• Nie Znaleziono Wyników

Derivati deantroponimici nella lessicografia italiana

N/A
N/A
Protected

Academic year: 2021

Share "Derivati deantroponimici nella lessicografia italiana"

Copied!
180
0
0

Pełen tekst

(1)

WYDAWNICTWO NAUKOWE UNtWERSYTcTU PEDAGOSlC2N£<50TK«?AKdW

ALEKSANDRA PRONIŃSKA

DERIVATI DEANTROPONIMICI

NELLA LESSICOGRAFIA ITALIANA

(2)
(3)

DERIVATI DEANTROPONIMICI

NELLA LESSICOGRAFIA ITALIANA

(4)

DERIVATI DEANTROPONIMICI

NELLA LESSICOGRAFIA ITALIANA

ALEKSANDRA PRONIŃSKA

Uniwersytet Pedagogiczny im. Komisji Edukacji Narodowej w Krakowie

(5)

DERIVATI DEANTROPONIMICI

NELLA LESSICOGRAFIA ITALIANA

(6)

Recenzenci:

dr hab. prof. UW Elżbieta Jamrozik dr hab. Roman Sosnowski

© Copyright by Aleksandra Pronińska & Wydawnictwo Naukowe UP Kraków 2015

redakcja i korekta Fabio Boni

projekt okładki i układ typograficzny Janusz Schneider

ISBN 978-83-7271-949-2 ISSN 0239-6025

Wydawnictwo Naukowe UP 30-084 Kraków, ul. Podchorążych 2 tel./faks: 12-662-63-83, tel. 12-662-67-56 e-mail: wydawnictwo@up.krakow.pl Zapraszamy na stronę internetową http://www.wydawnictwoup.pl

(7)

Introduzione

Nell’insieme del lessico italiano, rappresentato da elementi di va-ria provenienza, si riscontrano numerosi vocaboli di derivazione onomastica entrati nel lessico comune e in quello specializzato in diversi periodi storici. Questo rapido moltiplicarsi di elementi de-onomastici nel lessico quotidiano, in particolare nel cosiddetto lin-guaggio giornalistico, costituisce una delle caratteristiche peculiari dell’italiano contemporaneo.

Particolarmente numerosi sono i  lessemi deonomastici deri-vanti dai nomi propri di persone, ovvero dagli antroponimi. Enzo La Stella (1984), giudicando la presenza quantitativa dei deantro-ponimici rispetto ad altre formazioni deonomastiche, afferma che essi rappresentano il gruppo più numeroso che comprende oltre i due terzi di tutti i deonomastici da lui censiti (La Stella 1984: 8). Tra i deantroponimici si trovano i lessemi formati a partire da nomi propri indicanti tutte le tipologie di personaggi di tutte le epoche storiche, dai personaggi mitologici, biblici, storici ai protagonisti di opere letterarie o cinematografiche ed esponenti politici odierni.

Nella formazione dei lessemi derivanti dai nomi propri di per-sona vengono utilizzate praticamente tutte le modalità di forma-zione delle parole di cui dispone la lingua italiana: dai meccanismi semantico-lessicali (metonimia, antonomasia o  metafora), attra-verso l’ellissi, alla derivazione morfologica, tra cui soprattutto la suffissazione che “rappresenta il meccanismo di gran lunga più usato in italiano” ed è “di gran lunga preferito nell’italiano del XX

secolo” (Iacobini-Thornton 1992: 36, 29).1

1 Claudio Iacobini e Anna Thornton presentano, in valori percentuali,

l’incidenza di ciascun tipo di meccanismo di formazione delle parole sul cor-pus totale, costituito da quattro repertori di neologismi apparsi nell’arco di ot-tant’anni, tra il 1908 e il 1989. Conformemente ai dati riportati nello studio di Iacobini-Thornton, le percentuali dei diversi tipi di neoformazioni sul corpus totale sono leseguenti: suffissati (50,6%), composti neoclassici (16,7%),

(8)

pre-6

La suffissazione è il meccanismo più usato anche nel caso delle formazioni deantroponimiche: l’aggiunta del suffisso costituisce il principale meccanismo formale attraverso il quale si realizzano i processi deonimici, ovvero il passaggio dei lessemi dalla categoria del nome proprio a quella del nome comune. I meccanismi di de-rivazione che partono da un nome proprio di persona permettono di formare i lessemi deantroponimici di quattro categorie lessicali: sostantivi, aggettivi, verbi e avverbi, tra le quali, però, si osservano notevoli differenze quantitative: le categorie di verbi e avverbi ri-sultano marginali rispetto a quelle di sostantivi e aggettivi.

L’esame dei derivati deantroponimici che proponiamo in que-sta ricerca, condotto – soque-stanzialmente – in base ad alcune catego-rie dei suffissati nominali, si concentra sulle peculiarità connesse alla loro registrazione lessicografica. Le peculiarità del trattamen-to lessicografico vengono individuate e descritte in base al cam-pione (lessicografico e neologico) formato dai derivati (semantici e morfologici) risalenti al Novecento, i quali risultano essere porta-ti a lemma in almeno uno dei dizionari dell’uso o repertori di neo-logismi presi in considerazione poiché ritenuti rappresentativi per la lessicografia italiana contemporanea (elencati nel capitolo II.2.).

Il lavoro è articolato in cinque capitoli. Il primo, di carattere introduttivo, è suddiviso in due sottocapitoli. Uno [I.1.], relativo alla terminologia (onomastica e linguistica), fornisce alcune chia-rificazioni riguardanti, da un lato, [I.1.1.] le unità lessicali (gli an-troponimi e i  derivati deanan-troponimici) e, dall’altro lato, [I.1.2.] i procedimenti di transizione di lessemi dalla classe dei nomi co-muni a  quella dei nomi propri e viceversa (l’onimizzazione e la deonimizzazione).

Il secondo sottocapitolo [I.2.] è dedicato alla delimitazione dell’oggetto di indagine in base ai criteri onomastici [I.2.1.], lin-guistici [I.2.2.] e lessicografici [I.2.3]. Conformemente al criterio

fissati (9,4%), composti nativi (6,8%), parole macedonia, es. cristarga (3,4%), formazioni di categoria indecidibile tra prefissazione e composizione (3,4%), formazioni per conversione, es. ferrata (3,2%), verbi denominali e deaggetti-vali a suffisso zero (3,0%), verbi parasintetici (1,8%), deverbali a suffisso zero (1,7%) (Iacobini-Thornton 1992: 27).

(9)

onomastico [I.2.1.] si prendono in considerazione i nomi propri di persona, ovvero gli antroponimi nella loro funzione primaria, in seguito esaminati da due punti di vista: (i) come base derivazionale e (ii) dal punto vista della loro presenza e funzione nei diziona-ri dell’uso. Con i cdiziona-ritediziona-ri linguistici [I.2.2.] si definiscono le unità lessicali da esaminare: i derivati deantroponimici nominali di due categorie (i) derivati semantici, ovvero gli usi secondari dei nomi propri e (ii) derivati morfologici formati mediante la suffissazione. Il criterio lessicografico [I.2.3.] determina, da un lato, le modalità di reperimento dei dati e, dall’altro, l’analisi e la descrizione del trattamento lessicografico dei derivati deantroponimici di entram-be le categorie (semantici e morfologici).

Nel secondo capitolo si presentano le fonti del corpus analitico. Nel sottocapitolo [II.1.] vengono definiti i criteri per la costituzio-ne del corpus analitico e le scelte metodologiche: il criterio basilare nella selezione dei derivati deantroponimici risalenti al Novecento è la loro registrazione lessicografica in posizione di lemma. Nel secondo sottocapitolo [II.2.], invece, vengono presentati i vari tipi di fonti di cui ci siamo serviti:

(i) i dizionari dell’uso [II.2.1.], tra cui il Sabatini-Coletti.

Diziona-rio della lingua italiana (DISC), il Grande dizionaDiziona-rio italiano Hoepli

di Aldo Gabrielli (GDIH), il Devoto-Oli. Vocabolario della lingua

italiana (VDO), il dizionario della lingua italiana di Tullio De

Mau-ro (DM) e lo Zingarelli. Vocabolario della lingua italiana (VNZ), (ii) i repertori di neologismi [II.2.2.], tra cui compaiono 3000

Pa-role Nuove. La neologia degli anni 1980–1990 di Ottavio Lurati

(DPN), Parole degli anni Novanta di Andrea Bencini ed Eugenia Citercensi (DPAN) e inoltre tre repertori di Giovanni Adamo e Valeria Della Valle: Neologismi quotidiani. Un dizionario

a ca-vallo del millennio 1998–2003 (DNQ), 2006 parole nuove. Un dizionario di neologismi dai giornali (DNG) e il Vocabolario Treccani. Neologismi. Parole nuove dai giornali (VTN),

(iii) altre fonti [II.2.3.] usate in maniera meno regolare, tra cui in particolare Dizionario storico di deonomastica di Enzo La Stella e le banche dati disponibili online dell’Osservatorio Neologico della

(10)

8

Il terzo capitolo descrive brevemente il campionario di lessemi deantroponimici costituito da due parti: (i) lessicografica e (ii) ne-ologica. Il campione lessicografico [III.1.] è composto dalle forma-zioni portate a lemma nei dizionari dell’uso (elencati nel capitolo [II.2.1.]), invece il campione neologico [III.2.] è formato in base allo spoglio dei repertori di neologismi (elencati nel capitolo [II.2.2.]).

Il sottocapitolo dedicato al campione lessicografico [III.1.] è  suddiviso in quattro sezioni che trattano brevemente: (i) i de-antroponimici esclusi dal campione basilare in quanto non portati a lemma [III.1.1.], (ii) i derivati indiretti [III.1.2.], (iii) la datazione dei lessemi deantroponimici [III.1.3.] e inoltre (iv) una breve ca-ratteristica del campione lessicografico dal punto di vista quantita-tivo e qualitaquantita-tivo [III.1.4.].

L’obiettivo principale del quarto capitolo consiste nell’analisi del trattamento lessicografico dei derivati deantroponimici. Oltre all’esame di entrambe le categorie dei derivati (semantici e morfo-logici), si prendono in considerazione anche i nomi propri e i mor-femi derivazionali.

Il primo sottocapitolo [IV.1.] concerne la presenza e la funzione dei nomi propri referenziali nei dizionari dell’uso e si basa sui dati relativi a un campione di nomi propri di carattere referenziale collo-cati nella sezione semantica dell’entrata lessicografica (esempi e de- finizione) oppure nella sezione etimologica dove compaiono in funzione di etimo sincronico. Le funzioni dei nomi propri vengo-no esaminate a seconda del tipo di definizione adoperata: (i) nelle definizioni sostanziali (iperonimiche) dove svolgono la funzione di elemento specificatore e (ii) nelle definizioni relazionali dove possono assumere la funzione di elemento definitorio.

Il secondo sottocapitolo [IV.2.] si concentra sulla registrazione lessicografica dei derivati semantici, ovvero dei nomi propri usati come nomi comuni, nell’esame dei quali si ricorre (i) al concetto di gradualità del processo deonimico (occasionale, parziale e definiti-vo) e (ii) al tipo di spostamento semantico sottostante (metonimico o metaforico).

Il terzo sottocapitolo [IV.3.] concernente il trattamento lessi-cografico dei derivati morfologici è suddiviso in quattro sezioni.

(11)

La prima si concentra sull’analisi del trattamento lessicografico dei derivati deantroponimici in relazione alla base onimica [IV.3.1.]. Si mettono a confronto i derivati formati dai nomi propri di due cate-gorie di referenti: (i) dai nomi propri dei personaggi letterari e/o ci-nematografici [IV.3.1.1.] individuati nel campione lessicografico e (ii) dai nomi propri degli esponenti politici [IV.3.1.2.] individuati nel campione neologico. A differenza dei derivati del primo grup-po, in cui si riscontrano portati a lemma sia i derivati morfologici sia i derivati semantici, le formazioni del secondo gruppo realizza-no esclusivamente la derivazione morfologica.

La seconda sezione [IV.3.2.], dedicata all’analisi del trattamento lessicografico dei derivati deantroponimici in relazione ai morfemi derivazionali, parte dalle osservazioni sull’inserimento di infor-mazioni relative alla morfologia derivazionale nella lessicografia monolingue italiana. Successivamente vengono esaminate, da un lato, le modalità di trasmissione dell’informazione sulla struttura di lemmi costituiti dai derivati deantroponimici in base ai modelli della sezione etimologica [IV.3.2.1.] e, dall’altro lato, il trattamento dei morfemi derivazionali nei dizionari dell’uso e repertori di neo-logismi consultati [IV.3.2.2.].

Le ultime due sezioni riguardano i  morfemi derivazionali [IV.3.3.] e la categoria morfologica [IV.3.4.] dei lessemi deantropo-nimici del campione lessicografico e neologico.

Il quinto capitolo affronta l’analisi di alcuni tipi di derivati de-antropononimici nominali proposta nei sottocapitoli [V.1.] e [V.2.] e l’analisi delle relazioni semantico-lesicali (concentrandosi sull’o-monimia) nel sottocapitolo [V.3.].

Il primo sottocapitolo [V.1.] è dedicato all’esame dei derivati deantroponimici formati con uno dei più produttivi suffissi dell’i-taliano contemporaneo: -ismo e con il suffisso ad esso strettamente imparentato: -ista. Il sottocapitolo è suddiviso in sei sezioni che esaminano: la categoria antroponimica e morfologica delle basi derivazionali [V.1.1. e V.1.2.], le categorie semantiche dei derivati deantroponimici in -ismo (tra cui in particolare quella delle con-cezioni) [V.1.3. e V.1.4.] e inoltre le formazioni in -ista [V.1.5]. Successivamente, partendo dalla suddivisione secondo le categorie

(12)

semantiche dei derivati in -ismo, si osservano alcune differenze tra i due campioni (lessicografico e neologico) [V.1.6].

Il secondo sottocapitolo si concentra sull’analisi dei derivati for-mati con due suffissi: -aggine e -ata e si basa principalmente sul campione neologico [V.2.1. e V.2.2.].

Nell’ultimo sottocapitolo [V.3.], tra tutte le relazioni semantico- lessicali individuabili nella classe dei lessemi deantroponimici si prende in esame l’omonimia poiché è un fenomeno che incide fortemente sulla registrazione lessicografica.

(13)

Abbreviazioni

Dizionari monovolume dell’uso

DISC Sabatini Francesco, Coletti Vittorio. 2008. Il Sabatini-Coletti:

dizionario della lingua italiana. Milano: Rizzoli Larousse.

DM De Mauro, Tullio. 2000. Il dizionario della lingua italiana.

Tori-no: Paravia.

GDIH Gabrielli, Aldo. 2011. Grande dizionario italiano Hoepli

Massi-mo Pivetti e Grazia Gabrielli (a cura di). Milano: U. Hoepli.

VDO Devoto Giacomo, Oli, Gian Carlo. 2013. Il Devoto-Oli 2014:

vocabolario della lingua italiana Luca Serianni e Maurizio Trifo-ne (a cura di). Milano: Le Monnier.

VNZ Zingarelli, Nicola. 2014. Lo Zingarelli 2015: vocabolario della

lingua italiana. Bologna: Zanichelli.

VTR Vocabolario Treccani: http://www.treccani.it/vocabolario Repertori di neologismi

ALCI Cortelazzo, Michele. 1995/1996/1997. Annali del lessico

contem-poraneo italiano: neologismi. Padova: Esedra Editrice. Consulta-bile all’indirizzo: http://www.maldura.unipd.it/alci

DNG Adamo Giovanni, Della Valle Valeria. 2005. 2006 parole

nuo-ve. Un dizionario di neologismi dai giornali. Milano: Sperling & Kupfer.

DNQ Adamo Giovanni, Della Valle Valeria. 2003. Neologismi

quoti-diani. Un dizionario a cavallo del millennio 1998–2003. Firenze: Leo S. Olschki Editore.

DPAN Bencini Andrea, Citercensi Eugenia. 1992. Parole degli anni

Novanta. Firenze: Le Monnier.

DPN Lurati, Ottavio. 3000 Parole Nuove. La neologia negli anni 1980–

(14)

ONLI Osservatorio Neologico della Lingua Italiana. Consultabile

all’indirizzo: http://www.illiesi.cnr.it/ONLI/BD.php

TRN Treccani Neologismi:

http://www.treccani.it/magazine/lin-gua_italiana/neologismi

VTN Adamo Giovanni, Della Valle Valeria. 2008. Vocabolario

Trec-cani. Neologismi. Parole nuove dai giornali. Roma: Istituto della Enciclopedia Italiana.

(15)

CAPITOLO PRIMO

CONSIDERAZIONI PRELIMINARI

1. Precisazioni terminologiche

La terminologia usata in questo lavoro proviene da due discipline fondamentali per la ricerca: l’onomastica e la linguistica. I termini, sia onomastici che linguistici, riguardanti un ampio spettro di fe-nomeni connessi al continuum tra il nome proprio e il nome co-mune, comprendono le denominazioni concernenti, da un lato, le unità lessicali di vario genere e, dall’altro lato, i vari processi transi-tivi e i procedimenti morfologici verificabili nel passaggio dai nomi propri ai nomi comuni.

1.1. Termini relativi alle unità lessicali

Nella categoria dei termini usati per identificare le unità lessica-li si trovano, da un lato, quellessica-li relativi ai nomi propri aventi la fun-zione di una base lessicale e, dall’altro lato, quelli relativi ai lessemi formati a partire dai nomi propri (tra cui sia i nomi comuni per eccellenza, sia i nomi collocabili tra i due poli estremi, in quanto caratterizzati da diversi gradi di proprialità).

Nell’ambito dei termini usati per indicare i  nomi propri, un’importanza particolare la riveste il formante -onimo, ‘nome’ che compare come secondo elemento delle parole composte (de-rivate dal greco o formate modernamente) che servono ad

(16)

indica-14

re l’oggetto delle singole discipline onomastiche, come toponimo,

marchionimo e – ciò che ci interessa in modo particolare – antro-ponimo.

Tra la molteplicità di termini abitualmente utilizzati in varie lingue per designare le unità lessicali formate a partire dai nomi propri nonché gli stessi nomi propri nei loro usi secondari (con cui intendiamo un ampio ventaglio di usi non referenziali) abbiamo scelto il termine d’origine prettamente italiana (lessemi) deonomastici (o  deonimici), coniato nel 1982 dal linguista italiano, lessicografo

e studioso di storia del linguaggio, Enzo La Stella.1 Il termine va

inteso in senso largo: verrà usato per designare tutte le unità lessi-cali originate dai nomi propri, indipendentemente dal tipo di nome proprio che ne costituisce la base lessicale e indipendentemente dalle modalità di formazione del lessema deonimico.

Il deonomastico è considerato, dunque, un termine generico che comprende sia le formazioni create mediante i meccanismi mor-fologici (la suffissazione e la composizione), come negli esempi:

fantozziano: der. di (Ugo) Fantozzi con il suffisso -iano [DISC],

pilatismo: der. di (Ponzio) Pilato con il suffisso -ismo [DISC],

moggiopoli: composto dal nome proprio (Luciano) Moggi con il con-fisso -poli2

[VTN]

sia le formazioni create in seguito ai procedimenti di tipo pretta-mente semantico (metonimia, antonomasia o altri spostamenti se-mantici) che non portano a modifiche formali; i deonomastici di quest’ultimo tipo (semantici) conservano l’identità lessematica con

1 Il termine italiano deonomastica (e deonomastico) di Enzo La Stella è entrato

nell’uso più ampio: nella terminologia tedesca venne introdotto in forma di neologismo Deonomastik con il quale Wolfgang Schweickard sostituì il prece-dente termine tedesco Deonomastisch, invece nella terminologia francese, per opera di Eva Buchi, entrò il termine déonomastique.

2 Quest’ultimo esempio compare alternativamente con il lessema

sinoni-mico moggigate (composto dallo stesso nome proprio con l’aggiunta del con-fisso inglese -gate, sul modello di Watergate); entrambi riportati nel VTN, con il seguente significato: “scandalo suscitato nel mondo del calcio dall’inchiesta giudiziaria che si è avvalsa di intercettazioni telefoniche relative a  Luciano Moggi”.

(17)

i  nomi propri originari (dai quali spesso si distinguono solo per l’uso della minuscola), ad esempio:

perpetua: (per antonomasia) dal nome della governante di Don Abbondio nei “Promessi Sposi” di A. Manzoni [DISC],

dongiovanni: (per metafora) dal nome di Juan de Tenorio, personaggio del “Burlador de Sevilla” di Tirso de Molina (sec. XVII) poi ripreso in parecchie opere successive [DISC],

dobermann: (per metonimia) dal nome dell’allevatore tedesco L. Dobermann [DISC].

A seconda del tipo di nome proprio che funge da base lessicale – nel rispetto della terminologia adoperata nell’ambito della mor-fologia derivazionale – per le formazioni deonomastiche vengono usati termini più specifici: il (lessema) deantroponimico, per designare i  deonomastici formati a  partire dai nomi propri di persona e il (lessema) detoponimico, per designare i deonomastici formati a parti-re dai nomi propri geografici. A seconda del tipo di procedimento formativo si possono avere i composti o i derivati deantroponimici

o de-toponimici.

La prassi terminologica italiana è abbastanza consolidata ri-spetto alle numerose discrepanze terminologiche osservabili in altre lingue nelle quali le denominazioni delle strutture formate a partire dai nomi propri assumono accezioni diverse e non sono intercambiabili; a titolo d’esempio si possono citare due termini, parzialmente corrispondenti al termine italiano, il neologismo

ono-mastisme, introdotto dal linguista canadese Jean-Claude Boulanger

(1986) per designare tutti i lessemi comuni etimologicamente con-nessi ai nomi propri e formation déonomastique, usato da Wolfgang Schweickard (1989) per indicare esclusivamente le parole deriva-te dai nomi propri medianderiva-te i procedimenti di tipo morfologico

(Shokhenmayer 2014).3

3 Per le incompatibilità terminologiche tra le denominazioni usate in

ri-ferimento ai lessemi del continuum tra il nome proprio e il nome comune nonché in riferimento ai procedimenti concernenti il passaggio delle unità lessicali dalla classe dei nomi propri a quella dei nomi comuni in diverse lin-gue si veda Evgeny Shokhenmayer (2014).

(18)

16

1.2. Termini relativi ai procedimenti di transizione

Nell’ambito della terminologia relativa a diversi processi transi-tivi e procedimenti verificabili nel continuum tra il nome proprio e il nome comune si possono individuare due termini indican-ti i  passaggi dei lessemi tra le due classi: la deonimizzazione per segnalare il passaggio dal nome proprio al nome comune e la

oni-mizzazione per segnalare la direzione opposta. Per identificare

i pro-cedimenti che designano i cambiamenti lessicali e/o grammaticali riscontrabili nel continuum tra le due classi si intendono valide le denominazioni correnti della linguistica, tra cui la lessicalizzazione, la grammaticalizzazione, la nominalizzazione ecc.4

2. Delimitazione dell’oggetto di studio

Lo studio delle strutture lessicali formate a  partire dai nomi propri non è riservato esclusivamente alle discipline linguistiche; anzi, pur essendo un fenomeno di natura prettamente linguisti-ca, presenta notevoli implicazioni sociali, storiche, antropologi-che, geografiantropologi-che, religiose, letterarie, culturali e – di conseguenza – abbraccia un campo di conoscenze assai vasto e interdisciplinare e rientra nell’ambito di studio di varie discipline di carattere meta-linguistico. Ai fini di questa ricerca, abbiamo ritenuto opportuno limitare le molteplici problematiche extralinguistiche assumendo un punto di vista strettamente linguistico.

Tuttavia per definire l’oggetto di studio, specificare le sue carat-teristiche peculiari e delimitare i suoi confini abbiamo adottato una prospettiva più ampia prendendo in considerazione due discipline metalinguistiche: l’onomastica e la lessicografia. Di conseguenza, l’oggetto di indagine verrà determinato in base ai criteri connessi a tre discipline: l’onomastica, la linguistica e la lessicografia.

4 Per i termini non precisati qui riteniamo valide le definizioni riportate

nella terminologia dell’ICOS (International Council of Onomastic Sciences) accessibile sul sito http://www.icosweb.net/index.php/terminology.html (data di consultazione 09.06.2014).

(19)

2.1. Criteri onomastici

I principali campi di indagine onomastica comprendono i nomi propri di persona (antroponimi) e i nomi propri di luogo (topo-nimi). Accanto a queste due categorie che possiedono uno status onomastico comunemente accettato dagli studiosi, vi è una terza categoria – non tradizionale ma particolarmente proliferante nelle odierne società di consumo – di nomi commerciali o crematoni-mi.5 Ai fini di questa ricerca, tra tutte le categorie onomastiche,

abbiamo preso in considerazione esclusivamente i nomi propri di persona nelle loro varie tipologie di nomi di battesimo, cognomi e soprannomi.

I nomi propri di persona, considerati nella loro funzione prima-ria, verranno esaminati nei limiti della loro funzionalità come basi lessicali per la formazione del lessico comune. Con la funzione maria intendiamo gli usi strettamente referenziali (detti anche pri-mari o prototipici)6 i quali possono essere illustrati con i seguenti

esempi che rappresentano le tre categorie antroponimiche: (i) il cognome (Picasso), (ii) il nomignolo (Cenerentola) e (iii) il nome di battesimo (Lucia). Negli usi strettamente referenziali il cognome

Picasso serve a designare il pittore spagnolo di fama mondiale,

ri-tenuto uno dei più grandi maestri della pittura del Novecento, il nomignolo Cenerentola è usato per riferirsi alla protagonista della favola omonima di Charles Perrault, invece il nome di battesimo

Lucia è usato per distinguere e/o identificare una persona che porta

tale nome.

I  nomi propri di tipo Picasso, Cenerentola o  Lucia ci servono esclusivamente in quanto basi onimiche a partire dalle quali si for-mano – con diversi meccanismi – i nomi comuni. In altri termini,

5 Essendo una categoria onomastica relativamente recente e

particolar-mente variegata, non possiede una nomenclatura terminologica ampiaparticolar-mente condivisa. Si riscontrano diverse denominazioni, parzialmente intercambia-bili, tra cui: crematonimi, ergonimi, nomi di marca, marchionimi o  nomi commerciali.

6 A seconda della terminologia adoperata gli usi antroponimici

referenzia-li vengono definiti con diversi termini, tra cui nomi propri prototipici, non modificati (Burge 1973; Kleiber 1981), tipici o puri (Jonasson 1994).

(20)

18

gli antroponimi nella loro funzione primaria rientrano a far parte dell’oggetto di studio solo quando risultano utilizzati (o utilizzabi-li) come basi onimiche delle strutture deantroponimiche. Il crite-rio onomastico serve, dunque, a delimitare l’origine etimologica di lessemi sottoposti all’esame.

Indipendentemente dall’oggetto di studio primario, i  nomi propri verranno presi in considerazione per riflettere sulla loro presenza e funzione nelle opere lessicografiche in cui compaiono a livello della microstruttura del dizionario (nella parte semantica e/o etimologica delle entrate lessicografiche).

2.2. Criteri linguistici

La delimitazione dell’oggetto di studio partendo dal versante linguistico consiste nel definire la classe di lessemi da esaminare precisandone le peculiarità semantiche e formali.

Abbiamo osservato che gli antroponimi usati in funzione pri-maria comprendono gli usi caratterizzati dalla presenza attuale del referente, vale a dire gli usi nei quali il referente del nome proprio coincide con il portatore iniziale del nome (Amaral 2008); negli esempi sopracitati coincidono, rispettivamente, Picasso con il ‘pitto-re spagnolo’ e Cene‘pitto-rentola con la ‘protagonista della favola di Char-les Perrault’. Il concetto della relazione di identità tra il referente del nome proprio (o del sintagma nominale antroponimico) e il portatore iniziale del nome costituisce l’esponente del “grado di referenzialità” in base al quale, conformemente alla proposta teori-ca di Kleiber (1994) successivamente rielaborata da Amaral (2008), si possono individuare tre categorie di usi antroponimici. La pri-ma, rappresentata dagli usi strettamente referenziali che realizzano l’identità totale, è riservata appunto alla categoria di nomi propri in funzione primaria. Contrariamente agli antroponimi in funzio-ne primaria, i  lessemi deantroponimici, rappresentano gli usi in

cui il referente non coincide con il portatore iniziale del nome.7

7 Ovviamente tra le formazioni deantroponimiche si possono notare

anche gli usi che non realizzano la rottura referenziale con il portatore del nome, mi riferisco ai nomi propri “modificati” come nell’esempio: un nuovo

(21)

Nell’ambito delle formazioni deantroponimiche che risultano da spostamenti di significato di varia natura, si osservano due tipi di lessemi individuati in base al rapporto che interviene tra il referen-te e il portatore iniziale del nome.

Da un lato, il gruppo di lessemi nei quali il referente – pur non coincidendo con il portatore iniziale del nome – mantiene con esso una relazione che può sorgere, ad esempio, da una proprietà del referente o da una sua opera, come nel caso del nome comune un

picasso che, nel contesto del titolo giornalistico “Colpo al museo, ru-bato anche un Picasso”,8 indica per metonimia ‘un quadro di Picasso’,

oppure nel caso del nome comune una cenerentola, caratterizzato da una straordinaria varietà di significati metaforici derivanti sia dal personaggio stesso sia da diversi elementi della favola.9

D’altro canto, vi è un gruppo di lessemi nei quali il referen-te non tiene nessuna relazione con il portatore del nome (Kleiber 1994, Amaral 2008). In quest’ultimo caso aumenta notevolmente il grado di lessicalizzazione e di autonomia semantica del lessema deantroponimico, come nell’esempio rappresentato dal nome co-mune lucia usato con il significato di ‘coccinella’.

Dal punto di vista formale i lessemi deantroponimici compren-dono sia le strutture lessicali conformi agli antroponimi, vale a dire le strutture che realizzano l’identità lessematica con l’antroponimo di base (costituite dai derivati semantici, ovvero dagli usi secondari dei nomi propri) sia le strutture lessicali formate con meccanismi morfologici. Dei due processi che rientrano nella formazione del-le parodel-le, la derivazione e la composizione, ai fini di questa ricer-ca abbiamo preso in considerazione esclusivamente il primo. In Picasso in cui il sintagma nuovo Picasso, a seconda del contesto in cui compare,

può designare sempre lo stesso referente, il pittore spagnolo, Pablo Picasso, considerato in un determinato periodo di vita.

8 Corriere della Sera del 20/12/2007.

9 Tra i significati estensivi del lessema una cenerentola riportati dai

dizio-nari si possono citare, ad esempio ‘chi sta, chi viene all’ultimo posto’ [DISC]

o ‘persona o cosa trascurata, misconosciuta, tenuta in scarsa considerazione’

[GDIH], oltre ai quali si notano diversi altri, sfruttati negli usi pubblicitari di un

ampio ventaglio di prodotti o servizi (da cioccolatini a scarpe, da automobili ai trasporti pubblici).

(22)

20

questo modo abbiamo eliminato dall’analisi tutte le formazioni deantroponimiche che risultano dalla combinazione di due forme libere. Di conseguenza, non rientrano nell’ambito di questa ricerca le costruzioni motivate da due parole indipendenti di tipo

Berlu-sconi-pensiero, Moratti-pensiero, Bossi-pensiero, Ciampi-pensiero [VTN]

indicanti – in linea di massima – il pensiero e la strategia politica dell’individuo designato dal nome proprio,10 Berlusconi-boy, Moratti-

-boy, Tremonti-boy [VTN] dal significato ‘giovane sostenitore di chi

è designato dal primo elemento del composto’ oppure Berlusconi-

-dipendente, Tremonti-dipendente [VTN], dal significato esplicito di

‘per-sona che dipende da chi è designato dal primo elemento del

com-posto’.11 In modo analogo, rimarranno escluse dalla trattazione le

formazioni di tipo abenomics, berlusconomics, veltronomics, prodinomics

[VTN] (riferite rispettivamente al premier giapponese Shinzo Abe,

a Silvio Berlusconi, Walter Veltroni e Romano Prodi), tutte com-poste da un nome proprio (un cognome) e da una forma aferetica del sostantivo inglese (eco)nomics, usate per definire ironicamente la concezione politica dell’economia propria del portatore del nome proprio.12

Entrano a  far parte dell’oggetto di indagine, invece, i  lessemi composti da due nomi propri, come negli esempi: veltrusconi, posto da (Walter) Veltr(oni) e (Silvio Berl)usconi, berlustroni, com-posto dagli stessi nomi in ordine inverso: (Silvio) Berlus(coni) e (Walter Vel)troni o renzusconi, composto dai nomi propri (Matteo) Renz(i) e (Silvio Berl)usconi sul modello di veltrusconi, tutti e tre riportati nel VTN con il significato ironico di ‘mescolanza e

reci-10 Anche ironicamente, come nell’esempio Silvio-pensiero (iron.)

l’opinio-ne di Silvio Berlusconi [VTN].

11 Gli ultimi due tipi di esempi, formati rispettivamente con le parole

‘boy’ e ‘dipendente’, si inseriscono in una lunga serie paradigmatica originata dai nomi comuni che ricorrono nei composti, stretti o larghi, formati da due nomi comuni, come negli esempi, rispettivamente con la parola ‘boy’: playboy,

golden boy, game boy e con la parola ‘dipendente’: tossicodipendente, teledipendente, telefonino dipendente.

12 Le formazioni deantroponimiche di tipo abenomics entrano nell’ampio

gruppo dei composti ibridi inglese-italiano usati per esprimere – in modo breve e sintetico - un concetto di ampia portata (Frenguelli 2010: 426).

(23)

proca omogeneizzazione delle posizioni e delle scelte politiche’, ri-spettivamente, di Silvio Berlusconi e Walter Veltroni nei primi due esempi e di Silvio Berlusconi e Matteo Renzi nell’ultimo esempio. I composti di questo tipo si intendono validi ai fini di questo lavoro in quanto vengono utilizzati come basi lessicali per successivi pro-cessi derivazionali, ad esempio:

veltrusconi > veltrusconismo, veltrusconiano [VTN]

berlustroni > berlustronismo, berlustroniano [INTERNET]

renzusconi > renzusconismo, renzusconiano [VTN].

In modo analogo, si prendono in considerazione anche i com-posti formati da nome e cognome dello stesso individuo, a condi-zione che risultino sottoposti a un processo derivazionale, come negli esempi citati dal VTN:

Gianni Letta > giannilettismo,

Alberto Sordi > albertosordismo, albertosordiano, Beppe Grillo > beppegrillismo,

Pippo Baudo > pippobaudismo, pippobaudiano.

In base ai criteri prettamente linguistici, la categoria dei derivati deantroponimici da esaminare, sostanzialmente, è stata limitata ad una sola categoria morfologica, quella dei sostantivi. Le formazioni che realizzano altre funzioni (gli usi aggettivali o verbali) si pren-dono in considerazione secondariamente per illustrare le peculia-rità del trattamento lessicografico.

2.3. Criteri lessicografici

Il criterio lessicografico contribuisce a determinare l’oggetto di indagine che consiste nell’analisi e nella descrizione del trattamen-to lessicografico di entrambe le categorie dei derivati deantropo-nimici (derivati semantici e morfologici). Indipendentemente dai derivati stessi, nell’analisi dal punto di vista lessicografico si pren-dono in considerazione due elementi strettamente legati ad essi: (i)

(24)

i nomi propri di persona aventi la funzione di base derivazionale (ovvero gli etimi) e (ii) i morfemi derivazionali, ovvero i suffissi utilizzati nella formazione dei derivati deantroponimici. Tenendo conto di questi due tipi di elementi – fondamentali per la categoria dei derivati deantroponimici – l’esame del trattamento lessicogra-fico (oltre alle osservazioni circa la registrazione lessicografica dei derivati stessi) comprende: (i) la presenza dei nomi propri nelle entrate lessicografiche relative ai lemmi deantroponimici e (ii) la registrazione dei morfemi derivazionali nei dizionari dell’uso.

Il criterio lessicografico determina anche le modalità di reperi-mento dei dati che vengono estrapolati dalle opere lessicografiche. Poiché il lessico deonomastico (e deantroponimico in modo par-ticolare) è contrassegnato da un carattere occasionale ed effimero, mentre i dizionari dell’uso portano a lemma gli elementi piena-mente lessicalizzati e fortepiena-mente radicati nell’uso, per formare un campione possibilmente più rappresentativo per il lessico dell’ita-liano contemporaneo, abbiamo preso in considerazione due tipi di fonti lessicografiche: (i) i dizionari dell’uso e (ii) i repertori di neologismi; entrambi elencati nel sottocapitolo dedicato alle fonti lessicografiche del corpus (II.2).

La ricerca proposta in questo lavoro si svolge in prospettiva prettamente sincronica, di conseguenza, dall’insieme di lessemi che corrispondono ai criteri sopracitati, si prenderanno in consi-derazione prevalentemente le voci risalenti al Novecento, tra cui anche quelle di recente conio, spesso aventi lo status di neologismi.

(25)

CAPITOLO SECONDO

FONTI E CRITERI DEL CORPUS

ANALITICO

1. Criteri preliminari per la costituzione

del corpus analitico

Per estrapolare dalla totalità del lessico italiano un campione co-stituito dai lessemi deonomastici, e nel caso specifico deantropo-nimici, in linea di massima, si possono adottare due, alternative, soluzioni metodologiche: (i) una, di carattere “diretto”, che preve-de la raccolta di lessemi previo spoglio di testi scritti e/o di opere lessicografiche e (ii) una, di carattere “indiretto”, che prevede la raccolta di lessemi deantroponimici a partire da un campione di nomi propri di persone.

Quest’ultima soluzione richiede la selezione di un campione di personaggi che costituiscono il punto di partenza per la ricerca delle strutture deantroponimiche (attestate o  potenziali) formate a partire dai nomi propri (cognomi, nomi di battesimo, nomignoli). In questo tipo di ricerca dei dati sia le dimensioni del campione antroponimico sia la tipologia dei referenti dipendono dalle scelte soggettive del ricercatore stesso e richiedono l’applicazione di pre-cisi e rigorosi criteri relativi soprattutto alle scelte tipologiche dei personaggi da prendere in considerazione. Secondo questa moda-lità procede Christian Seidl (2004) il quale spiega il procedimento adoperato nel modo seguente: “Siamo partiti da un campione co-stituito da circa 3000 antroponimi appartenenti a tutte le epoche,

(26)

24

originali di tutti i continenti e, nella misura del possibile, un po’ di tutti i domini professionali. Per questi antroponimi sono stati poi cercati aggettivi deantroponimici (2035) in tutto” (Seidl 2004: 409).

Nel nostro caso, la scelta del dizionario come principale punto di riferimento ha determinato l’impostazione della raccolta dei dati che va dai lessemi deantroponimici agli antroponimi corrispon-denti e non viceversa. Questa impostazione metodologica, a no-stro avviso, garantisce più oggettività non solo nella selezione del materiale linguistico da esaminare ma anche nell’eventuale analisi della distribuzione categoriale dei lessemi stessi nonché nell’analisi della tipologia dei referenti.

Il criterio basilare di cui ci siamo serviti nella selezione delle unità lessicali di carattere deantroponimico è la loro registrazione nelle opere lessicografiche. Tale condizione è determinata da due ragioni fondamentali. Da un alto, la nostra scelta è dovuta alla ne-cessità di operare una restrizione quantitativa che garantisca, però, un campione possibilmente più rappresentativo qualitativamente e quantitativamente. I lessemi deantroponimici, essendo uno degli elementi più caratteristici del linguaggio odierno, sono caratteriz-zati da una particolare produttività che si manifesta soprattutto nel cosiddetto linguaggio giornalistico il quale ogni giorno produce – a partire dai nomi propri di persona – numerose neoformazioni, spesso di natura effimera e destinate a scomparire in breve tempo. Con il parametro di registrazione lessicografica abbiamo realizza-to un’ulteriore restrizione del campo d’indagine: da un immenso inventario di lessemi deantroponimici abbiamo selezionato un sot-toinsieme formato esclusivamente dalle unità per le quali possiamo ipotizzare che – essendo registrate in vari repertori lessicografici – abbiano raggiunto un grado di lessicalizzazione più alto rispetto alle unità non registrate nei dizionari e, come tali, garantiscono un campione rappresentativo del lessico contemporaneo.

D’altro canto, invece, il criterio di registrazione lessicografica è un parametro fondamentale che ha determinato l’impostazio-ne della raccolta dei dati in funziol’impostazio-ne degli obiettivi proposti dalla nostra ricerca: l’analisi del trattamento lessicografico delle unità lessicali costituite dai derivati deantroponimici. Per quanto

(27)

con-cerne il trattamento lessicografico di lessemi deantroponimici, va precisato che – delle due modalità di registrazione che prevedono l’inserimento di un determinato lessema (i) nel lemmario e/o (ii) all’interno dell’entrata lessicografica di un altro lemma – in que-sta ricerca intendiamo concentrare la nostra attenzione soprattut-to sui lessemi deantroponimici registrati in posizione di lemma. I  lessemi deonomastici che compaiono all’interno delle entrate lessicografiche (nelle polirematiche o  nelle esemplificazioni) si prendono in considerazione solo secondariamente quando risul-tano utili per esaminare i lessemi deantroponimici registrati in po-sizione di lemma.

Avendo scelto nella raccolta del materiale linguistico il criterio di registrazione lessicografica, per formare il campione di ricerca consapevolmente abbiamo rinunciato all’utilizzo della

metodo-logia corpus-based. Con la restrizione della raccolta del

materia-le linguistico esclusivamente almateria-le fonti materia-lessicografiche (dizionari e raccolte di neologismi), indipendentemente dai motivi già esposti, abbiamo voluto mantenere l’omogeneità della ricerca e prendere in considerazione esclusivamente le tendenze stabili o relativamente stabili evitando le formazioni occasionali ed effimere. Tuttavia la ri-nuncia al ricorso diretto ai corpora nella formazione del campione di ricerca non esclude la presenza indiretta dei dati provenienti dai corpora poiché la lessicografia moderna – in maniera diretta o in-diretta – si basa sui corpora facendo ricorso ai dati empirici o attra-verso le citazione da testi reali o attrao attra-verso un vero e proprio un uso dei corpora sia per la selezione dei lemmi sia per i dati quantitativi (segnalazione del lessico di alta o bassa frequenza).

2. Fonti lessicografiche del corpus

Per scegliere le fonti da cui raccogliere il materiale linguistico abbiamo preso in considerazione due tipi di opere lessicografiche: i dizionari dell’uso e i repertori di neologismi pubblicati nell’arco degli ultimi 25 anni. In riferimento ai dizionari dell’uso abbiamo utilizzato un ulteriore restrizione prendendo in considerazio-ne esclusivamente i dizionari monovolume, di conseguenza

(28)

dal-26

le fonti lessicografiche è stato escluso il Grande Dizionario Italiano

dell’Uso (GRADIT), ideato e diretto da Tullio De Mauro. Con la

differenziazione delle fonti lessicografiche abbiamo voluto creare un campione di deantroponimici rappresentativo – quantitativa-mente e qualitativaquantitativa-mente – per l’italiano contemporaneo. Il cam-pione formato in base a due tipi di fonti lessicografiche, da un lato, comprende un inventario di lessemi deantroponimici radicati nel lessico italiano e – di conseguenza – registrati nei dizionari dell’uso pubblicati in un unico volume e, dall’altro lato, viene arricchito con nuove formazioni deantroponimiche, spesso strettamente le-gate all’attualità sociale, culturale e politica degli ultimi decenni, le quali – pur essendo attestate nell’uso – non sono state lemmatiz-zate nei dizionari. La loro presenza consolidata nel lessico dell’ita-liano contemporaneo è confermata, invece, dalle annotazioni nei repertori di neologismi.

2.1. Dizionari dell’uso

Il campione lessicografico, composto da lessemi deantroponimici entrati nel lessico italiano nel corso del Novecento, è ottenuto in base allo spoglio di cinque dizionari monovolume dell’uso, pubbli-cati recentemente (DM 2000, DISC 2008, GDIH 2011, VDO 2013, VNZ 2014). Per l’estrazione dei dati abbiamo utilizzato i dizionari nel formato elettronico (in cd-rom o in rete) i quali – mantenen-do tutte le caratteristiche dei dizionari cartacei – facilitano il reperi-mento delle informazioni desiderate attraverso diverse modalità di interrogazione che permettono la ricerca a partire dalla voce stes-sa digitata direttamente nell’apposita casella oppure a  partire dalle sue caratteristiche, previ parametri predefiniti (tra cui l’etimologia, la categoria grammaticale, l’ambito d’uso, il registro ecc.). I cinque dizionari dell’uso consultati ai fini di questo lavoro sono i seguenti:

Il Sabatini-Coletti. Dizionario della lingua italiana (DISC),

edizio-ne 2013.1 Il dizionario nella versione accessibile in rete consente la

1 Abbiamo usato la seguente versione: Il nuovo SABATINI-COLETTI

Dizionario della lingua italiana. Banca dati: © RCS Libri S.p.A. - Divisione

(29)

ricerca avanzata attraverso campi con parametri predefiniti. I campi a scelta predefinita ammettono, tra l’altro, la selezione di lemmi se-condo il criterio etimologico, il quale – a sua volta – rende possibile la selezione di voci formate a partire da un nome proprio. La ricerca avanzata consente, inoltre, la combinazione di due o più parametri offrendo la possibilità di combinare il parametro di derivazione da un nome proprio con quello della datazione. Con quest’ultimo pa-rametro (della datazione) il DISC si distinque dagli altri dizionari consultati poiché ammette la selezione dei lemmi novecenteschi e posteriori secondo cinque fasce periodiche che comprendono gli anni: 1900–1924, 1925–1949, 1950–1974, 1975–1999 e l’ultima, la

più recente, che comprende gli anni dal 2000 in poi.2 Non è

possi-bile, invece, mediante la ricerca avanzata, operare una distinzione di voci originate da diverse categorie onomastiche: tutti i lessemi deonimici (detoponimici e deantroponimici) compaiono

insie-me.3 Il dizionario porta a lemma oltre 12004 lessemi deonomastici

Vittorio Coletti; Redazione generale, struttura delle voci, neologismi: Ma-nuela Manfredini. (Disponibile sul sito www.elexico.com). La versione gra-tuita del dizionario online è disponibile sul sito del quotidiano Corriere della

Sera http://dizionari.corriere.it/dizionario_italiano/.

2 Tra i  deantroponimici di recente coniazione il DISC segnala in

ordi-ne cronologico: bohrio (2001), pinocchietti (2003), cristianista (2004), röntgenio (2005), obamiano (2006), grillino (2009).

3 La ricerca secondo i  parametri predefiniti nell’ambito della categoria

“etimologia” prevede la distinzione tra (i) lemmi derivati da un nome com-merciale e (ii) quelli derivati da un altro nome proprio; quest’ultima categoria comprende insieme i lessemi deantroponimici e detoponimici.

4 Il numero esatto ottenuto dalla ricerca automatica è pari a 1212, tuttavia

in realtà il numero di lemmi deonomastici è superiore rispetto a quello che risulta dalla ricerca automatica: una parte di deonomastici, anche se effettiva-mente registrati dal DISC, non compaiono nei risultati della ricerca automati-ca effettuata previo parametro di “etimologia da nome proprio”. Tra i risultati della ricerca effettuata con il parametro “etimologia da nome proprio” non si trovano, ad esempio i lemmi deonimici considerati prestiti, tra cui bovarismo,

biedermeier, franchista o braille; inoltre non compaiono tra i risultati della ricerca

automatica, ad esempio i lessemi camillino, cardigan, berlusconiano

o brancaleone-sco e altri. Di conseguenza il numero di voci deonimiche realmente riportate

nel dizionario è superiore a quello suggerito dalla ricerca automatica con il parametro “etimologia da nome proprio”.

(30)

28

(detoponimici e deantroponimici), di cui circa la metà sono

lesse-mi attestati per la prima volta nel Novecento.5

Il Grande dizionario italiano Hoepli (GDIH) di Aldo Gabrielli, edizione 2011.6 Il dizionario – attraverso i  parametri predefiniti

della ricerca avanzata – consente di selezionare in modo automa-tico i lessemi originati da un nome proprio. Tuttavia la ricerca au-tomatica del GDIH non prevede né la distinzione tra le singole categorie onomastiche7 né il la ricerca attraverso il parametro della

datazione. Conformemente ai dati prodotti dalla ricerca

automa-tica, il dizionario porta a lemma in totale quasi 7008 lessemi

deo-nomastici (tra cui lessemi detoponimici, deantroponimici e quelli relativi ai nomi commerciali).

Il Devoto-Oli: vocabolario della lingua italiana (VDO) di Giacomo

Devoto e Gian Carlo Oli, a cura di Luca Serianni e Maurizio

Tri-fone.9 Il dizionario non rende possibile la ricerca automatica dei

lemmi deonomastici poiché i criteri di selezione automatica non prevedono nessuno dei parametri utili ai fini di questa ricerca: né l’etimologia né la datazione.

5 La caratteristica quantitativa dei lessemi deonomastici novecenteschi

(derivanti da entrambe le categorie onomastiche previa ricerca automatica) nelle singole fasce periodiche è la seguente: 1900–1924 (102 lemmi), 1925– 1949 (154 lemmi), 1950–1974 (275 lemmi), 1975–1999 (75 lemmi) e  nel periodo dal 2000 (2 lemmi). Tra i lemmi dell’ultimo periodo, tra i risultati della ricerca automatica, compaiono solo due lemmi: un deantroponimico (obamiano) e un detoponimico (marocchino).

6 Abbiamo usato la seguente versione del dizionario: Grande Dizionario

Hoepli Italiano di Aldo Gabrielli. Banca dati: © 2011 Ulrico Hoepli Editore

S.p.A. Curatori: Massimo Pivetti, Grazia Gabrielli. Elaborazione dati Michele Magni, Estelle Campion - Edigeo S.r.l., Milano. (Disponibile sul sito www. elexico.com). La versione gratuita del dizionario online è disponibile sul sito della Repubblica http://dizionari.repubblica.it/italiano.php.

7 Il parametro “etimologia” comprende insieme tutte le categorie

ono-mastiche: nomi propri (tra cui sia gli antroponimi che i toponimi) e nomi commerciali senza distinguere le singole categorie onomastiche.

8 Il numero esatto ottenuto dalla ricerca automatica è pari a 676 lemmi. 9 Ai fini di questo lavoro abbiamo utilizzato la seguente versione del

dizio-nario: Giacomo Devoto - Gian Carlo Oli, il Devoto-Oli 2015. Vocabolario delle

lingua italiana a cura di Luca Serianni e Maurizio Trifone. Banca dati: © 2014

(31)

Il dizionario della lingua italiana (DM) di Tullio De Mauro in

ver-sione su supporto elettronico (in cd-rom) nella ricerca con para-metri predefiniti non ammette la selezione immediata di lemmi deonomastici.

Lo Zingarelli 2015. Vocabolario della lingua italiana (VNZ) di

Nico-la Zingarelli, edizione in cd-rom; Nico-la ricerca avanzata non consente la selezione immediata di lessemi deonomastici.

Nella categoria delle fonti lessicografiche, tra i cinque dizionari che abbiamo preso in considerazione nella formazione del corpus analitico, il dizionario Sabatini-Coletti (DISC) costituisce il punto di partenza per la raccolta del materiale linguistico e inoltre il prin-cipale punto di riferimento nel caso di dubbi o incompatibilità. La scelta del DISC risulta sostanzialmente dal fatto che il dizionario, tra varie modalità di ricerca automatica, permette la combinazione di entrambi i parametri essenziali per la nostra ricerca: l’etimologia da nome proprio e la datazione.

2.2. Repertori di neologismi

La lessicografia italiana ha una lunga tradizione di opere mi-rate a  raccogliere neologismi che inizia nel lontano 1905 con la prima edizione del Dizionario Moderno di Alfredo Panzini, apparso col sottotitolo Supplemento ai dizionari italiani. Con tale sottotitolo

Alfredo Panzini, a detta di lui stesso, Autore e non Compilatore,10

esprime l’intento – precisato nella prefazione – di voler raccogliere le voci che – pur essendo dell’uso – nei dizionari comunemente mancano e, di conseguenza, necessitano di essere spiegate (Panzini 1905: X).11 Il dizionario, che non è nato con lo spoglio dei

diziona-ri precedenti ma – come dichiara Panzini stesso – “leggendo libdiziona-ri nostri e giornali, scritte, manifesti, ecc., udendo altri parlare”, offre

10 Si definisce autore e non compilatore poiché il suo dizionario registra le

parole che non compaiono nei dizionari precedenti perciò la spiegazione delle voci “non ricalca le parole altrui” (Panzini 1905: IX).

11 Questa caratteristica del dizionario panziniano risulta esplicitamente

dal titolo dell’ultima edizione postuma curata da Bruno Migliorini e Alfredo Schiattini: Dizionario Moderno delle parole che non si trovano nei dizionari comuni. (Milano: Hoepli 1963).

(32)

30

un panorama della cultura italiana tra fine Ottocento e Novecen-to, raccontata attraverso una variegata collezione di “parole nuove” che Alfredo Panzini definisce e classifica secondo l’appartenenza ai vari linguaggi settoriali in quanto parole scientifiche, tecniche, me-diche, filosofiche; parole della politica, dello sport, della moda, del teatro, della cucina, dei giornali e inoltre anche neologismi e parole straniere, modi latini e greci, gergo familiare e dialettale, folclore e curiosità. (Panzini 1905: V, IX).

Il dizionario panziniano, frutto di un ininterrotto lavoro dell’au-tore, nell’arco di trent’anni ha avuto sette riedizioni,12 ciascuna con

revisioni, numerosi rifacimenti e aggiunte operate dall’autore stes-so. L’ottava edizione del 1942, postuma, curata da Alfredo Schiaf-fini e Bruno Migliorini, appare con l’appendice di quest’ultimo; appendice che, vent’anni dopo, verrà pubblicata autonomamente dall’editore milanese Hoepli sotto il titolo Parole Nuove.

Appendi-ce di dodicimila voci al Dizionario Moderno di Alfredo Panzini. Bruno

Migliorini si impegna a continuare l’opera panziniana e, negli anni 1945, 1950 e 1963, appaiono tre edizioni successive con aggiorna-menti e correzioni e con l’appendice miglioriniana. Con la scom-parsa di Bruno Migliorini si interrompono le riedizioni, tuttavia il lavoro panziniano, curato scrupolosamente da Migliorini per oltre vent’anni, apre una nuova strada alla lessicografia italiana richia-mando l’attenzione dei lessicografi sulle parole nuove “non lem-matizzate nei dizionari precedenti”, ovvero sui neologismi.

L’idea di compiere un dizionario di neologismi viene ripresa da due linguisti, Manlio Cortelazzo e Ugo Cardinale, i quali pubblica-no un repertorio di neologismi intitolato Il Dizionario di parole nuove

1964–1984, il quale comprende il ventennio dall’ultima edizione

del dizionario panziniano e delle Parole Nuove di Bruno Migliorini. A partire dagli anni Novanta la lessicografia italiana registra un numero crescente di opere dedicate ai neologismi. Ai fini di que-sta ricerca, per completare il campione deantroponimico ottenuto in seguito allo spoglio dei cinque dizionari monovolume dell’uso (DISC, GDIH, VDO, DM, VNZ) abbiamo preso in

considera-12 Le successive riedizioni compaiono negli anni 1905, 1908, 1918, 1923,

(33)

zione alcuni repertori di neologismi apparsi negli ultimi 25 anni che registrano deantroponimici connessi ai vari personaggi della vita sociale, politica e culturale contemporanea. I dati estrapolati dai repertori di neologismi costituiscono un insieme di notevole importanza sia dal punto di vista quantitativo che dal punto di vista qualitativo; tuttavia formano un insieme di carattere complemen-tare rispetto ai dati provenienti dai dizionari dell’uso.

Tutti i repertori neologici che abbiamo consultato condividono due caratteristiche fondamentali relative (i) alle modalità di rac-colta di neologismi (la tipologia di fonti) e (ii) alle modalità di se-lezione del materiale da inserire nel volume (l’esclusione di voci). In tutti i repertori consultati i neologismi sono raccolti in base allo spoglio della stampa quotidiana, inestimabile fonte di neoforma-zioni linguistiche prodotte in larga misura dai giornalisti. Per quan-to concerne la selezione di lemmi da includere nei dizionari, gli autori dichiarano di inserire principalmente le voci non registra-te nei dizionari dell’uso. Questo obiettivo di stampo panziniano, a seconda del repertorio, viene realizzato in riferimento a diverse opere lessicografiche; ad esempio Andrea Bencini e Eugenia Citer-censi, autori del dizionario Parole degli anni Novanta (1992), esclu-dono esplicitamente la registrazione delle voci che risultano appar-se nell’edizione aggiornata del Devoto-Oli (1990) che precede la pubblicazione della loro opera, invece Giovanni Adamo e Valeria Della Valle, autori del dizionario 2006 parole nuove. Un dizionario di

neologismi dai giornali, dichiarano che i neologismi inseriti nel loro

dizionario “non sono registrati nei più importanti e consistenti vo-cabolari pubblicati nell’ultimo decennio che hanno assunto il

ruo-lo di corpus di esclusione” (DNG: VII).13

Questo carattere complementare dei repertori neologici rispet-to ai dizionari dell’uso, esplicitamente dichiararispet-to da vari aurispet-tori, ci ha convinto a suddividere le fonti per questa ricerca in due tipi prendendo in considerazione, oltre ai dizionari stessi, anche le

rac-13 I dizionari in funzione di “corpus di esclusione” elencati da Giovanni

Adamo e Valeria Della Valle sono tre: il Vocabolario della lingua italiana diretto da Aldo Duro, il Grande dizionario italiano dell’uso di Tullio De Mauro e il Grande

(34)

32

colte di neologismi. I cinque repertori che fungono da principale fonte di neologismi per questa ricerca, nell’ordine cronologico del-la pubblicazione, sono:

3000 Parole Nuove. La neologia negli anni 1980–1990 (DPN) di

Ottavio Lurati, apparso nel 1990. Affidato allo spoglio di prima mano, contiene il materiale neologico proveniente dalle riviste e dai giornali italiani e svizzeri che sono stati percorsi per cinque anni (tra il 1984 e il 1989). L’elenco dettagliato delle fonti comprende una cinquantina di quotidiani e periodici tra cui due settimanali,

Panorama e l’Espresso, si distinguono dagli altri – a detta dell’autore

– per “rigorosa produttività neologica”. Nella prefazione Lurati de-finisce espressamente il “corpus di esclusione” dichiarando che nel dizionario “non è stato incluso quanto si trova già ne Il Nuovo

Zin-garelli – Vocabolario della lingua italiana (1983, rist. 1988).” (DPN: VI).

Il dizionario contiene una porzione di lemmi che non sono dei veri e propri neologismi, tuttavia sono stati incorporati perché “se-gnalano un fatto nuovo a livello di costume”; in altri casi si tratta di termini che “pur esistendo da tempo, non erano stati registrati da opere precedenti” (DPN: VI). Nel realizzare l’obiettivo di “presa diretta”, Lurati intenzionalmente evita di riportare i dati esplicati-vi di natura prettamente morfologica: “si è eesplicati-vitato di disseminare, tra le voci, inutili indicazioni grammaticali: se s.f. o s.m., se nome o verbo, il consultatore sa certo dire da solo.” (DPN: VI). Circa le attestazioni dei lemmi neologici, nel dizionario si riportano due informazioni importanti: una relativa alla datazione dei lemmi e una riferita al numero minimo di attestazioni richiesto per inse-rire il neologismo nel dizionario. L’autore spiega che “Lo stato dei materiali non ha sempre permesso di indicare con precisione la data di alcune voci. Le attestazioni rappresentano la prima appari-zione solo in pochi casi. In questo senso la data è un’indicaappari-zione provvisoria, suscettibile di retrodatazione.” (DPN :VI). Per quanto riguarda il numero di attestazioni minime, invece, scrive che “sono state riportate, di regola, voci attestate almeno 3 volte, in fonti di-verse.” (DPN: VI). Oltre ai lessemi autonomi il dizionario registra anche un numero limitato di formanti derivazionali.

(35)

Parole degli anni Novanta (DPAN) di Andrea Bencini e Eugenia

Citercensi, apparso nel 1992. Pubblicato sotto la testata “Materia-li e Ricerche per il Devoto-O“Materia-li”, rimane in stretta dipendenza da quest’opera lessicografica in quanto, da un lato, dichiara di esclu-dere le voci già registrate nel Devoto-Oli e, dall’altro lato, si inten-de un punto di partenza per aggiornamenti inten-delle future edizioni del Devoto-Oli. A detta dei due autori, la selezione del materiale linguistico è basata prevalentemente “sulla lettura e schedatura di quotidiani, periodici e narratori contemporanei (con orecchio al parlato televisivo e radiofonico).” (DPAN: V).

Il dizionario include novità linguistiche di vario genere, oltre ai classici neologismi vi si trovano anche “le locuzioni, i modi di dire, le metafore, i rimandi e le allusioni, che caratterizzano la co-municazione odierna.” (DPAN: V). Il DPAN raccoglie circa 5000 entrate che comprendono parole e locuzioni di varia provenienza, tra le quali compaiono anche lessemi deantroponimici, sistemati sostanzialmente nella categoria di “Locuzioni o parole che hanno un’origine (immediada o indiretta) in avvenimenti «culturali»: ad esempio titoli di libri (…) o di film (…) o di canzoni (…), o nomi di tipici eroi della fiction (Miss Marple, Marlowe, Batman, Nembo

Kid-Superman, Diabolik, Paperon de’ Paperoni).” (DPAN: VI). Per le

voci riportate nel dizionario si danno – nell’intestazione del lemma – le solite qualifiche grammaticali (la parte del discorso e il genere) e, nel caso di vocaboli già esistenti, le accezioni diverse (estensive, figurate, particolari ecc.). Gli autori notano l’aumento delle acce-zioni che fanno riferimento al mondo della tecnica e dello sport (DPAN: VI). Oltre ai lessemi autonomi il dizionario porta a lem-ma anche alcuni elementi di composti e affissi.

Oltre ai repertori sopracitati, abbiamo consultato una serie com-posta di tre dizionari di Giovanni Adamo e Valeria Della Valle che comprende: Neologismi quotidiani. Un dizionario a cavallo del millennio

1998–2003 (DNQ) del 2003 che raccoglie appunto i neologismi

relativi al periodo di cinque anni dal 1998 al 2003, 2006 parole nuove.

Un dizionario di neologismi dai giornali (DNG) del 2005 che raccoglie

i neologismi del periodo successivo: dal 2003 al 2005 e Il Vocabolario

(36)

Com-34

plessivamente i tre dizionari, usciti negli anni 2003–2008, coprono periodo di dieci anni, un dal 1998 al 2008.

Gli ultimi tre dizionari (DNQ, DNG, VTN) – a differenza dei repertori precedenti – si dimostrano più precisi nella descrizione morfologica dei lessemi registrati. La descrizione dei neologismi dal punto di vista morfologico non si limita a riportare la categoria morfologica (s.m., s.f., agg., v, p.pass., loc.) ma prevede l’introduzione delle informazioni relative alla struttura, ovvero al meccanismo di formazione di un determinato lemma. Nel caso dei derivati de-antroponimici l’inserimento di informazione morfologica si rea-lizza con la segnalazione di due elementi: (i) del nome proprio in funzione di base derivazionale e (ii) dell’affisso aggiunto alla base, come negli esempi riportati dal VTN:

nannimorettismo: derivato dal nome proprio Nanni Moretti con l’aggiunta del suffisso -(i)smo,

zebinata: derivato dal nome proprio (Jonathan) Zebina con l’aggiunta del suffisso -ata,

sprodizzare: derivato dal nome proprio (Romano) Prodi con l’aggiunta simultanea del prefisso s e del suffisso -izzare.

Un ricco materiale neologico del decennio 1998–2008, raccolto nei dizionari DNQ, DNG e VTN, conferma sia la produttività di alcuni morfemi derivazionali particolarmente sfruttati nella conia-zione delle parole nell’italiano contemporaneo, sia una significati-va presenza di neologismi formati con meccanismi derisignificati-vazionali a partire dai nomi propri di persona.

2.3. Altre fonti

Oltre alle fonti lessicografiche e neologiche abbiamo preso in considerazione – in maniera meno regolare – anche altre fonti, tra cui in particolare: Dizionario storico di deonomastica: vocaboli derivati da

nomi propri, con le corrispondenti forme francesi, inglesi, spagnole e tedesche

(37)

nel 1990 con il titolo: Dalie, Dedali e Damigiane: dal nome proprio

al nome comune. Dizionario storico di deonomastica. Da questa raccolta

– che comprende “i vocaboli di derivazione onomastica in senso largo e comprende quindi i deonomastici da antroponimi, etnoni-mi e toponietnoni-mi” (La Stella 1984: 6) – abbiamo estrapolato i lesseetnoni-mi che soddisfano le seguenti condizioni: (i) sono formati a partire da nomi propri di persona, (ii) sono formati mediante la suffissazione, (iii) sono segnalati come formazioni risalenti al Novecento e (iv) non si trovano nei dizionari monovolume dell’uso che abbiamo preso in considerazione (ad esempio il lessema niobismo che risulta essere riportato solo in questo dizionario).

Per completare il campionario dei deantroponimici di carattere neologico abbiamo usato, inoltre, anche la banca dati

dell’Osserva-torio Neologico della lingua italiana (ONLI)14 creato con due

obietti-vi fondamentali: quello di indiobietti-viduare le linee di tendenza nella formazione di neologismi negli anni Novanta del secolo scorso e quello di verificare l’uso dei meccanismi di produzione neologica. Ci siamo serviti della banca dati messa a disposizione dall’OLNI per completare il campionario con lessemi non riscontrabili nei dizionari dell’uso e inoltre per verificare le formazioni create da un determinato nome proprio di persona.

Tra altre fonti utilizzate si trovano: (i) il sito15 Neologismi

del-la Treccani che costituisce una banca dati di notevole importanza poiché vi compaiono segnalate le neoformazioni che non risultano registrate nei dizionari, (ii) il dizionario di neologismi del sito16

Sa-pere.it realizzato da De Agostini Editore S.p.A., (iii) la banca dati

del sito17curato da Francesca Dragotto, che raccoglie i neologismi

di vario genere creati a partire dal nome di Luciano Moggi.

14 ONLI è accessibile al sito http://www.iliesi.cnr.it/ONLI/intro.shtml 15

http://www.treccani.it/magazine/lingua_italiana/neologismi/searchNe-ologismi.jsp

16 http://www.sapere.it/sapere/dizionari/neologismi.html 17 http://moggiopoli.net/

(38)

36

CAPITOLO TERZO

CAMPIONARIO DI LESSEMI

DEANTROPONIMICI

1. Campione lessicografico

Il campionario di lessemi deantroponimici è suddiviso in due par-ti che comprendono rispetpar-tivamente: il campione lessicografico, composto dalle formazioni deantroponimiche portate a lemma nei dizionari dell’uso (elencati nel II.2.1.) e il campione neologico, for-mato in base allo spoglio dei repertori di neologismi (elencati nel II.2.2.). Le due parti fondamentali del campionario successivamen-te sono stasuccessivamen-te completasuccessivamen-te con i dati otsuccessivamen-tenuti da altre fonti (elencasuccessivamen-te nel II.2.3.).

Il corpus lessicografico – nella forma basilare – comprende tutte le voci deantroponimiche estrapolate dai dizionari monovo-lume dell’uso le quali soddisfano tre condizioni: (i) sono portate a lemma in almeno uno dei dizionari consultati (cfr. III.1.1.), (ii) sono formate a partire da un nome proprio di persona (cfr. III.1.2.) e iii) hanno la data della prima attestazione dal 1900 in poi (III.1.3.).

1.1. Deantroponimici esclusi dal corpus

Con la prima condizione che prevede la selezione delle forma-zioni deantroponimiche portate a lemma, dal corpus lessicografico basilare sono stati esclusi i lessemi deantroponimici che compaio-no all’intercompaio-no delle singole entrate lessicografiche ma compaio-non si

(39)

tro-vano nel lemmario. La decisione di escludere i deantroponimici la cui presenza nel lessico italiano è attestata attraverso la comparsa all’interno delle entrate lessicografiche i quali, però, non compaio-no nel lemmario è dovuta sostanzialmente a due fattori: ucompaio-no relati-vo alle modalità di ricerca automatica che non ammette la selezione dei dati attraverso il parametro di “etimologia da nome proprio” all’interno del testo e uno riguardante l’intenzione di mantenere l’omogeneità e la coerenza della ricerca proposta. Di conseguenza, non vengono riportati nel corpus i deantroponimici che compa-iono nei dizionari esclusivamente all’interno delle entrate lessico-grafiche relative ad altri lemmi e come tali si prestano ad essere analizzati come elementi funzionali delle singole sezioni delle en-trate lessicografiche (esempi, definizione ecc.), ad esempio il deo-nomastico artusi che viene citato nel VNZ come esemplificazione

del lemma antonomasia ma non è portato a lemma.1 In modo

simi-le non vengono inclusi nel campione basilare i  deantroponimici che compaiono nella sezione delle polirematiche ma non risulta-no lemmatizzati, ad esempio nel DISC dei lessemi riportati nella sezione delle polirematiche del lemma morbo (morbo di Alzheimer,

morbo di Parkinson, morbo di Basedow) nel campione lessicografico

sono inseriti i deantroponimici l’alzheimer e il parkinson poiché en-trambi risultano portati a lemma, invece il basedow non è incluso nel campione lessicografico in quanto non costituisce un lemma autonomo (anche se, ovviamente, non si possono escludere gli usi discorsivi ellittici con il basedow nelle strutture di tipo guarire dal

basedow, trattamento del basedow ecc.).

1 Nel VNZ il deantroponimico artusi compare con il significato

‘gastrono-mo’ per illustrare il lemma antonomasia. Risulta portato a lemma, invece, nel

Dizionario Moderno di Alfredo Panzini (nell’edizione del 1931) dove appare

con il significato di ‘libro di cucina’ e riceve la seguente definizione lessico-grafica: “artusi per antonomasia libro di cucina. Che gloria! Il libro che diventa nome! A quanti letterati toccò tale sorte? Era l’Artusi di Forlimpopoli (1821– 91), banchiere, cuoco, bizzarro, caro signore, e molto benefico, come dimostrò nel suo testamento; e il suo trattato è scritto in buon italiano. E non era letterato nè professore”. www.casapanzini.it/it/dizionario-moderno.html (data di con-sultazione 15.07.2014).

Cytaty

Powiązane dokumenty

dazu den Textausschnitt aus dem Lied Hass, das im besagten Film vorgetragen wird: „Ja das ganze läuft verkehrt, dieser Hass macht dich verrückt,/dieser Hass steigt dir zu Kopf,

The downstream peak discharge increase during hyperconcentrated floods in the Yellow River has been attributed to bed erosion, roughness reduction and floodplain

W jego monotonnym i nieciekawym bytowaniu w wegetującej pod zaborem rosyjskim Warszawie, powracający we wspomnieniach epizod jest jedynym fragmentem życiorysu, w któ­

Sytuacja prawna i faktyczna znacznie się komplikuje, jeśli ob­ szar przygraniczny, zasobny w bogactwa naturalne, nie został jesz­ cze wyraźnie rozgraniczony. Jest w trakcie

Abstract from Architecture &amp; Feminisms: Ecologies/Economies/Technologies AHRA (Architectural Humanities Research Association) 2016, Stockholm, Sweden..

Even though anaerobic digestion for the production of methane containing biogas is a process that may contribute significantly to a sustainable biobased society, it may to some

Exploitation of Research, Luxembourg and NEL.. The first exploratory activities started in 1975 in die aftermadi of die first oil crisis and focused on solar energy,

Pierwsze rysy własnych koncepcji duszpasterskich i celów, które miał zamiar osiągnąć, uwidoczniły się już w okresie posługi jako biskupa koadiutora.. W tym czasie zwrócił