• Nie Znaleziono Wyników

Il manoscritto Hamilton 112, composto tra il 1452 e il 1469, si collo-ca in un momento particolarmente signifi collo-cativo della storia lingui-stica e letteraria, storia a cui bisognerebbe dare uno sguardo, prima di passare alla descrizione del testo e della sua lingua.

L’Umanesimo nell’Italia settentrionale si sviluppò in primo luogo nei centri in cui durante il Trecento era ben radicata una forte tradi-zione di studi classici e in cui era ancora vivo il ricordo dell’insegna-mento di Petrarca. Presso le corti nacque l’umanesimo cortigiano, fa-vorito da famiglie nobili signorili, come i Visconti di Milano, gli Este di Ferrara, i Medici di Firenze, e dai grandi educatori come Guarino Veronese e Vittorino da Feltre, promotori di una vivace cultura uma-nistica a Ferrara e a Mantova.29 Tra i vari centri in cui si sviluppava la cultura umanistica si stabilirono fi tti contatti e scambi, frequenti erano i trasferimenti da un centro all’altro. Rispetto al passato, gli intellettuali si sentivano meno radicati nelle loro città e nel loro am-biente di provenienza, alcuni di loro non esitavano ad intraprendere una vita errabonda e tentativi riformatori30.

Bornio da Sala legò la propria esistenza a Bologna e Ferrara, cen-tri che nel Quattrocento si infl uenzarono a vicenda per via della loro vicinanza geografi ca. Tra le due città si possono notare tuttavia diff

e-27 Cfr. P.O. Kristeller, Vita attiva e contemplativa in un brano inedito di Bornio da Sala e in San Tommaso d’Acquino, in: Studies and Renaissance Th ought and Let-ters, Roma, 1996, pp. 192-196.

28 A. Bocchi, op.cit., pp. 157-228.

29 G. Ferroni, Storia della letteratura italiana 1. Dalle origini al Quattrocento, Torino, Einaudi, 1991, p. 343.

30 Bocchi in merito menziona le personalità di Stefano Porcari e Cola Montano, op.cit., p. 171; cfr. anche: E. Raimondi, Codro e l’Umanesimo a Bologna, Bologna, Il Mulino, 1987, pp. 41-61.

CAPITOLO I 19

renze signifi cative soprattutto sul piano politico-culturale. La prima, quella più rilevante, riguarda l’organizzazione dello stato e del potere:

a Ferrara la signoria degli Este, che aveva radici duecentesche, nel Quattrocento cominciò a dominare sul territorio, appoggiandosi alle famiglie aristocratiche. Nella non molto distante Bologna il clima politico era ben diverso, essendo stata per secoli centro universitario di grande rilievo, conquistò importanza principalmente grazie allo sviluppo delle materie universitarie.

Negli studi sulla nascita e sullo sviluppo del movimento rinasci-mentale nel Quattrocento, il primo Quattrocento bolognese non ha goduto, e tuttora non gode, di grande attenzione. Ciò è dovuto forse al fatto che Bologna, vista come priva di elementi originali, non ha ricoperto un ruolo da protagonista nell’ambito del movimento in-tellettuale, che trovò piuttosto i suoi centri a Firenze e in altre città toscane e in alcune corti dell’Italia settentrionale e centrale.31

Nonostante ciò, la cultura umanistica si sviluppava in maniera vivace anche a Bologna, che fi gura comunque tra i centri più impor-tanti dell’Italia settentrionale. Per la sua posizione particolare, Bolo-gna ha sempre ricoperto un ruolo di intermediario tra Firenze e la cultura dell’area padana e veneta. Nonostante questo, all’inizio del Quattrocento rimaneva ancora fortemente legata a molte delle sue tradizioni comunali e, tra le istituzioni, l’università ricopriva un’im-portanza fondamentale. Il mondo universitario restava sempre al-quanto estraneo alle tendenze più vive della cultura umanistica, più strettamente legato all’insegnamento della fi losofi a aristotelica, della medicina o del diritto e spesso era indiff erente allo sviluppo delle nuove discipline, quali letteratura e fi lologia. Le università, inclusa quella bolognese, sembravano proseguire le tradizioni medievali e intrattenevano scarsi contatti con la cultura umanistica. Solo nella seconda metà del Quattrocento le materie universitarie cominciaro-no a svilupparsi con un nuovo vigore.32

31 L. Pesavento, Bornio da Sala: cultura umanistica e impegno politico nella Bo-logna quattrocentesca, in: Studi di storia medievale e di diplomatica, 9, 1987, p. 135.

32 G. Ferroni, op.cit., p. 310.

La seconda metà del Quattrocento e gli inizi del Cinquecento co-stituirono una tappa essenziale per Bologna e per la sua cultura in generale. Tra i punti di eccellenza, degni di essere ricordati, possia-mo menzionare la nascita di vivaci cenacoli letterari, l’insegnamento di grandi maestri, gli inizi della stampa, tutti i fenomeni che contri-buirono alla fi orente stagione della città.33

Caratteri diversi aveva la corte estense, dove agli inizi del Quat-trocento si sviluppò un Umanesimo cortigiano e dove la letteratura veniva concepita come ornamento e sostegno del potere signorile.

Il rapporto con i signori e le corti diventava determinante per ogni attività culturale e poco a poco venne a precisarsi meglio il legame tra l’organizzazione della vita culturale e le esigenze della corte e del sovrano. Nacque la fi gura del principe che incarnava l’ideale del sov-rano umanistico. Le corti favorivano lo sviluppo della cultura, in quanto molti principi e signori appoggiavano in vari modi gli uma-nisti, impegnandoli con funzioni di propaganda, con compiti peda-gogici, perfi no come cancellieri e diplomatici.

A Ferrara si formarono nuove generazioni di intelletuali, radica-te nella corradica-te degli Esradica-te. Lo sviluppo della cultura fu sosradica-tenuto tra l’altro dai marchesi Leonello e Borso (che ottenne il titolo di duca di Ferrara) e dal duca Ercole I, i quali furono mecenati e prottettori degli artisti e delle arti.34 Nel Quattrocento Ferrara diventò luogo di passaggio e soggiorno di numerosi intellettuali di varia provenienza.

Alla corte estense erano inoltre legati anche alcuni notai bolognesi35. Questo potrebbe avvalorare l’ipotesi secondo la quale molto spes-so gli studiosi bolognesi, vista la vicinanza geografi ca tra le due cit-tà, venivano chiamati alla corte del duca, incoraggiati dalla politica dei principi, che con onori accoglievano e appoggiavano vari artisti e letterati. Si può ipotizzare che proprio per questo motivo Bornio da

33 G.M. Anselmi, S. Giombi, Cultura umanistica e cenacoli artistici nella Bolo-gna del Rinascimento, in: BoloBolo-gna e l’Umanesimo, Nuova Alfa Editoriale, BoloBolo-gna, 1988.

34 Ibidem, p. 377.

35 Ferroni ne menziona uno, Giovanni Sabbadino degli Arienti, autore di una raccolta di novelle, Le Poretane, dedicate al duca Ercole I, cfr. G. Ferroni, op.cit., p. 376.

CAPITOLO I 21

Sala abbia composto il suo trattato e lo abbia dedicato al duca Borso, con lo scopo di ottenere un trattamento privilegiato presso il duca stesso o semplicemente per ottenere un compenso per il suo lavoro.

Sembra proprio che anche lui, uno dei più conosciuti e importanti giuristi bolognesi dell’epoca, fosse fortemente legato sia a Bologna, città che infl uenzò la sua formazione professionale, che a Ferrara, dove molto probabilmente cercava la possibilità di proseguire l’atti-vità letteraria.36 Sembra che il suo atteggiamento fosse consueto per chi avesse incharichi e proprietà a Bologna e di conseguenza non avesse intenzione di condurre una vita vagabonda e instabile fuori dalla città.

È tuttavia impossibile precisare con certezza dove si trovasse Bor-nio al momento della stesura dei suoi trattatelli sul principe e in che rapporto fosse con il governo di Bologna e con il duca di Ferrara.

I contatti di Bornio con Leonello d’Este attraverso Giovanni di Gia-como Griff oni sono aff ermati in una lettera, databile tra il 1435 e il 1450.37 Come sostenuto già da altri,38 Bornio conobbe anche perso-nalmente il successore di Leonello, Borso d’Este. Ciò avvenne pro-babilmente nel 1459, quando egli si trasferì a Ferrara per un breve periodo con il sostegno del papa Pio II, in seguito al suo inopportu-no intervento contro la corruzione cittadina bolognese. Non fu il suo primo soggiorno alla corte estense, come riportano altre fonti,39 con ogni probabilità nel 1440 assunse una carica temporanea alla corte, legata a funzioni giuridiche. La scelta di Ferrara come luogo di per-manenza temporanea era più che naturale, soprattutto per la sua vi-cinanza, per la concorrenza dello Studio bolognese con quello ferra-rese e infi ne per la politica estera di Borso, chiaramente antisforzesca

36 Secondo A. Bocchi, con ogni probabilità Bornio compose il trattatello in volgare nell’ultimo decennio della sua vita. Vista la sua avanzata età e la scarsa sa-lute in quel periodo, si può presumere che Bornio si aspettasse dal duca ferrarese un’elargizione in denaro piuttosto che un trattamento privilegiato presso la corte;

A. Bocchi, op.cit., p. 166.

37 A questo proposito si veda: A. Bocchi, op.cit., p. 163; B. Bianchi, op.cit., pp. 21-22.

38 A. Bocchi, op.cit., p. 158.

39 Ch. Ghirardacci, op.cit., p. 68.

e antifi orentina, favorevole alla Sede apostolica e di conseguenza in linea con il giudizio del nostro giurista.