• Nie Znaleziono Wyników

Biondo Flavio : idee e metodi di uno storico e letterato dell’Umanesimo

N/A
N/A
Protected

Academic year: 2022

Share "Biondo Flavio : idee e metodi di uno storico e letterato dell’Umanesimo"

Copied!
18
0
0

Pełen tekst

(1)

Università Jagellonica di Cracovia

BIONDO FLAVIO:

IDEE E METODI DI

UNO STORICO E LETTERATO DELL’UMANESIMO

INTRODUZIONE

Biondo Flavio, il cui veronome era Biondo Biondi', nato a Forli nel 1392 e morto a Roma nel 1463, è una delle figurepiù interessanti dell’Umanesimo italiano, cui perô la critica, persino in Italia, ha dedicato unospazio alquanto marginale rispetto alla portata della suaopéra. Egli svolse molteplici attività: fu ambasciatore della sua città natia a Milano, segretario di Francesco Barbaro, pretore di Vicenza (1425), e di Pietro Loredan, provveditore veneziano durante la guerra viscontea. Fu quindi al servizio del vescovo Domenico Capranicae cancelliere di Giovanni Vitelleschi, govematoredella Marca d’Ancona (1432). Da li passô alla Curia Romana, dove svolse le funzioni di notaio di Camera (1433), segretario pontificio (1434) e scrittore delie lettere apostoli- che (1436). Il papa Eugenio IV, peril quale lavorô, Io stimava per le sue capacita dip- lomatiche e lo incaricô di effettuare diverse difficili missioni. Infine presto i suoi ser- vigi a Enea Silvio Piccolomini, altro illustre umanista, divenuto papa con il nome di PioII2.

In base alie informazioni contenute nelle sue biografíe, egli modificó il suo cognome da Biondi in Flavius/Flavio (dall’aggettivo latino flavus, biondo) seguendo un’usanza típica degli Umanisti.

Per notizie dettagliate sulla biografía dell’autore cfr. R.Fubini, voce “Biondo Flavio”, in: Dizio­

nario biográfico degli haliani, Roma 1968, pp. 536-560; Id. “Biondo Flavio”, Roma 1980; B. Noga- ra, Scritti inediti e rari di Biondo Flavio, Roma 1927. Si ricorda ancora la vecchia biografía del te- desco Alfred Masius, intitolata Biondo Flavio, seine Leben und seine Werk, Leipzig , 1879.

Il periodo storico in cui si trovó ad operare Biondo è contrassegnato da grandi tra- sformazioni dal punto di vista socio-culturale ed istituzionale. L’universo municipale andava ormai sgretolandosi percedere il posto alle città-stato signorili. I luoghi in cui questo nuovoassetto stava diventando palese eranoalcune città del centro-nord, con in testaFirenze, mentreal sud Fuñico centroin cui si ebbeunafioritura culturale notevole fu Napoli durante il regno di Alfonso d’Aragona. Nota lo studioso Gian Mario An- selmi:“La crisi delle corporazioni come struttura del vecchio Comune reca con sé la progressiva disgregazione dei rapporti empirici consolidati e costringe l’intellettuale a farsi più «técnico», più«filologo», piùneutralmente«cosmopolita». [...] Chi, piùdi altri,sa trarre conseguenze adeguate daqueste esigenze di rinnovamentoè L.B.

(2)

Alberti3, che attribuisce aH’intellettuale-architetto un ruolo sociale definito con una serie di competenze tecniche e teoriche in grado di abilitarlo al compito di ricostruzi- oneurbana-politica richiestadal mutare dei tempi:ricostruzione che senza cancellare i vecchi impianti medievali sapesseadattarli a una funzione monumentale e razionale di qualitásociale e istituzionalegiá dissimile daquella, arditama legata ancora agli entu- siasmidel primo umanesimo «cittadino»,del Brunelleschi” .

311 riferimento ö all’opera De re aedificatoria (1442-1452), di cui L.B. Alberti e autore.

Cfr. G. M. Ansclmi, “Cittä e civiltä in Flavio Biondo”, negli Alli dell’Accademia delle Scienze dellTstituto di Bologna; Classe di Scienze Morali, Anno 74°, Memorie, Vol. LXXVI, 1979 - 1980.

Cfr. E. S. Piccolomini, “E.S. Piccolomini Biondi decades...epitomae”, in Opera omnia, Basilea 1551, riproduzione anastatica edita a Frankfurt a/M 1967.

Cfr. N. Machiavelli, “Istorie fiorentine”, in Tulle le opere, a cura di di F. Flora e C. Cordte, Mi­

lano, 1949- 56.

Tale sconfinamento dall’orizzonte comunale assieme a una maggiore cura per gli aspetti tecnici nell’effettuare le proprie ricerche, all’importanza data all’elemento ar- chitettonico e alia consapevolezza che a tempi nuovi dovessero corrispondere nuovi metodi e concezioni sono tutti elementi chiaramente presentí negli scritti di Biondo Flavio.

Le sue opere, per lo piü a carattere storico,non rappresentano meramente l’impegno eruditadi uno studioso del Quattrocento, ma offrono un nuovo punto di vista nel rap- portarsi al passato, utilizzano una metodología di ricerca ed uso delle fonti altamente innovativi e propongono una valutazione origínale della situazione storico-culturale dell’Italia deisuoitempi.

L’autrice del presente articolo, con il supporto delle piü notevoli pagine di lettera- tura critica dedícate a Biondo,cercherádi mettere inevidenza le novitáintrodottedalla sua opera, passando in rassegna i testi piü rappresentativi e dando risalto agli elementi di originalitáin essi contenuti.

BIONDO FLAVIO STORICO DELMEDIOEVO: LE DECADI

La prima opera di ampiorespiro scrittadaBiondo Flavio é la Historiaríanab incli- natione Romanorum imperii decades, pubblicatanella suastesura definitiva nel 1453 e considerata generalmente la prima storia del medioevo. II testo abbraccia gli eventi verificatisi nel lasso di tempoche va dalla caduta di Roma del 410 alia pacedi Cavria- na dell’autunno 1441, fissando i limiti cronologici tuttora in uso dell’epoca medievalee dando di essa una prima definizione. Le Decadi ebbero un influsso notevolissimosulla storiografia dei tempi in cui operó il forlivese e su quella successiva. Esse venivano spesso cítate,parafrasatee utilizzate da altri storici.EneaSilvio Piccolomini, fra gli al- tri, scrisse gli Epitoma alie Decadi, mentreMachiavelli usó liberamente l’opera di Bi­ ondo per l’introduzione al Medio Evo, contenuta nel primo libro della sua Storie Fiorentine .

La genesi di quest’operaé alquanto complicata, in quanto Biondo non lacompose seguendo l’ordine cronológico cui abbiamo sopra accennato, bensi cominció la nar- razione degli eventi dallamorte del papa Martino V con l’intenzione di procederé per decenni, ispirandosi cosí al modello delle decadi di Livio. Ragguagli interessanti circa

(3)

questa prima fase di stesura si possono trovare in una lettera indirizzata a Biondo Flavio da Lapo di Castiglionchio, datata 10 aprile 1437 , in cui l’autore della missiva esponei capisaldidei procedimenti attuati da Biondo nella compilazionedell’opera.

Lapo encomia Biondo per aver deciso di narrare eventi recenti, non rivolgendosi solo ai tempi antichi come si erasoliti fare ai loro tempi e loelogia peressersi prefisso lo scopo di attenersi alia veridicitá dei fatti,analizzando con curadocumenti e testimo- nianze. L’autore aveva seguito le rególe classiche ’’ordinem temporum, locorum de- scriptiones, tumconsilia, acta, eventus” .

Dopo lastesuradiquesto primo núcleo, che costituisce nell’edizione definitiva il li­

bro V, decade 111 , Biondoabbandonó il progetto delledecadi e ricominció la sua storia dal principato di Filippo Maria Visconti. Tale lavoro di scrittura e revisionedelle parti fini nel 1443. Aliostessotempoegli cominció il lavoro sulla parte relativi agli eventi succedutisi a partiré dalla caduta di Roma, intendendocosí, come asserisce Lapo nella su citata epístola, colmare il vuoto lasciato dagli storici suoi predecessori. Biondo era consapevole delle difficoltáderivanti, fra l’altro dall’inadeguatezzadelletestimonianze e degli scritti, ai quali aveva attinto per documentarsi. D’altronde,egli voleva narrare gli eventi nefasti seguiti alcrollo dell’impero e contemporáneamente indicare le origini dei popoli moderni e ricordame le vicissitudini. Osserva acutamente Riccardo Fubini:

“Motivo di fondo del racconto, come di tanti altri testi contemporanei, é l’aspirazione pacifista. Storico in larga misuradi battaglie, a un certo punto Biondo lamenta di aver speso troppe parole, pro parva rerum dignitate, nelle interminabili guerre che afflig- gevano da un capo all’altro l’ltalia. La stessa storia de\V inclinado é in primo luogo quella di uno stabilee pacificoassetto lacerato percatástrofe da una serie di disawen- ture, fino alia pressoché completa estinzione. Correlativo é quindi l’ideale di un’effettiva autoritá di govemo, che valga a proteggere dai tirannelli, dalle lotte faziose, dalle invasioni esteme, e a incrementarelericchezze e le buone arti” . II mé­ todo di lavoro seguito da Biondo consiste dunque nel descrivere e definiré il processo che aveva portato all’instaurarsi di un determinato tipo di govemo e al verificarsi di certi eventi, attenendosi rígidamenteo quasi ai dati storici, in modo da poter operare peril miglioramento delle prospettivefuture. “Le linee direttive - scrive ancora Fubini - sono quelle indícatedalle concezioni umanistiche, cosí per l’oggetto d’indagine - le tradizioni romane, l’ltalia, l’Europacivile o cristianitá occidentale -, come per ilsenti- mentodella rinascitae l’impegnocultúrale che ne consegue. In ció la frattura con la concezione ancora vigente della storiauniversale non potrebbe essere piü netta. [...] In effetti per Biondo il problema di un rapporto con la concezione biblico- prowidenzialistica neppure sussiste. Perquanto egli possa menzionare miracoli ed ap- pellarsi al volere divino, la sua rimane essenzialmenteuna storiapositiva di fatti, per- sonaggi, istituzioniumane, nel termine costante di paragonecon la piü maestosa delle istituzioni umane, l’impero romano. La discussione stessa sulla inclinado, [...], é is- truttiva, ed esclude l’ipotesi di un’incidenza di concetti biblici. Privo di un autentico sentimento prowidenzialistico, Biondo é ugualmente poco disposto a concederé alia

II testo integrale della lettera é riprodotto in: Massimo Miglio, Storiografia pontificia del Quat­

trocento, Bologna 1975.

8 Cfr. i vi p. 47.

9 Cfr. B. Nogara, op. cit., p 103 e 146.

Cfr. R. Fubini, voce “Biondo Flavio”, op. cit.. p. 545.

(4)

fortuna: al centro della suastoriaè unrobusto senso dellaresponsabilità umana, che si traduce talvolta in duri giudizi verso chi ne prescinda” .

Ma l’aspetto più innovativo delle Decades consiste nella nuovametodologia usata daBiondoFlavio nelloscrivere di storia:egli cercadiarrivare a tutte le fonti accessibili su un dato argomento, compresi epistolari, documenti diplomatici, trattati e, talvolta, memorie familiari. In caso didissonanzafra le fonti, l’autore dàpreferenzaaquella più vicina al tempoeal luogo in cui si verificó un dato fatto. Qualora abbia a che farecon una fonte anonimacercadi arrivare ad una sua attribuzione.

La valorizzazione dei documenti, la strenue ricercadel dato di fatto rappresentano, secondo la studiosaManuela Doni Garfagnini, “i presupposti grazieai quali la storia diventa un ámbito disciplinare autonomo ed acquista una effettiva capacita di verifica rispettoalle condizioni del presente. L’atteggiamentopositivo degli storici nuovi mette in discussione non solo ¡I metodo compilatorio delle vecchie cronache cittadine, ma anchelapercezione dellarealtàpolítica e istituzionale che ne deriva. Gli orizzonti dello storico si allargano fino a cogliere le radici del mutamento che intéressa l’assetto dei gövemi e degli Stati” .IImérito di questainnovazione nelle finalitàe nellemodalitá di riferireed analizzare gli eventi storici è da attribuire proprio a Biondo Flavio, il quale indicó nelle Decades icriteri da seguiré e gettô le basi della nuova storiografia. L’erede più diretto di questo nuovo modo di fare storia fu Francesco Guicciardini.

“L’interpretazione dei fatti che (Guicciardini) racconta risente della lucidità con cui Biondo espone gli eventi e li collega fra di loro e da Biondo deriva la percezione del rinnovarsi dei processi storici” . Mentre gli storiografi suoi contemporanei, con in testa Leonardo Bruni ,si erano limitatia riferire le vicende delle singólecittà, il nostro autore usci dai confini territorial! del comune estendendo i suoi interessi storico- geografici all’Italiaintera . Allostesso tempo egli concentró lasua attenzione soprat- tutto sugli eventi della suaépoca. “Tutto questo doveva profondamente modificare il rapporta dello storico con il passata: la contemporaneità che domina la sua visione delle cose è il fondamentale elemento innovativo rispetto ai nuclei di tradizione custo- diti nei centriminori” .

Altro aspetto di estrema importanza rilevabile nelle Decades è l’espressione del concettoche, nonostante il frazionamento delterritorio, la divisione in fazioni in eterna lotta fra loro, le guerre intestine e le rivolte, si erasviluppatonel campodellelettere un movimento in grado di restaurare per lo meno l’unità culturale d’Italia. Tale concetto verra ribadito dall’autore, corne vedremo, anche nell’/talia ¡ilústrala. Anche in quella

11 Cfr. Ivi, p. 544.

Cfr. M. Doni Garfagnini, // teatro della storia fra rappresentazione e realtä: storiografia e trattatistica fra Quattro e Seicento, Roma 2002, p. 76.

Cfr. M. Doni Garfagnini, op. cit., p. 81.

Qui I’autrice del saggio si riferisce a Leonardo Bruni, autore delle ’’Historiarum florentini po- puli libri”, testo critico edito a cura di E Santini nell’ediz. Dei RR.I1.SS. del Muratori, tomo MXIX, P. III Cittädi Castello 1914-26.

Sulla stessa linea di giudizio £ lo studioso Eric Cochrane, ehe nel suo saggio Historians and historiography in the Italian Renaissance, Chicago University Press, 1990, p. 37, nota ehe: ’’Biondo went well beyond Bruni in suggesting that the history of a single Civitas could be understood only in the context of several civitates - a suggestion that was to make possible the even more fortunate expe­

riment in national history some seventy years later.”

Cfr. M. Doni Garfagnini, op. cit., p. 82.

(5)

sede indicherá inFrancescoPetrarca l’iniziatoredi quella nuova fioritura letteraria, che ai tempi di Biondo stava arrivando al suo apogeo. “Accordingly, - scrive Eric Co­

chranenellasua monografía dedicata alia storiografia italiananeisecoli XVeXVI - he designated the year 1410, the one-thousandth anniversary of the sack of Rome, as the beginning of still another age in the long history of Italy- an age which was marked not, unfortunately, bythe restorationof political unity but at least byarevival ofgood letters, which the barbarianshad destroyed along with the Roman state” . Quella data segnava anche la finedel Medio Evo, che era da considerarsi come un periodo di bar­

barie, anche dal punto di vista cultúrale,a cavallo fra due etá di grande Splendore let- terario.

Tenendopresente tutte le novitá contenute nelleDecades e il suo significato per lo sviluppo della storiografia del Quattrocento e del secolo successivo, appaiano di mi­ nore portata i mancamenti dell’opera, come la discontinuitá nell’esposizione, l’inesattezza nella datazione e narrazione di alcuni eventi, la sproporzione nella suddi- visione cronológica dei libri . D’altronde, come sostiene Fubini “segno del carattere precorritore dell’opera sono i suoi stessi scompensi letterari, del resto daBiondostesso riconosciuti, che approdanoa un compromesso fra una storia di tipo erudito, che inau­

gura, e una narrativa, retoricamente atteggiata, dacuiprendel’awio” .

Perció, la portatadi questo testo va, come abbiamo evidenziato, ben aldiládel suo intrínseco contenuto, in quanto segna una nuova e fondamentale tappa nella trasfor- mazione enello sviluppo dellastoriografiain senso moderno.

BIONDO FLAVIO STORICODI ROMA: LA ROMA INSTAURATA E LAROMA TRIUMPHANS

Un altro notevole contributo alio sviluppo della storiografia e di un approccio piü scientifico nello studio del patrimonio archeologico-culturale romano fu apportato da Biondo attraverso due opere, la Roma instaúrala (1443-46) e la Roma triumphans (1452-59). Entrambi le opere rientrano, comesi éaccennato all’inizio del presente stu­

dio,in un campo d’interesse típico nelperiodo incui l’autore sitrovó a operare.

Scrive a tal proposito Francesco Tateo: “Il primato della cittá sulla campagna caratterizza sotto vari aspetti la cultura umanistica, sia per quanto riguarda l’elogio della cittá come símbolo di una forma di progresso sociale riconducibile all’esempio romanoealia mediazione italiana, sia per quanto riguarda l’innovazione architettonica alia quale la rinnovata lingua latina offriva lo strumento per la trattatistica dell’edificazione civile. La cittá come residenza e centro politico ed económico e la cittá come centro monumentale impegnano dunque la retorica, la storiografia e l’arte, nonché la geografía e l’antiquaria. L’interesse per le cittá antiche quali antesignane e modelli delle cittá modeme, e laformazione e collocazione di quest’ultime, costituisce nell’umanesimo italiano un momento fondamentale della presa di coscienza della

17 Cfr. E. Cochrane, op. cit., p. 37.

18La prima decade abbraccia gli eventi compresi fra il sacco di Roma del 410 (ma che Biondo dató 412) e il 754; la seconda decade arriva fino al 1402, la terza comprende gli avvenimenti dal 1412 al 1439; la quarta decade riferisce i fatti verificatisi nel biennio 1440-41.

19 Cfr. R. Fubini, op. cit., p. 546.

(6)

nuova cultura e del rapporto fra ¡1 modemo e l’antico”20. Geografia e storia si intrec- ciano creando una nuova relazione: anche la prima appare essere essenziale per spie- gare alcuni eventi storici e la posizione dei luoghi, I’assetto dato al territorio, oltre che alle istituzioni, sonotestimonianzadellagrandezza di una civilta. I testi biondeschi su indicati rispecchiano ed esemplificano in pienoquestanuovaconcezione.

Cfr. F. Tateo, “Urbanesimo e cultura umanistica (Regestum praeliminarium)”, Germania latina - Latinitas teutónica, VorabAbstract 221, (it.).

Cfr. E Cochrane, op. cit., p. 38.

Cfr. G.M. Anselmi, ”Città e civiltà in Flavio Biondo”, in Atti dell’Accademia delle Scienze dell’Istituto di Bologna. Classe di Scienze Morali”, Anno 74°, Memorie, Vol. LXXV1, 1979-1980, p. 12. Nel suddetto volume di Atti si trova anche un altro interessante studio, quello di Anna Maria Brizzolara, intitolato “La Roma instaurata di Flavio Biondo: alle origini del método archeologico”.

La Roma instaurata, dedicataapapa EugenioIV, si innestanella tradizione dei Mi- rabiliaurbis Romae, unasorta di guida per i pellegrini che nel MedioEvo si recavano nellacitta etema, ancora inusoed imitate ai tempi di Biondo. Tali opereperd nonsod- disfacevano i criteri di oggettivita escientificitacari al nostro autore, in quanto si basa- vanoper lo piu su leggende ed informazioni non riscontrabili nei documenti e nei testi storici che godevano di autorevolezza. “To be sure- ricorda Cochrane - Biondo was not the first to propose these criterianor toattempt to apply them in practice. The pri­ ority in this, as so in many areas of humanist endeavor, belonged toPetrarch. Having noticed that what he read inGiovanni Colonna’sMare Historiarum did not correspond to what he read in Jerome’s versionof Eusebius, Petrarch took atour around the an­ cient fora (Re. Fam., VI,2);and he wasthus able to plan a similar tour for the Cartha­ ginian ambassadors in his epic poem Africathat was remarkably accurate. Still further observations were made by Petrarch’s followersinthe nexttwo generation” .

La genesi dell’opera e da inquadrare anche nel contesto della cultura umanistica, che fin dalle sue prime fasi di sviluppo avverti unapressante esigenza di ricostruire il passato nella sua complessita di aspetti per recuperare il patrimonio della cultura e delle tradizioni antiche nella loro interezza e integrita. Anselmi ha notato che gia

“lungotutte le Decadi, il Biondo mostra un’attenzione particolare alle citta: e soprat- tutto insiste sulle loro «distruzioni» e sulle loro «ricostruzioni» come segni specifici di dati periodi^ individuando sempregli aspetti negativi delleprime e i segni positivi delleseconde” .

Per ricostruire, rinnovare (questa e la traduzione italiana del latino instaurare~) oc- correvaeffettuare uno studioaccurato delle testimonianze scritte, ridare ai testi antichi il loro splendoreattraverso un attento lavoro critico-filologico erivolgersi coninteresse scientifico anche a quellerovine, a quei monumenti che erano il segno piu evidente e tangibile degli splendori delle civilta passate. A tai proposito, osserva ancora Anselmi:

“ Per gli umanisti che sperano inun mondo nuovo e cheguardano percid con angoscia alle guerre, alle distruzioni, alle lacerazioni sociali e civili che sembranosmembrare il mondo europeo e le stesse citta italiane, ricostruire ha il segno polemico di contrap- porsi ai rischi della nuova barbarie, di educare nel positivo e nel fattivo una leva di- versadi reggitori di Stati: per creare insomma, nelle citta e frale citta, una intelaiatura e un assetto che, ripristinando un quadro di civilta, educhino alia civilta. E un progetto che, se per un verso non potra che rivelarsiutopico,perl’altrocreera basi solidissime

(7)

di una diversa riflessione degli intellettuali sulla realtà esul ruolo civile che in essa oc- corre assumere .„23

Oltre a questo aspetto, che senz’altro stimoló Biondo alla stesura della Roma in­

staúrala, occorre ricordare che nel Quattrocento l’interesse perle antichità romane era diventatomoltoférvido, anche perché lo stesso papato incitavagli studiosi in tal senso al fine di poter legittimare la sua presenza a Roma. Cosi nel 1423 Poggio Bracciolini con Antonio Loschi aveva effettuato un’accurata ricognizione dei monumenti dell’antica Roma ,mentrequalche anno dopo, il papa Martino Vcommissionô laste­ sura di un elenco di tutte le chiese e la registrazione delle iscrizioni e dei documenti che affermavano i diritti giurisdizionali della Chiesa nella città eterna. “Still - ri- conosce Cochrane - thereal founder of the scolarly investigation of Roman antiquities was Biondo Flavio^thefirst ofallmoderns, according to his greatest successor of the following century” . Nel momento incui il nostro autore si accinse a stilare lasua op­ era, Roma era appena ritornata ad essere la sede della Curia (ció era avvenuto nel 1443) edera necessario censire ed ispezionare il patrimoniomonumentaleper riordi- nare l’assetto della città. Nel compiere tale opera Biondo accompagnô il cardinale Prospero Colonna, presso il quale era venuto a crearsi un circolo di appassionati e stu­

diosi di archeologia. D’altronde un’attenzione particolare per i monumenti dell’età classica era già stata manifestata dall’autore nelle Decadi, dove spesso venivano de- scritti o sitrovavano riferimenti a sitidi intéressé archeologico.

Ma, a prescinderedagli interessi personali, un altro motivo che indusse Biondo ad occuparsidelievestigiadell’anticaRoma era lasperanzache ilpapa e i suoi successori avrebberoridato lustro alla cittàche era tomata ad essere ilcentro del mondo cristiano e avrebbepotuto emulare loSplendoredei tempi antichi. Tutto ció non comportava per Biondo l’abbandono del metodo scientifico-filologico che aveva adottato durante la composizione della sua opera precedente. Il nostro autore, infatti, tenendo fedeai prin- cipi che lo avevanoguidatonella stesura delie Decadi, cercó di distinguere ció cheera appartenenteall’epoca anticada ció che era stato aggiunto o modificato in epoche suc­

cessive e per far ció effettuó un accurato studio dei reperti archeologici e dei docu­

menti attestant la loro origine e l’epoca di appartenenza. Diede risalto alie fond me- dievali in cui si trovavano notizie sull’assetto antico e sulle trasformazioni effettuate, prese in considerazione l’opéra risalente al IV secolo Regiones Romae (denominato comunemente Regionarid), cui Biondo riusci ad attribuire l’autore grazie ad un manoscritto rinvenuto aMontecassino.Ma lefonti pió autorevoli erano le informazioni contenute nei testi antichi, şeritti da testimoni che godevano della massima credibilitá.

Biondo, inoltre,precederte anche alia misurazione dei singoli monumenti, in modo da fornire dati che potevano risultare non solo interessanti, ma anche utili per avere un quadro dell’assetto urbanístico di Roma. Tutto il materiale da lui raccolto venne in- serito nell’opera secondo il criterio del genere(porte, terme, colli, ecc.)o del luogodi intéresséarcheologico. Inoltre, i monumenti furono sistematizzati in base allafunzione

23 Cfr. Ivi, p. 9.

24 Frutto di tale ricognizione sará Topera “De varietate rerum" del 1448.

25 Cfr. Ivi, p. 38.

Nel 1434 i Romani erano insorti contro papa Eugenio IV, costretto a fuggire, e avevano pro- clamato la repubblica. Quest’ultima fu in seguito travolta dalle milizie papali, che permisero il rientro del pontefice a Roma appunto nel 1443.

(8)

da essi espletata o all’istituzione che vi aveva sede (luoghi di culto religioso, di gov- emo, di ricreazione). Nel corsodell’opera Biondo confutó opinioni correnti e pregiu- dizi circa l’origine o la caduta in rovina di certi luoghi, affidandosi alie informazioni contenute nei documenti da lui consultati. In particolare é da segnalare che, al mo­ mento di affrontare il tema della caduta di Roma,Biondo rifiutó le interpretazioni fa- talistiche, che definivano taleevento una speciedi trágica casualitá,per proporre moti- vazioni concrete, atiéstate dai fatti. Non erano state dunque le invasioni dei barbari o l’inesorabile azione corruttrice del tempo a mandare in rovina la cittá eterna, ma l’incuria, la corruzione e l’ignoranza di coloroche si trovarono agovernare la cittá nel corso dei secoli. Famosa é ladifesada parte di Biondo dei Goti, tradizionalmente accu- sati di essere stati gliarteflci della distruzione dell’acquedotto. Egli scrive a tal propo­

sito: “Satis iam ostendissevidemur Gothos nedum aquaeductus destruxissesed illorum instaurationis etnovae inventionis curam diligentissimam suscepisse. Vetustatem vero tanti mali causam non fuisse hiñe iudicamus quod in annorum paulo plus mille qui a Gothorum excidio effluerunt adeo corruisse ac penitus evanuisse non potuissent tam solidae extructiones, quarum partes, quae in agris a moltitudinis commodo quamlonge abfuerint, integrae nunc visuntur. Solae igitur incusandae et detestandae sunt manus improbae illarum qui utprivata et quidem sordidissima erigerent aedificia, lapidesaut in calcem decoquendos autcasarum murisadhibendos, ab illamoenium maiestate non sunt veriti asportare: ut tamen nos etiam aliquaex parte vetustati deferamus, eam dice- mus nulla ratione magis formas aquarum demolitas fuisse quam quod urbe Roma, coeteris in gubemationissuae partibussenescente, servandarum quoqueformarum cura cessavit” .

Da rilevare é infine il fatto che, attenendosi sempre con scrupolo esclusivamente alie fonti attendibili, Biondo trascuri volontariamente la descrizione delle rovine circa le quali non era riuscito a trovare alcuna informazione documéntale. Eloquente a tal proposito é lasua dichiarazione metodológica: “ne ignotaimpudenter asserere aut im- possibilia vane etleviter conari compellemur” .

Nella parteconclusiva dell’operaaffermala superioritá della Roma antica rispetto a quellamoderna, macontemporáneamenteesalta anche i luoghi sacri della Roma cris­ tiana (l’autore indica se erano sorti su edificirisalentialie epoche precedenti o se erano stati costruiti ex novo), ragion per cui quest’ultima é ancora da considerarsi caput mundi .

Quanto finorariferito, potrebbe indurrea pensare che Biondo Flavio nellaRomaIn- staurata si limiti meramentea guidare il lettore nel suo excursus peri monumenti e i luoghi piü significativi della cittá eterna, cercando di fomire quante pió informazioni possibilicirca laloroorigineed evoluzione nel corso dei secoli. “Tuttavia- come nota Fubini -Topera nonsi limitaa una trattazione topográficain senso stretto, tendendo di frequente a sconfinarenel campo piüampio delle istituzioni (particoiarmenteampia la digressione sui comizi, 11, 67-72), o delle rievocazioni storiche, antiche e anche medie- vali, secondo lo spunto offerto dai singoli luoghi e monumenti. Anche per questo le fonti letterarie, adoperate con tutta la consueta larghezza di repertorio, finiscono per

27Cfr. Biondo Flavio, “Roma instaúrate”, L. III, p.256, in Opera Omnia edite a Basilea nel 1559.

28 Cfr. Ivi, p. 269.

29 Cfr. I vi, p. 271.

(9)

avere la prevalenza sui dati archeologici ed epigrafici, pur attentamente considerad”30 31. Le digressioni cui si é accennato non sono casualio dovute all’incapacitádell’autore a conteneré la materia di studionei limiti definid dall’argomentotrattato, bensi rientrano nella concezione complessiva di cittá, secondo la quale una buona gestione política, adeguate istituzioni govemative e un’efficiente amministrazioni sono requisiti essen- ziali perdaré ad una cittá una dimensione monumentale. La bellezza degli edifici, delle piazze, dei luoghi di ricreazionepubblica non é, dunque, solo frutto dell’estro creativo degli architetti, ma anche delle scelte e delle azioni diun buon governo.

30 Cfr. R. Fubini, voce “Biondo Flavio”, op. cit., p. 547.

31 Anche in questo caso l’edizione di riferimento del testo é quella contenuta nell’ Opera Omnia di Basilea, 1559.

Un’attenta disamina del lavoro “filológico” di Biondo si ha nello studio di Marina Tomassini

“Per una lettura della Roma Triumphans di Biondo Flavio”, in Tra Romagna ed Emilia nell'Umanesimo: Biondo e Cornazzano, Bologna 1985, pp. 27-28.

Le iscrizioni (persino quelle contenute sulle monete) erano un punto di riferimento particolar­

mente per gli studiosi del tempo, i quali con l’aiuto di tali reperti cercavano di risolvere problemi di natura ortográfica, lessicografica e, a volte, anche grammaticale. “Vediamo come Coluccio Salutati chieda a Poggio, di stanza a Roma, di raccogliere per lui delle iscrizioni atte a risolvere atte a risol­

vere questioni ortografiche”, ricorda la Tomassini in op. cit., p. 12.

Famosa, ad esempio, la critica a Livio per quanto riguarda il conio delle monete.

Cfr. M. Tomassini, op. cit., p. 16.

Al tema delle istituzioni edella loro efficaciaai tempidell’antica Roma é dedicato lasecondaopera d’argomento romano: la Romatriumphans . Questo testo, dedicato a Pió II, fu composto circaun decenniodopo laInstaurataed era inteso a ricostruire, con lo stesso spirito di innovazione ed indipendenza nella ricerca dei documenti e nei giu- dizi, la vita nell’ambito pubblico e privato sia ai tempi della repubblica che a quelli dell’impero.

Gli aspetti istituzionali della civiltá romana trattati sono ripartiti in quattro grandi ambiti: il religioso, l’amministrativo, il militare e il privato. L’autore inizia la sua disamina dalla terminología,spiegando il significatoe indicando l’etimologia delle pa­ role di maggioreimportanza. Tale lavoro era particolarmente importante, perché molti termini, sia puré ancora in uso ai tempi di Biondo, avevano perso il lorooriginario si­

gnifícate e venivano utilizzati in altri contesti o accezioni. Qualora il latino non basti ad esprimere certi concetti non rifuggedal coniareneologismi odal daré veste latineg- giante a termini di origine volgare .

Inoltre, usando la metodología giá sperimentata nelle altre opere, cerca di ricom- porrei numerosi tasselli checostituivano il quadro generale:raccoglie scrupolosamente materiali di diversa origine, ne valuta l’attendibilitá metiendo a confronto diverse forme e cercando di non lasciarsi influenzare dagiudizi, sia puré autorevoli, che pero non erano supportati da fatti concreti. Attraverso un accurato studio dei documenti, delle iscrizioni e delleopere storiche classiche, che avolte non manca di criticare , cerca di riferire anche sulle trasformazioni subite dalle varié istituzioni nei corso dei secoli. “Si venivano cosí consolidando quelle caratteristiche che saranno peculiari del genere antiquario nei secoli seguenti e che giá presso gli antichi avevanocontraddis- tinto tale tipo d’indagine da quello storiografico piü pragmático” . Questo genere

(10)

avevaavuto il massimo esponentein Varrone, autoredelleAntiquitates rerum humano- rum et divinarum in cui venivano proclámate le radici dellaciviltà romana .

Nell’esame delle dueforme digoverno che si succedettero a Roma, Biondo, invirtù deisuoi principi metodologici, cercadiastenersi dal fare commenti o esprimere giudizi sulla superiorità della repubblica o dell’impero. Dal testo comunque si evince, come nota Fubini, la propensione “verso l’età imperiale, specie nella sua esaltazione della concessione universale della cittadinanza, considerato come il massimo frutto della civiltàromana” . Interessante 38 è anche il fatto che, affrontando la temática della reli- gione, egli spesso effettui dei parallelismi fra i culti pagani e quelli cristiani, pur sostenendo i limiti del paganesimo rispetto al cristianesimo. Taie aspetto denota la mancanza di qualsiasi tensione all’intemo della visione biondesca della storia fra la cultura antica, pagana, e cultura moderna, cristiana. Questo giudizio è confermato sempre dal Fubini, il quale ricorda il contenuto di “due lettere che (Biondo - n.d.a.) scrisse aGaleazzo MariaSforza (22 nov.; 12die. 1558, Nogara, pp. 170-178; 179-189, sull’educazione umanistica e religiosadel principe), interessanti anche per quel cheat- testano della vivace reazione di ambienti ecclesiastici aile sue concezioni. In lui l’educazione cristianaè intesa, non differentementedaquella degli «humanitatis stu­ dia», come guida alla virtù sugli esempi illustri del passato. E in questocontesto che egli accenna a una significativacondanna delle tradizioni agiograficheleggendarie” .

A conclusione dell’opera Biondo passa in rassegna i trionfi di Roma antica, prospettando la loro emulazione da parte della Chiesa, allora impegnata nella lotta contro i Turchi. La continuità fra la civiltà antica e quella cristiana viene sottolineata chiaramente daBiondo, ehe in tal modo intende incoraggiare l’autorità ecclesiastica a compiere l’opéra di «ricostruzione» concreta e istituzionale della città eterna, in modoriaffermare la superiorità dell’Occidente cristiano, messa a dura prova dal peri- colo dell’espansione della religione e dei costumi musulmani. Scrive, appunto, l’autore: “Non ¡taque iniuria dixisse videmur Romanae olim reipublicae similem esse ecclesiasticam remromanam [...]. Ut vero et proprio nomine desertores appellandi sint qui castra haec deserunt in urbe Roma a reipublicae Christianae fundatoris apostolis Petro et Paulo instituía, quorum Petri ipsius basilica est praetorium, Consul est pon- tifex,Magister militum est Caesarisimperatorisque nomen retinens, Legati, quaestores, tribuniet centuriones sunt quos diximus, reges, principes etduces. Utaffirmare ausim si ad haec castra quoad debent ductores ordinum frequentes affuerint, facile futurum orbis olim Romani provincias reipublicaeRomanae non rebelles imperio restituere ac subiieere. Quid autem perimmortalem deum sibi vult sacrosanctum nonmen Christia- numquempiam profited, se Christianum ecclesiae membrum dicere, Barbaras nationes, Turcos, Saracenos et ceteros infideles verbo aspernari, insectari et eo amentiae pro- gredi ut, cum Christiani exercitus castra, signa et munitionesperignaviam deserant et

L’opera di Varrone, andata perduta, ma alcuni brani sono stati tramandati nel "De civitate Dei"

di S. Agostino.

Cfr. A. Momigliano, “Ancient History and and Antiquarian”, in Contributo alia storia degli studi classici, Roma 1955, p. 75. Lo studio é stato ripubblicato in tempi piii recenti con il titolo

"Storia antica e antiquaria”, in “Sui fondamenti della Storia antica”, Torino, Einaudi, 1984.

Cfr. R. Fubini, voce “Biondo Flavio”, op. cit., p. 553.

39 Cfr. Ivi, p. 553.

(11)

prodant, fructu imprimis speratae salutis aetemae careat et quodGraecis hactenus con- tigit sensim veniat inhostium potestatem?”

Biondo, indefinitiva,auspica l’awento di una nuovaeradi trionfi sotto laguida del Papa (e in effettia quei tempiPio II si stava muovendoper organizzare unanuova cro- ciata contro i Turchi). II tema del trionfo, giá presente nel titolo, viene connesso dall’autore con S. Agostino, “Urbem Romam florentem ac qualem beatus Aurelius Augustinus triumphantemvideredesideravit” . Tuttaviatale rinvio, definito daFubini

“pretestuoso” nonhaalcunacorrispondenza con le ideeespresse all’internodeltesto.

In effetti Biondo é ben lontanodalle posizioni di S. Agostino. La volontádi recu­

perare le radici della propria civiltá attraverso un attento ed accurato studio della ro- manitá antica e il método di indagine utilizzato loawicinano piuttosto a posizioni var- roniane,anche se il nostro autore non segue pedissequamente lo schemadato aliamate­

riadal suo antico predecessore e si guardabene dall’usare il termineantiquitates. “Una possibile causa di questo - ipotizza laTomassini - si potrebbe ricercare nel fatto che la parola «antiquitates» aveva perduto. Col tempo, questo peculiare significato per essere utilizzata in diverse accezioni: indicavale reliquiedel passato, le «rovine», e quindi ricerche di stampo archeologico, come nelle Antiquitates urbis di Pomponio Leto o nelleAntiquitatesurbisdiAndrea Fulvio” .

L’opera di Biondo va inserita inoltre nel contesto dell’atmosfera cultúrale dell’epoca. LostudiosoamericanoRobert Baldwin, autore di uno studio sullatemática del trionfo nell’arte rinascimentale italiana, sostiene a talproposito che “in contrast to Savonarola, fifteenth-century papal and curial patrons, especially from Sixtus IV on, adopted a more dramatic, Roman imperial language of triumph based on the careful study and revival ofRoman and earlyChristianantiquity.The new languageoffered an epideictic rhetoric ofpraise and blame, triumph and trampling which helped consoli­

dateRoman church power weakened by schism,exile, conciliarism, and threatened by a seemingly imminent Turkish invasion. It wasnon coincidence that Biondo Flavio be­ gan this highly topical Roma triumphans, an exhaustive account of ancient Roman glory, in 1453, the yearConstantinople fell to the Turks” . L’esaltazione della cittá e delle sue origini sono elementi tipici di un altro generetípico deH’umanesimoitaliano, ma diffusosi anchealdilá dei confini della penisola , lalaus urbis. Essa si era svilup- pata giá a partire dal secolo XIII secolo econtinuavaa fiorire in pieno Umanesimo: il contenuto di questo tipo di testi trattava la storia di una data cittá a partire dalle sue origini finoai propri giorni peresaltarne la grandezzae quindi motívame 1’importanza o, talvolta, l’egemonia in campo politico e/o cultúrale. Esempi notevoli si erano avuti

Cfr. B. Flavio, “Roma triumphans” in op. cit., p. 117.

41 Cfr. Ivi. p. 2.

42Cfr. R. Fubini, voce “Biondo Flavio”, in op. cit., p. 553.

43Cfr. M. Tomassini, op. cit., p. 18-19.

Cfr. R. Baldwin, “Triumph and the rethoric of power in Italian Renaissance art”, in Source, Connecticut College, 9, 2, 1990, p. 8.

Sugli aspetti particolari della cultura umanistica a Roma cfr. J. F. D’Amico, Renaissance huma­

nism in papal Rome, The John Hopkins University Press, Baltimore, 1983, 123-143.

Cfr. F. Tateo, “Urbanesimo e cultura umanistica nella latinità germanica”, relazione per il congresso di studi Germania iatina-Latinitas teutonica, Berlin 2000, pp. 1-9.

(12)

conilDe magnalibus Mediolani di Bonvesin de la Riva ,46 il Libellus de magnificisor- namentis regie civitatis Padue di Michele Savonarola e nella Laudado florentine ur- bis di L. Bruni . Altre opere,pur contenendo nel titolo il termine “Historiae”, ineffetti avevano un carattere prettamente panegirico. A mo’ d’esempio ricordiamo le Historiae senenses di Sigismondo Tizio , in cui dati ed eventi riportati nei documenti e nei testi antichi si intrecciano conepisodi non aventi alcun riscontro oggettivo. In queste laudi, infatti, avevano ampio spazio anche racconti, leggende e persino dicerie tramandati dalla tradizione, la cui veridicitá, spesso, non poteva essere comprovata da testi auto- revoli. Biondo Flavio purinnestandosi con la sua opera all’intemodi questo filone, ne trasforma i criteri di ricerca e anche le finalita. Se, infatti, per gli autori “tradizionali” raccontare la storia di una cittá aveva un valore informativo e serviva a preservare il patrimonioacquisito sin dai tempi antichi e ad affermame il blasone, per Biondo tale operazione di recuperodel passato doveva esseresoprattuttoattaa definiré il processo di formazione e trasformazione di unaciviltá, alio scopo di indícame le possibilitádi sviluppoinfuturo.

Per tutte le ragioni sopra esposte sia la Roma Instaurata che la Roma Triumphans sono opere che ancora una volta segnano un passaggio moho importante neU’evoluzione del concetto di storia e della storiografia. Sebbene i mezzi a volte non sianoancora affinati outilizzati al meglioe siano riscontrabilidelleincongruenze, non ne viene intaccato il loro valore generale e la loro rilevanza all’intemo della cultura umanistica.

Infatti, con tali opere che tanto rilievo danno ad aspetti come la topografía e l’assetto urbanístico, connessi con la temática del sistema politico-amministrativo, la ricerca storica si espande sul piano geográfico venendo incontro alie esigenze del tempo.

“La Roma che l’archeologiae la filología disvelano in tuttalacomplessitá della sua storia e delle sue strutture diviene il paradigma programmatico di quella «ricostruzi- one» italiana alia quale si rivolge, con il suo lavoro, gran parte dell’Umanesimo, e, che, ancoranel Machiavelli, frutterá genialiconsiderazioni” .

BIONDO FLAVIO STORICODELLA CULTURA ITALIANA:

VITALIA ILLUSTRATA

Gli stessi principi e metodi adottati nelle Decadie nei testi dedicad a Roma ven- gono applicati con una maggiore precisione ed efficacia nell’opera piü importante di Biondo, Vitalia illustrata. Quest’ultima ebbe un periodo di composizione piuttosto

Cfr. Bonvesin da la Riva, De magnalibus Mediolani - Le meraviglie di Milano, trad, di G. Pontiggia, intr. e note di M.Corti, Milano 1974.

Cfr. M. Savonarola , Libellus de magnificis ornamentis regie civitatis Padue, a cura di A. Sega- rizzi, in RIS2, XXIV, Cittädi Castello, 1902.

48L. Bruni, Laudatio fiorentine urbis, ed. critica a cura di S. Baldassarri, Firenze 2000.

Cfr. S. Tizio, “Historiae senenses”, in P. Piccolomini, La vita e le opere di Sigismondo Tizio, Siena 1903.

L’opera di S. Tizio i stata approfonditamente esaminata nel volume di M. Doni-Garfagnini, op.

cit.,^p. 71-110.

Cfr. G.M. Anselmi, op. cit., p. 28.

(13)

lungo e travagliato, le cui fasi sono state in tempi recenti accuratamente studiate in una approfondita monografia di Ottavio Clavuot . Inizialmente, infatti, l’opéra doveva essere un catalogus di uomini illustri su modello de\\’Itinerarium di Ciríaco da An­ cona (1443) che conteneva appunto il ritratto di dotti di varie città. Tale primitivo disegno non eranato da un’ideadi Biondoin tal senso, madalla commissioneaffidata- gli da Alfonso d’Aragona nel 1447, due anni prima dello scoppio dell’epidemia di peste a Roma. Questo progettoperôdivenne ben presto troppo limitativo per l’autore, tant’é che allafíne fu l’umanistaligureBartolomeo Facio nel 1456 arealizzare il pro­ getto componendo il trattato De viris illustribus . Gli interessi di Biondo, in questo periodo,posteriore alla composizione delle Decadie dellaRoma Instaurata e antece­

dente alla stesura della Roma Triumphans, erano già marcatamente orientati verso l’archeologia e la ricerca storica, sviluppataanche sul piano geográfico. Soprattutto in tale ámbito si stava avendo una fioritura di studi, specie nel settore cartográfico. Un preciso intéresséa riguardo da partedi Biondo è attestato dalla richiesta a re Alfonso di inviarglidelle carte durante lastesura delle Decadi.

Nel 1448 doveva aver giàmaturate l’ideadi comporreun’operaa carattere storico- geografico sulle regioni d’Italiase GiacomoBracelli gli avevainviato (su sua richiesta) la Descriptio orae Ligusticae , che pare avesse composto qualche anno prima per espresso volere del forlivese. Inoltre, attraverso Francesco Barbaro, suo collaboratore nellaricercaeraccoltadei materiali, sempre nel 1448, aveva chiestoa Iacopo Simeoni da Udine di comporre il trattatello De nobilitate et antiquitate civitatis aquileiensis . Nel 1449 Biondo si allontano da Roma,non solo perscamparealla pestilanza, ma so­

prattutto perché con l’awento di papa NiccoloV, succeduto ad Eugenio IV,eracaduto in disgrazia. II nuovo pontefice non vedeva di buon occhio colui che era stato il fa­ vorito delsuo predecessore ,ragion per cui ilforlivese fu costretto acercare protezio- nealtrove. Fucosía Milano dove assistette aH’insediamento del duca FrancescoSforza e a Venezia, dove godeva dell’appoggio di Barbaro. Main questoperiodo Biondo sog- giomô per lo più in Romagna dove avevadei possedimenti. Proprioli si sarebbe dedi­ cate con particolare impegno al lavoro sull’opera e a quell’epoca risale la prima

Cfr. O. Clavuot, Biondos Italia illustrata. Summa oder Neuschöpfung? Über die Arbeitsmetho­

den eines Humanisten, Tübingen 1990.

Cfr. B. Facio, “De viris illustribus Liber” Florentiae 1745, pubblicato in copia anastatica nel volume “La storiografia umanistica”, Atti del Convegno internazionale dell’Associazione per il Me- dioevo e l’Umanesimo latini (Messina, 22-25 ottobre 1987) pubblicati a Messina nel 1992.Sull’opera si segnala lo studio di G. Albanese “Lo spazio della gloria. II condottiero nel De viris illustribus di Facio e nella trattatistica deH’Umanesimo”, in EAD., Studi su Bartolomeo Facio, Pisa 2000, pp. 215-255.

53 R. Fubini afferma ehe “l’idea stessa dell’«Italia nova» gli era suggerita da termini cartogra- fici: «tabulae novellae», per esempio «Italia novella», «Palestina novella» ecc., era la desi- gnazione tecnica delle carte moderne aggiunte alle tolemaiche”. Cfr. R. Fubini, voce Biondo Flavio, in op. cit., p. 548.

54Cfr. G. Bracelli, “Descriptio orae ligusticae”, 1442 contenuta in G. Adriani, Giacomo Bracelli nella storia della geografta, Atti della societä ligure di Storia Patria, LII, 1924, pp. 233-237.

Cfr. I Simeoni, “De nobilitate et antiquitate civitatis aquileiensis”, 1448 contenuto in Miscella­

nea di varie Operette II, Venezia 105-134.

Questa interpretazione dei fatti e espressa da E.S. Piccolomini nel suo “De Europa”, cap.

LVIII, in Opera omnia, Basilea 1551, copia anastatica, Frankfurt 1967.

(14)

redazione di alcune sue parti: la Romandiola, I’Etruria e la Regio latina (quest’ultima è andata perduta). Tali testi venivano poi inviati, talvolta separatamente, ad illustrie in- fluenti personaggi con l’aggiunta di dediche atte aprocurarsene i favori. Cosi accadde nel 1451, allorquandofece pervenire ad Alfonso d’Aragona una redazione ancora priva delle parti relative alle regioni meridionali, facendosi accreditare iltesto da una dedica di Francesco Barbaro. Ancora a quest’ultimo si deve il patrocinio dellaversione del 1453 per Niccolo V. Inmediatamente dopo, l’opéra epurata dalle varie dediche fu di- vulgata intutta fretta per prevenire la diffusionedella versione plagiata da un vescovo che era riuscito a impadronirsi del manoscritto dell’/ta//a illustrata . L’edizione del 1453 si presenta come “un montaggio testuale, auspicato da Biondo sin dai primi es- perimenti compositivi” . Dopo la morte di Niccolo V, venne apportata ancoraqualche modifica (fu, ad esempio, eliminatala dedicataal papa) e il testo assunse laforma che ritroviamo con poche variazioni in tutte le sue edizioni. Successivamente Biondo at­ iese al lavoro di revisione dell’opera, con l’intenzionedi fornire informazioni piú com­ plete su eventi, personaggi e luoghi tralasciati nella prima versione. Questo compito non venne portato aterminedall’autore che morí nel 1463. Le integrazioni al testo da lui redatte sitrovanonelle Additonescorrectionesque Italiae illustratae .

Italia illustrata presenta dunque una struttura stratificata, sulla cui compattezza e coesione si è spesso discusso. Lo stesso Biondo, rivolgendosi al cardinale Colonna avevaaffermato che la suaopera era costituita da testi raccolti insieme: ’’omnibus re- gionibus in unum colligatis” .

Nel disegno compositivooriginario era contemplata la trattazione delle 18 regioni comprese nell’Italia continentale, ma in realtà ne furono descritte solo 14. Per quanto riguarda la toponomástica Biondo, in casi dubbi, si attiene a quanto storicamente at- testato e usato dalla Chiesa. Per la descrizione delle singóle regioni l’autore attinge a testi divarianatura, ma, al solito, effettua uno scrupolosolavoro di selezione dei mate- riali, espungendo dal suo campo d’interesse leggende prive di qualsiasi fondamento e testimonianze o eventi non attestati da fonti şeritte. Nel caso di queste ultime non manca di rilevare l’infondatezzao l’inesattezza di certe informazioni. Gli aspetti che più attirano l’interesse di Biondo sono i cambiamenti subiti nel corso del tempo dai luoghi a partiré dalla loro denominazione. Spesso indugia anche sull’etimologia dei toponimi. L’autore fornisce anche informazioni circa i confini geografici di una data area, la sua estensione, lapopolazione, i monti, i fiumi, le colture praticate, i paesaggi, i monumenti e le città degni di nota. Un rilievo notevole viene dato allafascia costiera che aveva svolto un ruolo notevolissimonello sviluppo dei commerci e nelle vicende storico-politiche, essendo I’Italia un paese per lo piùcircondato dal mare.

Biondo,inoltre, non manca di menzionare personaggi illustri del passato e del pre­ sente vissuti nellearee geografiche da lui esaminate. L’autore riferisce anche suitein- novazioni tecniche e sulle iniziative culturali dei suoi tempi. Cosi, le parti prettamente

57 Tale episodio é riferito nelle “Additiones correctionesque Italiae illustratae”, scritte per Pió II.

Per il testo si rimanda a B. Nogara, op. cit., pp. 225-239.

Cfr. C.M. Licarini - P. Pontari, Nuovi passi inediti dell’italia illustrata di Biondo Flavio”, in Rinascimento, Rivista dell’Istituto Nazionale di Studi sul Rinascimento, seconda serie, volunte XLI.

Firenze 2001, pp. 240-241.

59Per il riferimento bibliográfico si rimanda alia nota 58.

Cfr. B. Nogara, op. cit., p. 163.

(15)

descrittivesi intrecciano con quelle attea catalogare luoghi o dati, a narrare eventi e a tracciare il ritrattodi figure eminenti. In definitiva “Popera vuol essere in egual misura una guida alia conoscenza dei luoghi e un prontuario per intenderne la storia” . E all’intemo della storiadelle regioni un ruolo importante é svolto dalla cultura, cherap- presenta anche il veroelementounificatore dell’Italia. Di quest’ultimaegli sente piú vicina la parte settentrionale e la céntrale (si dilunga soprattutto nella descrizione di Firenzee Venezia), mentre gli é poco familiare Tareameridionale, ancheper Tesiguitá delle sue conoscenze e dei materiali acquisiti a riguardo. Non a caso Biondo inter­ rompe il suo excursus per le regioni d’Italia alia Puglia, dopo aver fornito notizie su Napoli e zone limítrofe.

Numerósesonole digressioni che permettono all’autore di affrontaregli argomenti a lui piú cari: cosí,nellaparte dedicata alia sua regione d’origine, la Romagna, fomisce un quadro della storia d’Italia, sottolineando il ruolo svolto da Ravenna, che era stata baluardo delle tradizioni antiche e punto d’incontro fra cultura d’Occidente e d’Oriente. A fronte degli sconvolgimenti causati dall’invasione dei Longobardi

“Ravenna mantiene...un suo ruolo «romani», ai quali proprio il nascente umane- simononpoteva che guardare conattenzione edi cui il Biondoé fra i primi a prendere adeguata consapevolezza” .

In un’altra nota digressione, contenuta nella Romandiola vengono ripercorse le linee di sviluppo dell’Umanesimo. Anche in questo caso egli indica in Ravenna il centro dal quale si irradió l’interesse per gli studi classici, che portarono alio sviluppo di nuovi criteri di ricerca e al rinvenimento di testi antichi ritenuti perduti o del tutto sconosciuti. In tale sede, inoltre, Biondo, rifacendosi a Bruni, indica in Petrarca il ri- formatore dell’eloquenza latina, che subí una notevole evoluzione allorquando fu isti- tuita a Firenze la cattedra di greco nel 1396. A quei tempi aveva avuto luogo il Con­

cilio che doveva riawicinare lachiesad’Occidente con quella d’Oriente e che proprio a Firenze, durante il papato di Eugenio IV, arrivó alie battute finali (1438-39). In tale clima si eraavuto un notevole scambio con dotti rappresentanti del mondo greco, che aveva fatto vertere gli interessi dei primi umanisti come l’Acciaioli e TAIberti in di- rezione del patrimonio cultúrale di quella civiltá. Un accento particolare é posto dall’autore sugli aspetti linguistici. Difatti, le vette toccate dagli umanisti ai tempi del forliveseerano state raggiunte propriograzie all’azionecontemporáneadi latino, greco e volgare. Viene cosí sottolineato il ruolo determinante della lingua greca, senza la qualenon era possibilescrivere bene inlatino. Se “Leonardo Bruni é ilprimo umanista ad avere consapevolezza teóricadi questastoriadellelingue letterarie umanistiche e al contempo a scrivere in manieramilitante in tutte e tre le lingue sia opere creative che trattati teorici e a misurarsi con teoría e pratica dellatraduzionegreco-latino-volgare, Biondo Flavio é il primo a storicizzare la prospettiva di Bruni in unasistemazione or­

gánicadellastoria della letteraturaumanistica, che é anche storia della lingua letteraria (odelle tingue letterarie), contestualizzandola in un quadro completodell’Umanesimo, che comprende anche storia, geografía e arte dell’Italia quattrocentesca” . Biondo dunque cerca di arrivare alieradici dellacultura del suo tempo evidenziandone gli ele-

Cfr. R. Fubini, voce “B. Flavio“, in op. cit., p. 550.

62 * r

Cfr. G.M. Ansclmi, op. cit., p. 20.

63 1

Cfr. G. Albanese - Letizia Leontini, “Latino-volgare-greco. Plurilinguismo e storia letteraria neirUmanesimo" (in corso di stempe).

(16)

menti innovativi più importanti e rivelandone l’essenza. Più volte, cosi, egli mette in risaltola funzionericostruttrice assolta dallaciviltà di allora, dopo la desolazione in cui lapenisola italiana era versata durante l’età medievale.

Si puô quindi concludere che, aldilà délia stratificazione dell’opera, délia molteplicità di argomenti, dei “salti” nei passaggi da una temática ad un’altra, l’elemento unificatore del testo è rappresentatodalla volontà di presentarel’immagine di questa nuova Italia che si stava viavia ricostruendo sia in senso concreto(da qui de­ riva l’interesse per laconfigurazione urbanística e l’architettura delle città) chein senso più astratto (nuove acquisizioni teorichee tecniche).

“Ma la singolarità dell’/ra/ia illustrata - osserva Anselmi- sta anche nel collega- mento che il Biondo opera costantementetra osservazione geográfica, urbanística, ar- cheologica e storia culturale delle città o delle regioni prese in esame. La fisionomía itálica acquista, in definitiva, lineamenti comgleti:e quello che emerge è una totalità di rapporti per renderne ragione ad ognilivello” .

Cosi facendo il forlivese contribuí in maniera moho significativa al recupero dell’identità nazionale, facilitandone la presa di coscienza a coloro che, presi dai problemi e dalle lotte interne, avevano perso di vista i valori e il patrimonio storico- culturale dell’italicità.

CONCLUSIONI

Ripercorrendo le tappeessenziali dell’attivitàdi Biondo Flavio, si puô innanzitutto avéré una panorámica su quelli che erano gli interessi, gli orizzonti e gli obiettivi per­ seguid dalla culturaumanistica nel periodo del suo massimo splendore. Oltre a cio, l’opéra del forlivese rappresentaun momentodi svolta nell’evoluzione déliastoriogra- fia in senso moderno, in quanto egli sviluppô un nuovo método di approccio aile tematiche storiche. Questo nella prassi gli permise di superare ilcarattere agiografico, panegirico e prettamente erudito ancora típico dell’epoca precedente alla sua. Con tutti i limiti e le incertezzedovute al fattoche tale método non erastatopienamente elabó­ rate e che comunque il retaggio delletradizioni in materiaprendevanotalora il soprav- vento, l’impostazionedata aile tematiche storiche è innovativa. L’accurata ricerca dei documenti attintinegli ambiti più svariati, il rigorosocontrallo delle informazioni, tal- volta lungamente tramandate in maniera errata, l’indipendenza di giudizio nel con- frontarsi anche con testi e autori considerati fino ad allora infallibili, consentirono a Biondoditrasformare il modo di utilizzareilmateriale storico. Significativa è anchela visione complessiva délia storia, considerata corne un processo all’intemo del quale era possibile scorgere unacontinuità. In nome di quest’ultimaoccorreva individuare ed esplorare i resti del passato sia concretamente (servendosi, per esempio, dell’archeologia) che attraverso i mezzi fomiti, fra l’altro, dalla filología. Tutta questa alacre attività di ricercarivolta al passato doveva esserefinalizzata non solo ad ampli­

are le conoscenze, ma soprattutto a riedificare e a far rinascere quanto logorato nel corso del tempo, non tanto per fatalità, quanto per l’azione corruttrice dell’uomo.

L’obiettivo ultimo era quello di ricostruire il volto dell’Italia che, dopo la caduta dell’impero, era stato devástate, e per tanti versi continuava ancora ad esserlo, da

64Cfr. G. M. Anselmi, op. cil., p. 18.

(17)

menti innovativi più importantie rivelandone l’essenza. Più volte, cosi, egli mette in risaltola funzionericostruttriceassolta dallaciviltà di altera, dopo ladesolazione in cui lapenisola italiana era versata durante l’età medievale.

Si puô quindi concludere che, aldilà délia stratificazione dell’opera, délia molteplicità di argomenti, dei “salti” nei passaggi da una temática ad un’altra, l’elementounificatore del testo è rappresentato dallavolontà di presentare l’immagine di questa nuova Italiache si stava viavia ricostruendo sia in sensoconcreto (da qui de­ rival’interesse per la configurazione urbanísticael’architettura delle città) chein senso più astratto (nuove acquisizioni teoriche e tecniche).

“Ma la singolarità dell’/to/ia illustrata - osservaAnselmi - sta anche nel collega- mento che il Biondo opera costantementetraosservazione geográfica, urbanística, ar- cheologica e storia culturale delle città o delle regioni prese in esame. La fisionomía itálica acquista, indefinitiva, lineamenti comgleti:e quello cheemerge èuna totalità di rapporti per renderne ragione adognilivello” .

Cosi facendo il forlivese contribuí in maniera molto significativa al recupero dell’identità nazionale, facilitandone la presa di coscienza a coloro che, presi dai problemi e dalle lotte interne, avevano perso di vista i valori e il patrimonio storico- culturale dell’italicità.

CONCLUS1ON1

Ripercorrendole tappeessenziali dell’attivitàdi Biondo Flavio,si puô innanzitutto avéré unapanorámica su quelli cheerano gli interessi, gli orizzonti e gli obiettivi per­

seguid dalla culturaumanistica nel periodo del suo massimo splendore. Oltre a ciô, l’opéra del forlivese rappresentaun momento di svoltanell’evoluzione délia storiogra- fia in senso moderno, in quanto egli sviluppô un nuovo método di approccio aile tematiche storiche. Questo nellaprassi gli permise di superare il carattere agiografico, panegírico e prettamenteerudito ancora típico del I’época precedente alla sua. Contutti i limiti e le incertezze dovute al fatto chetale método non erastato pienamente elabó­ rate eche comunque il retaggio delletradizioni in materia prendevano talora il soprav- vento, l’impostazione data alie tematiche storiche è innovativa. L’accurata ricerca dei documenti attintinegli ambiti piùsvariati, il rigorosocontrallodelle informazioni, tal- volta lungamente tramandate in maniera errata, l’indipendenza di giudizio nel con- frontarsi anche con testi e autori considerati fino ad allora infallibili, consentirono a Biondodi trasformare il modo di utilizzare il materialestorico. Significativa è anche la visione complessiva della storia, considerata come un processo all’intemo del quale era possibile scorgere una continuità. Innome di quest’ultimaoccorrevaindividuare ed esplorare i resti del passato sia concretamente (servendosi, per esempio, dell’archeologia) che attraverso i mezzi fomiti, fra l’altro, dalla filología. Tutta questa alacre attivitádi ricerca rivolta al passato doveva esserefinalizzata non solo adampli­

are le conoscenze, ma soprattutto a riedificare e a far rinascere quanto logorato nel corso del tempo, non tanto per fatalitá, quanto per l’azione corruttrice dell’uomo.

L’obiettivo ultimo era quello di ricostruire il volto dell’Italia che, dopo la caduta dell’impero, era stato devástate, e per tanti versi continuava ancora ad esserlo, da

64Cfr. G. M. Anselmi, op. cit., p. 18.

(18)

guerre, lotte intestine e contenziosi di ogni genere. Tale opera era cominciata e con- tinuava ad essere portata avanti sul piano culturale; il che aveva permesso, nonostante le lacerazioni e i dissidi intemi, di conseguiré e mantenere l’unifícazione almeno in questo campo. Proprio in ció consisteva uno dei piú grande meriti dell’Umanesimo, che alloraavevaraggiuntoil suo culmine.

Cytaty

Powiązane dokumenty

The case study that is presented here considers the following three technological options for power generation in combination with LNG evaporation: using the waste heat from

Renata Cybulska – Witkiewicz (Ministerstwo Środowiska, Departament Zmian Klimatu i Ochrony Atmosfery) w prezentacji „Biała Księga i plany pra- cy resortu środowiska nad

W wymianie informacji zwrotnych krytyku- ją swoją wcześniejszą postawę − wyśmiewanie się z mniej sprawnych i bardziej ostrożnych kierowców − z zawstydzeniem odnoszą się

Dała im bowiem możliwość ustalenia zasad i warunków sytuowania reklam, co w realny sposób może przyczynić się do pozbycia się niepożądanych reklam z przestrzeni

W ten sposób stopniowo przemienia się i doskonali życie osobiste oraz ro- dzinne, wzbogaca się dialog, przekazuje się wiarę dzieciom, wzrasta przy- jemność z bycia razem,

Głównym i jedynym celem badania wypadków lotniczych oraz incydentów jest zapo- bieganie wystąpienia podobnym sytuacjom w przyszłości. Badanie prowadzi państwo, na którego

Nie pamiętam, jak się to stało, ale ktoś złapał mnie za nogi i zanurzył w kadzi pełnej wody.. Zresztą nie tylko

If the medium between the source and receiver boundaries were homogeneous and lossless and if the sources would be regularly distributed, mutually uncorrelated noise sources with