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Il codice in volgare con la segnatura Hamilton 11219, appartenente alla collezione dei manoscritti italiani della Biblioteca di Stato di Ber-lino è un codice membranaceo della seconda metà del Quattrocento, formato da 61 carte, vergato da una sola mano in scrittura umani-stica rotonda20. Nel complesso il codice si presenta in ottimo stato di conservazione. È un manoscritto non particolarmente decorato, solo al f.1r è presente l’iniziale S in oro, riccamente ornata (fi no alla

17 Le rassegne di G. Ferraù, Bartholomaei Platinae, De Principe, Palermo, Il Vespro, 1979; e di F. Gilbert, Niccolò Machiavelli e la vita culturale del suo tempo, Bo-logna, Il Mulino, 1964, confermano la precocità del trattato di Bornio in quel periodo.

Rimane poi la questione dell’‘accusa’ di A. Bocchi a Bornio di aver compiuto un plagio durante la stesura del trattato; lo studioso si chiede fi no a che punto possiamo parlare di aggiungere un nuovo tassello alla tradizione della trattatistica sul principe se l’intero componimento che costituisce l’oggetto della nostra analisi, risulta copiato largamente da altre fonti. Cfr. A. Bocchi, op.cit., p. 164. Nel presente lavoro il testo di Bornio viene considerato un’opera autonoma e completa.

18 La chiesa di San Cristoforo alla Certosa fu fondata come monastero certosino nel 1452 per volere del duca Borso d’Este, e proprio da lui fu dotata di libri miniati.

19 Per una breve descrizione del codice si confronti P.O. Kristeller, Iter Italicum III, London, Th e Warburg Inst., 1983.

20 Tutti e due gli esemplari di dedica sono composti in scrittura libraria, molto elegante, sui larghi margini.

5a riga).21 Sui suoi margini sono collocate note eseguite dalla stessa mano in inchiostro rosso indicanti nomi di personaggi o luoghi im-portanti del testo.22

È un idiografo, cioè un codice eseguito sotto la supervisione diretta dell’autore, il che è confermato dalla lettera di dedica autografa allega-ta al manoscritto a f. 61. Lo conferma anche il colophon a foglio 59v:

Inclite celsitudinis V[estrae] fi lius ac servitor. Bornius de sala. La lette-ra di dedica è databile tlette-ra il 1452, quando Borso d’Este diventa duca di Ferrara, e il 1469, data di morte dell’autore. È un esemplare di dedica al duca Borso d’Este di Ferrara, che fu il destinatario e proba-bilmente il primo proprietario del codice; esso non reca un proprio titolo ma può essere identifi cato come il trattato sui doveri del sovra-no, di cui l’autore argomenta.

Subito dopo la morte di Borso, il codice venne custodito presso il convento di San Cristoforo di Ferrara e dopo un periodo relativa-mente lungo passò alla Biblioteca Costabiliana23. In seguito, il mano-scritto è appartenuto alla collezione di Alexander Douglas, decimo duca di Hamilton. Dopo la sua morte il codice fu acquistato dalla Preussische Staatsbibliothek di Berlino, dove attualmente viene cu-stodito.

21 Secondo A. Bocchi, lo stile dell’iniziale fi ligranata è identifi cabile con la scuo-la ferrarese, cfr. R. Cipriani, Codici miniati dell’Ambrosiana, Vicenza, Neri Pozza, 1968, p. 146; e H.J. Hermann, F. Toniolo, La miniatura estense, Modena, Panini, 1994, p. 146.

22 A. Bocchi sostiene che le note sui margini sono autografe. Tale conclusione deriva dal confronto delle note stesse e della lettera di dedica allegata al codice, scritta dalla mano stessa dell’autore. A. Bocchi, op.cit., p. 164. Per quanto riguarda invece il codice cracoviano ital. oct. 11, la mano del copista è diversa da quella del copista del ms. Hamilton 112. L’iniziale S del ms. cracoviano è pure decorata ricca-mente, le note sono contemporanee al copista, scritte dalla sua mano, tuttavia, dopo aver messo a confronto le due scritture è evidente che i due copisti erano diversi, la mano del ital. oct. 11 sembra più rotonda, vi sono presenti più abbreviazioni e anche più errori.

23 Cfr. Catalogo della prima parte della biblioteca appartenuta al Sig. March.

Costabili di Ferrara, Bologna, 1858, p. 38.

CAPITOLO I 17

Presso la Biblioteca Jagellonica di Cracovia viene conservato, con la segnatura ms. ital. oct. 1124 un altro codice contentente l’opera di Bornio da Sala, quasi identico all’Hamilton 112 e composto nello stesso periodo. Il codice cracoviano appartiene alla cosiddetta col-lezione berlinese dei manoscritti rinvenuti nei territori incorporati nel 1945 nella nuova Polonia del secondo dopoguerra, attualmente depositati e conservati presso la Biblioteca Jagellonica di Cracovia.25

Considerando i numerosi errori di copia che presenta, il testi-mone ital. oct. 11 (cfr. a f. 3r ‘restoreno’ invece di ‘restarono’, a f. 11r

‘hononore’ per ‘honore’, a f. 20v ‘mutare’ per ‘murare’, a f. 24v ‘me-mora’ per ‘memorata’, a f. 27r ‘pareno’ per ‘parono’, ecc.26) può essere classifi cato come trascritto da Hamilton 112 (codex descriptus).

Il codice cracoviano è dunque probabilmente un apografo (esemplato direttamente sull’idiografo, vale a dire sul ms. Hamilton 112), ma molto vicino come ambiente e periodo all’ambiente e perio-do della realizzazione dell’opera, da identifi care con la corte di Borso d’Este. È possibile anche ipotizzare che si tratti di una copia eseguita, assieme a Hamilton 112 o poco dopo, sotto la supervisione, di Bor-nio da Sala (tale ipotesi può essere confermata dal colophon inserito a f. 59v), oppure di una copia commissionata poco dopo dal duca Borso d’Este, realizzata copiando Hamilton 112, esemplare donato a Borso dall’autore.

Il testimone Hamilton 112 fu parzialmente trascritto ed edito da Paul Oskar Kristeller, il quale si interessò principalmente alle con-siderazioni di Bornio sulla vita attiva e contemplativa, rifatte

larga-24 La descrizione del manoscritto è stata fornita da R. Sosnowski, op.cit., pp. 177-180.

25 Per la storia della collezione si veda Anna Rzepka et al., Historia kolekcji ręko-pisów romańskich z byłej Pruskiej Biblioteki Państwowej w Berlinie, przechowywanych w Bibliotece Jagiellońskiej w Krakowie: studium ogólne (Th e history of the collection of Romance manuscripts from the former Preussische Staatsbibliothek zu Berlin, kept at the Jagiellonian Library in Kraków: the overall study), Cracovia, Wydział Filologiczny Uniwersytetu Jagiellońskiego, 2011.

26 Un paragone dettagliato relativo alle diff erenze testuali tra i due testimoni è stato eseguito da A. Bocchi, op.cit., pp. 178-180.

mente sul pensiero di San Tommaso.27 Recentemente il testo del ma-noscritto berlinese è stato edito per intero da Andrea Bocchi.28