Jacopo S. J. di Baviera (1604-1668), o Simone Kettenbacher, Bene-

dettino austriaco (1634-1706), che, del resto, attinsero anche alla fon te della poesia del Sarbiewski.

Alla meta del secolo X V II nella letteratura polacca appare per la prim a volta la satira come nuova espressione letteraria. Creatore di poemi, che hanno per esempio gli scrittori romani, fu Cristoforo Opaliński (1610-1656) nell’o p e ra : Satire o aw ertim en ti per correg- gere il governo e i costumi polacchi (1650). II successo di questa pub- blicazione e dim ostrato dal fatto che nel 1698 ne erano gia apparse otto edizioni. II contenuto e le idee sono per lo piu attinte da Giove- nale, e per questo 1’autore ha il soprannome di Iuvenalis redivivus, m a anche Orazio e Persio ispirarono l’Opalinski. Interessante e anche il fatto che il fratello minore del poeta, Luca Opaliński (1612- 1662), per primo trasse ispirazione dalia Lettern ai P isoni per espri- mere in veste poetica le sue idee sulla p o esia: il lavoro Poeta- non ha avuto perö grandę successo, perche fu stam pato solo nel 1788.

Nella seconda metä del X V II secolo la lirica di Orazio trovö un im itatore di una certa im portanza in Vespasiano Kochowski (1633-1700), la cui opera: U o siarę non osiante (1674) contiene cinque libri Lyricorum polonorm n; il poeta trasse nell’orbita dei suoi modelli oltre il Venosino anche le opere del Kochanowski, che egli chiamo « atam ano dei poeti polacchi)).

L a decadenza della Repubblica śotto il dominio della dinastia Sassone (1697-1763) significo anche lo scomparire della piu seria produzione letteraria, specialmente nel campo della poesia. Soltanto nella seconda metä del X V III secolo comincia una corrente verso il Rinascimento di un gusto migliore sotto 1’influsso della letteratura francese; invece, un grandę sviluppo della scienza e dell’arte sotto

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1 2 LEON STERNBACH

il regno di Stanislao A ugusto Poniatow ski (1763-1794) risplende sugli Ultimi tre decenni della Polonia indipendente.

U n terreno adatto per questo rinascimento letterario all’epoca dell’ultimo Re fu preparato dalla ri form a delle scuole piaristiche, compiuta nel 1753 da Stanislao K onarski (1700-1773). II riform a- tore senti giustamente che accanto a V irgilio appartiene ad Orazio il posto di m aestro di patriottism o e di virtü patrie.

Le sue Opera Urica composte nel 1767 e, a dire il vero, piutto- sto mediocri im itano il Venosino, m a grazie all’impulso del K o­

narski Giuseppe E pifanio M inasöwicz (1718-1763) pubblicö la tra- duzione polacca di molte odi nell’anno 1755-56 e M artino M atusze- wicz (1714-1773) fra il 1752 e il 1766 fece le parifrasi della Satire.

Soltanto all’epoca di Stanislao Augusto toccö ad Orazio il com- pito di nutrire le anime. II piü grande merito nel rinnovam ento degli studi oraziani e da attribuirsi. ad Adamo Naruszewicz (1733-1796).

L ’edizione della versione di tutte le odi e gli epodi avvenuta nel­

l’anno 1773, nella quäle, oltre le traduzioni dello stesso Naruszewicz^

furono comprese andre traduzioni polacche del Minasöwicz e di altri neoumanisti, diede un impul so sempre m aggiore ai nuovi nu- merosi sforzi in questo campo. Le satire di Orazio furono di mo- dello al Naruszewicz attraverso cinque lavori originali nei quali l’autore condannö i peccati politici e i difetti sociali della sua gene- razione. II migliore rappresentante della nuova corrente fu Ignazio K rasicki (1735-1801). La sua ricca ereditä letteraria, caratterizzata da una lingua semplice e pura, da una tecnica elegante del verso e da u n ’attraente soavita contesta di una grazia naturale e di un umo- rismo imbevuto di allegria ironica, dimostra un grande influsso di Orazio, della cui lettura, corne lo stesso K rasicki ebbe a dire, ((non si puö mai saziarsi ». Specialmente le ventidue Satire e alcune E pi­

stole costituiscono la prim a prova di questo nuovo indirizzo della letteratura polacca.

Accanto al ((principe dei poeti contem poranei)), fra i mag- giori talenti emerse Stanislao Trembecki (1735-1812) che felice- mente usö diversi motivi delle Satire e delle Epistole del Venosino.

Dopo la catastrofe delle spartizioni, i patrioti cercarono spesso eon forto e sostegno morale in V irgilio e in Orazio e certamente non e opera del caso se la Cawsone delle legioni di Cipriano Godebski (1765-1809) dell'anno 1805 si fregia del m otto: « No.v erat et caelo fulgebat luna sereno » (E p o d 15, 1).

F u una fortuna per la Polonia che nell’epoca delle spartizioni I

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ORAZIO N ßLL A LETTERA TU RA POLACCA 13

poeti e i m aggiori prosatori elevasse.ro, sostenessero e proteggessero i sentimenti patriottici della societä.

II piu grandę di essi, Adam o Mickiewicz (1798-1855) rimase sotto il fascino di O razio dalia giovinezza sino alla fine della vita.

In diverse produzioni del « vate del popolo polacco)) troviam o rifłessi della poesia di Orazio, il cni gran valore fu dal Mickiewicz sottoli- neato nelle lezioni da lui tenute a Losanna e al College de France.

U no speciale Interesse per Orazio attestano le traduzioni e i rifa- cimenti letti negli anni 1818 e 1819 nella Societä dei Filom ati; giä poeta m aturo, il Mickiewicz compose una parodia piena di umori- sm o del c a rm e : ((F x e g i m onm nentum aere perennius» ( III, 30), e la sua gioia per la presa di Bom arsund egli espresse m u n ’ode latina in onore di Napoleone III, che dim ostra la sua fam iliaritä eon la m usa di Orazio.

Non si e studiato hno adesso, nei m aggiori scrittori del X IX secolo, la risonante eco di Orazio, ma basta ricordare che un ornag- gio al Venosino, eon la traduzione dei singoli suoi lavori, fu reso fra gli altri da Luciano Siemienski (1809-1877), da Cipriano N o r­

wid (1821-1883), da Adamo A snyk (1838-1897), da Enrico Sien­

kiewicz (1846-1916), da Luciano Rydel, e da Yladim iro T etm ajer (1862-1923). T ra i poeti recenti piu di tutti si aw icino ad Orazio L uigi Girolamo M orstin, che da una serie di anni stampa delle tra ­ duzioni perfette, e che nel 1932 pubblico un bellissimo studio su Orazio intitolandolo: Bece poeta.

Le o n St e r n b a c h.

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